una rosa d'oro 

 

 


 

 

 

I GIOIELLI DELLA CORONA

 

In tutte le monarchie europee che traggono inizio dal formarsi delle realtà uninazionali è presente un gruppo di oggetti preziosi di proprietà dello Stato che viene usato in occasione dell’incoronazione del Sovrano e che è tramandato di generazione in generazione a dimostrare il passaggio del potere universalmente riconosciuto dalla Chiesa e dal Popolo.

In linea di massima, questi oggetti sono:

-la Corona reale

-lo Scettro

-il Globo

-la Spada.

A questi elementi essenziali che sono altresì gli emblemi del potere temporale reso sacro dall’unzione ecclesiastica, talvolta, come nel caso dell’Inghilterra, col tempo si aggiungono altri oggetti complementari, che possono essere armille (bracciali), anelli, collari, tutti in oro e pietre preziose, ognuno dei quali si riveste di particolari significati.

 

Corona Ottoniana dei Sovrani austriaci - 960 d.C.

Schatzkammer del  Kunsthistorisches Museum - Vienna

 

Nel X secolo l’Austria era nelle mani dei Babemberg, sotto forma di Ducato, e da essi passò agli Asburgo, prima arciduchi, poi monarchi sino al 1806. Quindi, con l’unione delle Corone d’Austria e d’Ungheria, si creò l’Impero austro-ungarico.

Dal IX al XVI secolo la Corona usata in Austria per incoronare il sovrano (pare che l’incoronazione liturgica abbia avuto inizio nel 960) fu la così detta”Corona Ottoniana”, una corona di impianto medioevale, conservata nella Schatzkammer del Kunsthistoriches Museum di Vienna.

Essa presenta otto segmenti, quattro più grandi -il più alto in assoluto è quello centrale anteriore- tempestati di pietre preziose, e quattro più piccoli, alternati ad essi, su cui si trovano realizzate, in smalto multicolore, scene tratte dall’Antico Testamento. Sul pannello anteriore centrale le pietre preziose sono dodici, quanti gli Apostoli, mentre nella parte posteriore sono incisi i nomi delle dodici tribù di Israele. All’interno è incisa altresì una preghiera con cui i sovrani rendono grazie a Dio per una lunga vita e per le vittorie sui loro nemici. Questa corona rappresenta l’orgoglio della dinastia ottoniana che vanta l’appartenenza ad una monarchia di diritto divino.

Nel XVI secolo il re Rodolfo II fece realizzare nuovi gioielli della Corona, su imitazione di quelli dell’Inghilterra.

L’Impero Austro-Ungarico, erede del Sacro Romano Impero per volontà dei suoi stessi sovrani, conservò nel tempo la Corona, lo Scettro,il Globo e la Spada, che erano appartenuti alla monarchia austriaca e che, seppure più volte opportunamente restaurati, sono giunti pressoché intatti ai nostri tempi, e si possono ammirare nella Schatzkammer del Kunsthinstorische

 

 

 

Corona imperiale di Rodolfo II - XVI secolo

Schatzkammer - Vienna.

 

Museum di Vienna. Essi sono peraltro rappresentati nell’emblema dell'Impero Austriaco: l’Aquila Bicipite, che reca la Corona, il Globo, lo Scettro, la Spada e il Collare del Toson d’oro.

 

 

Andreas Osenbruck - Globo dell’Imperatore - Praga, 1612/15

Schatzkammer - Vienna

 

Corona, globo, scettro ed elsa della spada sono caratteristici dell’epoca in cui furono creati: l’oro è lucido, gli ornamenti sono in perle e smalti con alcune pietre preziose di colore, tra cui gli zaffiri posti in cima al Globo, allo Scettro e all’elsa della Spada,evidentemente coevi. Si tratta di oggetti preziosi realizzati nel XVI secolo, di molti dei quali si conosce anche il nome dell’autore.

La Corona fu realizzata a Praga da un maestro orefice molto noto, Jan Vermeyen, per l’Imperatore Rodolfo II di Absburgo, sovrano che regnò dal 1576 al 1612, anno in cui morì, ormai pazzo, e già dal 1594 sostituito dal fratello Mattia che governava al posto di lui in qualità di Reggente. Nei primi anni di regno Rodolfo II aveva dimostrato una particolare tendenza ad apprezzare il bello nell’arte, e, quando ancora la sua mente non era stata attaccata dal terribile morbo della follia, egli era stato uno dei primi sovrani che aveva  coltivato nel suo tempo il gusto del collezionismo di oggetti particolari, unici e  rari o di cui esisteva un solo esemplare, trovati in natura o prodotti dalle abili interpretazioni dei gioiellieri del tempo, ma anche da scultori o da pittori che ne creavano il disegno e poi si avvalevano dell’opera di famosi orefici per farli realizzare in oro, perle -spesso barocche- e pietre preziose, come lo spinello grezzo -per lungo tempo ritenuto un rubino- che orna la parte anteriore della Corona.

