una rosa d'oro

La storia e... le piccole storie 


 

 

GLI  INFLUSSI  DELLA  MENTALITA’ BORGHESE

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 SULLA CONCEZIONE DELLA VITA FAMILIARE

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tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo.

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MUTAMENTI  NELLA  SOCIETA’

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Con l’affermarsi della Rivoluzione Industriale si verificarono in Europa -e poi un po’ da per tutto nel mondo occidentale che comprendeva in senso lato anche l’America del Nord- dei mutamenti nella società, e, particolarmente, all’interno della famiglia, cioè della cellula primaria  che la costituiva.

 

Frédéric Bazille - Portrait de famille - 1867 - Musée d’Orsay - Paris

 

Tra i fenomeni che si delinearono per primi e che dimostrarono le caratteristiche di un profondo cambiamento, destinato ad estendersi in tutte le classi sociali, particolare incidenza sulla struttura della società ebbe il ridimensionamento della famiglia, che, come abbiamo altre volte detto, da patriarcale si trasformò in mononucleare.

 

Ma il ridimensionamento dell’istituto familiare avvenne anche in altro senso, e cioè con la limitazione delle nascite, sia con la pratica della continenza che con i primi tentativi di contraccezione, che venivano via via perfezionati.

Cessato infatti l’interesse per la realizzazione di una struttura patriarcale in cui trovavano posto più nuclei familiari, di cui l’amministratore unico e il “dominus” era il padre, i componenti di base della famiglia mononucleare, ovvero marito e moglie, rivolsero lo sguardo su se stessi e compresero che le loro energie fisiche e la loro capacità di guadagno erano le uniche fonti cui potevano fare appello per promuovere lo sviluppo di una comunità familiare che doveva conformarsi alle esigenze del tempo.

 

E.Degas - La Famille Bellelli - 1858-60

 

Essi furono costretti a riflettere anche sull’aspetto numerico dei componenti la famiglia, che doveva essere commisurato alle capacità economiche della stessa.

Questo era, in verità, un problema che già dalla metà circa del Settecento era stato preso in considerazione dalla borghesia, ma che, trascorso un certo tempo dopo i difficili inizi della Rivoluzione Industriale, era apparso di urgente ed improcrastinabile soluzione anche alla classe operaia e, molto dopo, alle classi nobiliari e ai contadini.

 

 

LA FAMIGLIA BORGHESE

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Nel rimpicciolirsi e nel richiudersi, in certo modo, su  se stessa, la famiglia acquista un “sentimento di sé”, e il legame tra i suoi componenti comincia ad essere basato su rapporti sentimentali, partendo da un’ottica al tutto nuova, che tende a considerare la comunità  familiare come “nodo affettivo”, il che oggi sembra scontato e ci appare come esistito da sempre, laddove invece esso, con tutte le sue peculiarità, nacque solo in quel periodo storico.

 

Era necessario che la nuova famiglia  perciò  si muovesse, per vivere, in uno scenario altrettanto nuovo: il focolare domestico, l’intimità della casa furono creazioni borghesi, in cui il bambino occupava il posto centrale.

 

Pierre AugusteRenoir - Les fiancés - 1868

 

In realtà, il fatto che il numero dei figli fosse diminuito, offriva a ciascuno di loro una parte più considerevole di attenzione da parte dei genitori prima e di tutti i parenti prossimi - zii, nonni - nonché la possibilità di programmare il loro futuro sin dal momento della nascita.

 

Il matrimonio d’amore peraltro era visto ancora come un pericolo, perché ignorava le differenze sociali ed economiche, e metteva a rischio la solidità finanziaria della famiglia, prima basata sull’unione di due patrimoni o comunque di due fonti di guadagno.

La passione  da vivere fuori dal legame matrimoniale diventò perciò un pericolo ancor più grande particolarmente per le famiglie della media o piccola borghesia dove le spese per mantenere un legame adulterino costituivano un  elemento di squilibrio economico non di poco conto.

Tuttavia, sebbene “il sesso al di fuori del matrimonio non si configurasse più come pratica abituale diffusa né come mezzo di regolamentazione delle nascite”, esso, qualora venisse perseguito, destava scandalo ed era considerato “offesa all’istituto matrimoniale”, in un’ottica diversa rispetto al passato che traeva origine dalla nuova morale borghese.

 

La prostituzione restava comunque una realtà e si materializzava, dalla borghesia in su, nella figura delle cortigiane e delle donne di facili costumi mantenute da uno o più amanti.

La famiglia, però, era considerata il luogo “sacro” a cui anche il più scioperato dei mariti tornava sempre dopo gli episodi di vita libertina, ed essa non doveva essere sfiorata  dalla consapevolezza riconosciuta pubblicamente  dei “divertissements” del padrone di casa.

 

In realtà, specialmente presso l’alta borghesia, era d’uso che l’uomo avesse un’amante, era, anzi -come in certi ambienti lo è ancora- uno “status simbol”, e tutti intuivano che ciò potesse accadere, ma nessuno ne parlava, a cominciare dalla moglie, la quale non di rado si vedeva fatta oggetto di doni che il coniuge le inviava per tacitarsi la coscienza o perché, avendo fatto in dono  un oggetto prezioso o una pelliccia alla propria amante, riteneva giusto fare lo stesso presente alla moglie.

 

Pierre AugusteRenoir - La Loge - 1874

 

Le cronache o i romanzi narrano talvolta di doni scambiati e ricevuti dalla moglie al posto dell’amante: è infatti la letteratura che illustra i processi attraverso cui è possibile analizzare i mutamenti epocali cui è soggetta la famiglia, particolarmente nel periodo che va dagli ultimi decenni del Settecento alla metà ed oltre dell’Ottocento.

Perciò  tra i generi letterari che costituiscono una fonte abbastanza importante per la “piccola Storia”, quello che ha maggior importanza è proprio il romanzo, che “ha al centro la vita e l’esistenza quotidiana dei ceti borghesi”.

 

 

IL  SENTIMENTO ROMANTICO

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E’, per altro, questo il periodo in cui la mentalità romantica, diffusasi già da tempo, ha permeato di sé tutti gli strati sociali, diffondendo la convinzione che la passione d’amore è una forza irresistibile, che la persona amata possiede caratteristiche  angeliche o  diaboliche che consentono di raggiungere l’infinito e di percorrere le vie della conoscenza -del Bene o del Male- ma che comunque hanno come fine quello di formare un’unità inscindibile con l’individuo oggetto della propria passione.

Esemplare è a tal proposito l’opera  di J.W. Goethe, ”Le affinità elettive”( 1809), i cui protagonisti sono travolti da illecite passioni “per una inesplicabile attrazione legata alle segrete forze della natura”, e, dimentichi dei legami familiari, si legano gli uni con gli altri idealizzando l’essere amato sino al punto di vivere una vita riflessa.

 

Ma il romanzo borghese non affronta solo gli aspetti trasgressivi del rapporto matrimoniale:ne presenta  spesso anche “gli stadi di abitudine decantata dagli anni,dalla quale sono escluse le passioni