Rodolfo II, come Ferdinando del Tirolo e Francesco I de’ Medici, fu uno dei primi sovrani a collezionare nella propria Wunderkammer oggetti meravigliosi o bizzarri, singolari e raffinati raccolti o fatti venire dai luoghi più lontani della Terra, alternando i “naturalia” agli “artificialia”.

 

Andreas Osenbruck - Scettro imperiale - Praga, 1615.

Schatzkammer del Kunsthistorisches Museum - Vienna

 

Ad un maestro di Praga, Andreas Osenbruck, si devono invece il Globo e lo Scettro, ornati da smalti, pietre preziose come rubini, zaffiri, diamanti carrés e a cuscinetto, perle, e sormontati ambedue da uno zaffiro ovale.

Delle insegne dell’investitura faceva parte anche il Mantello imperiale, che si trova del pari nella Schatzkammer.

Una immagine emblematica delle insegne dell’investitura si può considerare il dipinto che ritrae il Kaiser Franz I  (1768/1835)  nel dì della sua consacrazione. Nel ritratto sono presenti tutti gli elementi sopra menzionati, ed inoltre  il Collare del Toson d’Oro.

 

Friedrich Amerling - Il Kaiser Franz I (1768/1835) ritratto

nel dì dell’incoronazione con le insegne del potere. Vienna, 1832.

 

 

IL COLLARE  DEL  TOSON  D’ORO

 

Il Toson d’Oro era un’onorificenza -la massima che si potesse assegnare ai monarchi e al Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta- instituita il 10 gennaio 1429 da Filippo il Buono Duca di Borgogna in occasione delle sue nozze con Isabella del Portogallo. Consisteva in un pendente d’oro, che si poteva appendere ad una catena o ad un collare, il quale rappresentava il mitico Vello d’oro, lo stesso che gli Argonauti avevano cercato per aiutare Giasone a riavere il suo regno, secondo la Mitologia Greca. Tale onorificenza era concessa ai sovrani che, affiatati tra loro e basandosi su criteri di fratellanza e di reciproca solidarietà, difendevano la religione cristiana esaltando la Cavalleria.

 

Mantello dell’incoronazione - Vienna, Schatzkammer

 

E come gli Argonauti si diceva che fossero cinquanta,  così i sovrani insigniti dell’Ordine del Toson d’Oro non potevano essere più di tanti, e solo se ne moriva qualcuno un altro poteva essere chiamato a ricoprire il suo posto.

 

Collare del Toson d’Oro degli Imperatori d’Austria: particolare.

Dalla larga banda del Collare pende il Vello d’oro.

Vienna - Schatzkammer del Kunsthistorische Museum.

 

L’Ordine aveva i suoi presupposti nel parallelismo che si istituiva fra la ricerca mitica del Vello d’oro e quella del Santo Graal. Il Duca di Borgogna aveva dunque scelto un mito pagano per illustrare un Ordine cristiano.

Gli Imperatori austriaci erano ereditariamente insigniti del Toson d’oro che veniva loro imposto nel momento dell’incoronazione.

Anche le donne, in qualità di sovrane di uno stato -non necessariamente regine o imperatrici- furono insignite del Toson d’Oro.

 

Maria Teresa d’Austria con la Corona d’Ungheria

 

Altri gioielli legati alla carica imperiale furono indossati dagli Imperatori d’Austria, tra i quali  quelli della così detta Corona di Santo Stefano, ossia i gioielli della Corona d’Ungheria,in occasione dell’unificazione dei due Regni d’Austria e d’Ungheria che diedero luogo all’Impero Austro-Ungarico.

 

 

I GIOIELLI DELLE IMPERATRICI

 

Tra i gioielli posseduti dalle case regnanti ve ne sono alcuni strettamente personali, altri che, pur essendo attribuiti ai singoli sovrani, vengono indossati solo nelle occasioni ufficiali , per la loro importanza e per esprimere la rilevanza del potere. Si è tante volte detto, del resto, che i gioielli indossati dai sovrani e dai più alti dignitari di un regno non sono altro che il segno esteriore del ruolo che essi esercitano e che li divide dai sudditi e comunque dai comuni mortali.

Le vesti solenni, ornate di perle e pietre preziose, intessute di fili d’oro, il peso e il volume delle corone e i collari, le spille, gli ornamenti da corsetto, l’orbe, lo scettro, le spade sono, per gli uomini e per le donne, gli strumenti per manifestare quanto i monarchi siano, per il potere che esercitano e che è ritenuto da essi  di origine divina, al di sopra del popolo che si deve piegare al loro volere.

La casa d’Austria offrì, durante parecchi secoli, ai suoi Imperatori - e alle Imperatrici - stupendi esemplari di gioielli, tramandati di padre in figlio e, soprattutto, di madre in figlia, di cui molti andarono dispersi per il gran numero di figli che alcuni imperatori ebbero e che si sposarono con mariti e mogli appartenenti ad altre casate nobili le quali ereditarono così gioielli provenienti in realtà dalla Casa Imperiale. Inoltre, la dispersione si acuì col passar del tempo e particolarmente con l’estinguersi dell’Impero e la morte dei discendenti, o con le vendite che alcuni degli ultimi Absburgo ne fecero per monetizzare tesori che ormai non erano più necessari al loro “train de vie”.

Qualcuno di questi oggetti preziosi è ricomparso di tanto in tanto sulla ribalta della notorietà, e se ne conserva la memoria, confortata, ma non per tutti i casi, da qualche rara immagine, sia pure fornita da un quadro o, più di recente, da una riproduzione fotografica.

 

 

 I  DIAMANTI  DI MARIA TERESA

 

In ordine di tempo, i gioielli più noti furono quelli di Maria Teresa d’Austria, di cui si ricorda un collier di diamanti, che l’Imperatrice poi donò alla figlia Maria Cristina. Del monile si conservano parziali riproduzioni fotografiche. Infatti, come molti oggetti appartenuti a personaggi famosi della Storia poi scomparsi, esso è andato incontro ad una serie di vicissitudini di cui  si hanno notizie scarsamente documentate. Si sa per certo che  la collana era costituita da sessantadue pietre di cui le più piccole da 1 carato, la più grande, quella centrale, da 9 carati, per un totale di 125 carati.

 

Immagine parziale del collier di diamanti appartenuto a M.Teresa d’Austria.

 

Creata per Maria Teresa, la collana fu da lei poi donata alla figlia Maria Cristina, detta “Mimi”, e  da essa poi destinata al nipote Arciduca Carlo. L’ultima a possederla fu la Principessa Maria Carolina Rainer, che morì nel 1915 senza figli. Da allora non se ne ebbero più notizie, fino al 2004, anno in cui a New York fu venduta “una collana appartenuta all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, di 62 diamanti per complessivi 125 carati”. Tuttavia, non se ne conosce per certo l’acquirente.

Negli ultimi anni della sua vita, dopo la morte del consorte che lei stessa aveva fatto proclamare Imperatore, Maria Teresa aveva associato al trono il figlio Giuseppe II, che si sposò due volte ma non ebbe eredi .

 

JeanMarc Nattier - Maria Isabella di Borbone

Parma, prima moglie di Giuseppe II - 1758

Autore ignoto - M.Josepha di Baviera,

seconda moglie di Giuseppe II.

 

L’Imperatrice Maria Ludovica di Spagna,

madre di Francesco I

 

Alla sua morte gli succedette il fratello, Leopoldo II, già Granduca di Toscana, la cui moglie, Maria Ludovica (o Luisa) di Spagna, gli diede invece ben sedici figli, tra cui l’erede al trono, Francesco II poi divenuto Francesco I quando fu proclamata la fine del Sacro Romano Impero e la nascita dell’Impero Austriaco. Francesco I ebbe ben quattro mogli, ma solo dalla

 

L’Imperatrice Maria Teresa di Borbone -

Napoli, seconda moglie di FrancescoI

 

seconda, Maria Teresa di Borbone-Napoli, ebbe undici figli, tra cui l’erede al trono.

 

L’Arciduchessa Maria Cristina d’Austria, figlia di Maria Teresa,

con una complessa parure caratteristica della gioielleria settecentesca.

 

Tutte queste imperatrici ebbero gioielli di medio pregio, quali sono quelli che vediamo indossati nei quadri che le ritraggono in posa ufficiale. E’ il XVIII secolo, che non risplende particolarmente di monili di straordinaria originalità. Qualche filo di perle legate all’abito più che intorno al collo,qualche catenina che regge un pendente, una piccola corona, un collier ornato di diamanti con dei fiori finti nei capelli. Non c’è memoria dei diamanti di Maria Teresa, né delle perle barocche della corte di Borgogna.

Le nobildonne di alto rango- ne è un esempio caratteristico l’immagine dell’Arciduchessa Maria Cristina, figlia di Maria Teresa –portano parures costituite di un numero impressionante di pezzi: gli orecchini pendenti, collarette  soffocanti guarnite di fiocchi  e diamanti, smeraldi o rubini, corredate di pendenti; colliers con pendenti-casca-in-petto, spille da spalla (épaulettes) enormi che si arrampicano sulle maniche, ornamenti da corsetto, fiocchi di taffetas con bottoni in oro,argento e diamanti, bracciali e anelli, e, per finire, un numero incredibile di  piccoli ornamenti preziosi per i capelli, o, meglio, per le incipriate parrucche.

Bisognerà attendere la fine del XIX secolo e il primo Novecento per ammirare nuovi gioielli degni di tale nome, che ornarono imperatrici, principesse, duchesse, invidiose dei gioielli esibiti dalle Zarine di Russia, dalle spose di Napoleone I,e dalle nobildonne di tutta l’Europa, che indossavano le creazioni dei gioiellieri francesi ed italiani, sollecitati dalla scoperta di miniere di diamanti e smeraldi che provenivano dalla Russia, dal Sud-Africa e dall’India.

 

 

LA NOBILTA’STRANIERA

 

E’ questo il caso di alcune famiglie ungheresi di un certo rilievo che per motivi di convenienza o per particolari meriti furono chiamate a far parte dell’aristocrazia austriaca dagli Imperatori, e che vollero esprimere il nuovo rango a cui appartenevano fregiandosi delle insegne che spettavano ai titoli di cui potevano vantarsi.

Tra queste famiglie vi furono i Palffi, una famiglia ungherese di antica nobiltà-dal XIV secolo- e una delle più influenti in Ungheria dal XVII al XIX secolo.

Nel 1807 Karl Hieronimus Palffy von Erdod fu elevato alla dignità di Principe Austriaco, ed ebbe diritto di portare le insegne del suo grado, tra cui un oggetto che doveva essere indossato dalla di lui consorte: la tiara di perle e brillanti, da esibire nei ricevimenti a Corte e per le grandi occasioni ufficiali. La Tiara che oggi si conosce è quella che fu creata dal gioielliere Kochert di Vienna, che ne lasciò il disegno nel libro da lui scritto sugli oggetti da lui stesso creati.

 

Disegno della Tiara Palffi fatto dal gioielliere Kochert di Vienna. 1870

 

Altri celebri gioielli di famiglie straniere che furono acquisite nell’ambito della nobiltà austriaca ed entrarono a farne parte per particolari meriti  furono quelli dei Lanckoronski, nobili polacchi fra i più antichi del loro Paese.

Nel 1894 il Conte polacco Kasimir Graf Lanckoronski commissionò al gioielliere parigino Chaumet una parure di zaffiri e diamanti che poi donò alla consorte Contessa Leonia Grafin PotocKa.

La parure, nota poi come “gli Zaffiri Lanckoronski”, era particolarissima per la straordinaria bellezza e trasparenza delle pietre blu, di taglio “briolette”.

La Tiara subì diverse modifiche, perché gli zaffiri rettangolari furono poi sostituiti da gocce di zaffiro alte ed ovali che avrebbero dovuto dare slancio alla corona ma che invece la involgarirono.

Il collier si mantenne con le sue caratteristiche nel tempo.

All’insieme appartenevano una spilla con elementi pendenti e un ornamento da corsetto a forma di ghirlanda, montato, come tutta la parure, in oro e argento, e ornato degli stessi zaffiri.

La parure, come altre del tempo, creò un notevole interesse negli intenditori di gioielli, perché, contrariamente a molti altri famosi “pezzi” che erano stati montati spesso, come tante volte si è detto, con pietre già usate, era stata realizzata con degli zaffiri orientali tutti della stessa provenienza e di una straordinaria bellezza. Purtroppo, questa come altre raffinate creazioni di alta gioielleria, fu dispersa dagli eredi legittimi ed ormai non si può più ricostituire.

Infatti, si sa che la spilla è stata venduta a Ginevra presso una famosa Casa d’aste per 480.000 franchi svizzeri, e, nella stessa tornata d’asta, la tiara è stata aggiudicata per 650.000 franchi svizzeri.

Non si sa nulla del collier e dell’ornamento da corsetto.

 

Particolare della Tiara e del Collier  della Parure Lanckoronski. Sullo sfondo un ritratto

della Contessa Leonia Grafin Potocka, moglie del Conte Lanckoronski.

 

Le uniche testimonianze dei gioielli della nobiltà austroungarica sono purtroppo legate, come per altre realtà dei secoli passati , alla rappresentazione pittorica. Solo alla fine dell’Ottocento è possibile trovare testimonianze fotografiche che offrono l’opportunità di ammirare la straordinaria creatività degli orefici e dei gioiellieri, che tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX  eseguirono gioielli tra i più splendidi mai realizzati.

 

Particolare dell’ornamento da corsetto della Parure di zaffiri Lanckoronski

realizzata nel 1894 dal gioielliere Chaumet  a Parigi.

 

La qualità dei gioielli creati nella Mitteleuropea era per altro più vicina a quella della gioielleria francese, che comunque fu l’ispiratrice dei lavori realizzati dai gioiellieri austriaci.

 

Spilla  della Parure LancKoronski

 

Ma, per tornare ai gioielli della Casa Imperiale d’Austria, bisogna considerare l’ultimo anello della catena ideale che lega le due Imperatrici che lasciarono, sia pure per motivi alquanto diversi, l’impronta più significativa della loro personalità.

Bisogna parlare di Elisabetta d’Asburgo, detta Sissi.

 

 

I GIOIELLI DI SISSI

 

Se c’è un’immagine che ritrae l’anima e il vero carattere di Elisabetta  di Wittelsbach è questo quadro di Anton Romako, al di fuori dai canoni ufficiali, colta quasi all’improvviso con lo sguardo severo ma appassionato, gli occhi risentiti e disperati, bella e sensuale, donna e non imperatrice, imbronciata e tenera, quasi infantile per quella fossetta del mento e il naso un po’ a patata, le braccia strette intorno al corpo come a volersi proteggere dalla possibile perdita di una parte di sé.

 

Anton Romako - L’Imperatrice  Sissi - 1854

 

Qui c’è la vera Sissi, intollerante delle convenzioni, degli atteggiamenti tradizionali, delle vesti pompose e delle crinoline, con un abito che lascia intravedere il biancore delle carni e che le dà un aspetto selvaggio,e i gioielli ci sono, ma i tanti fili di perle che le si attorcigliano sul petto sono disposti a caso,i bracciali che le cingono i polsi sottili sono quelli che potrebbe avere una donna qualsiasi, come l’unico anello alla mano sinistra. Quanto diverso è questo ritratto da quello ufficiale che la ritrae sorridente e apparentemente felice, con la parure di diamanti e rubini appartenuta alla Regina Maria Antonietta di Francia, inviata a Bruxelles insieme ad altri gioielli dalla proprietaria alla  sorella Maria Cristina che a sua volta l’aveva affidata alla

 

L’Imperatrice Elisabetta d’Austria con i gioielli di Maria Antonietta

 

madre Imperatrice Maria Teresa quando si erano manifestati i primi segni della Rivoluzione Francese.

Elisabeth possedeva molti gioielli, ma,come tutte le donne, ne amava di più alcuni che indossava sempre.

Aveva fatto creare delle stelle di diamanti e perle per distribuirle fra i capelli, come una pioggia meravigliosa e scintillante, e preferiva indossarle al posto delle corone, suscitando, come sempre, scalpore e scandalo.

 

Winterhalter - L’Imperatrice Elisabetta con l’acconciatura

con le tipiche stelle - 1864

 

Intollerante di qualsiasi imposizione e di protocolli secolari che le venivano imposti in nome del ruolo che si era assunto divenendo imperatrice, Elisabetta detta Sissi dal nomignolo familiare della sua prima infanzia, indossava di rado i gioielli ufficiali della Corona, e solo nelle occasioni protocollari.

La sua vita è universalmente nota, e non sarà questo il luogo in cui parlarne, ma le immagini, generalmente pittoriche, che ce la mostrano ornata di tiare e gioielli, sono artificiose e mal corrispondono alla difficile realtà esistenziale vissuta da questa Sovrana infelice e di cagionevole salute, per cui il dolore fu compagno fedele e la morte improvvisa una liberazione dalla

 

Due esemplari di stelle dell’Imperatrice Sissi

 

continua necessità di fuggire lontano dalla Corte e dai giudizi avversi che ormai il suo augusto Consorte e il popolo austriaco formulavano nei suoi confronti.

 

Una immagine dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria con una

Tiara ed un collier  ornati di diamanti.

 

Tuttavia l’Imperatore non cessò mai di regalarle gioielli particolari degni della bellezza di lei, anche quando gli anni erano trascorsi e i rapporti coniugali si erano fatti più burrascosi.

Si parlò molto, ad esempio, di una celebre parure di perle nere, donata da Francesco Giuseppe ad Elisabeth, probabilmente nello stesso periodo in cui Napoleone III ne aveva fatto realizzare una simile per la sposa Eugenia de Montijo.

Dopo la tragica fine del figlio Rudolf, suicidatosi accanto alla giovane amante Mary Wetsera da lui uccisa, agli Imperatori d’Austria restavano le figlie femmine, tra cui l’Arciduchessa Maria Valeria. Essa, rinunciando al titolo di Principessa imperiale, non volle accettare i pretendenti che le venivano proposti come mariti, ma scelse di sposare il cugino Franz Salvator, Arciduca di Toscana,di cui era innamorata.

L’Imperatrice fu al suo fianco e ottenne per lei il consenso dell’Imperatore, che d’altro canto adorava la figlia.

Quando andò sposa, Maria Valeria non volle, il giorno delle nozze, indossare una corona, ma volle che il suo velo fosse trattenuto da un semplice serto di mirto.

L’Imperatore, qualche tempo dopo le nozze, volle comunque donarle una splendida tiara di perle e brillanti, nel 1913, che Maria Valeria indossò durante le occasioni ufficiali e le cerimonie del Ducato di Toscana.

 

L’Arciduchessa Maria Valeria con la tiara donatale dal padre.

 

A sua volta, la figlia di Maria Valeria, Contessa Elisabetta di Waldburg-Zeil-Tranchburg (1892/1930) per le sue nozze  ricevette dalla madre una tiara di perle a pera e brillanti.  

Questa tiara, come quella di Maria Valeria, pare siano rimaste proprietà dei discendenti degli Asburgo sino al 2005.      

 

 

EPILOGO

 

Come sempre, le storie dei gioielli regali corrono parallelamente a quelle delle famiglie regnanti che li hanno posseduti: si estinguono le monarchie, e si perde traccia dei gioielli, o, quanto meno, della maggior parte di essi.

Gli Asburgo hanno ancora dei discendenti, i più giovani dei quali hanno contratto recenti matrimoni in cui le spose hanno indossato gioielli storici, appartenuti ai loro antenati, ma che per la maggior parte non erano austriaci, ma russi o tedeschi, e non ci sentiamo autorizzati a considerarli facenti parte del patrimonio strettamente legato alle vicende degli Imperatori d’Austria.

Può darsi che col tempo riaffiorino altri gioielli venduti o impropriamente sottratti alla Casa d’Austria: in ogni caso, se non ne possa provare l’appartenenza con una documentazione pittorica o fotografica, non potremo essere certi della loro autenticità.

Quel che rimane oggi è testimonianza di vite vissute: attraverso la storia dei diamanti e delle pietre preziose potremo intravedere le gioie e le lacrime di chi  le indossò.

 

 

CLELIA DI  STEFANO.

 

 

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N.B.

Seguono alcune immagini di gioielli appartenuti a discendenti della Casa d’Austria.

 

 

La Tiara della Contessa  Elisabeth von Waldburg-Zed-Trauchburg.

 

 

Di seguito:una illustrazione dei primi anni del Novecento, che mostra la Coppia Imperiale d’Austria e l’Imperatrice che indossa la parure di perle nere.

 

 

 

Di seguito: Diadema della Principessa Maria Anna d’Austria sposata Borbone - Parma

 

 

Un raro esemplare di gioiello appartenuto ad un personaggio maschile appartenente alla Casa d’Austria: un diamante rettangolare di 78,50 ct. , il cui primo proprietario fu l’Arciduca Giuseppe d’Austria, Palatino d’Ungheria, che in seguito alla fine dell’Impero austro-ungarico intorno al 1920 fu costretto all’esilio. Il diamante, probabilmente venduto per necessità, fu, a cura del nuovo proprietario, montato su un collier di brillanti di vario taglio da Van Cleef e Arpels. Fu rivenduto in seguito da una casa d’aste di Ginevra per venti milioni di franchi francesi.

 

 

 

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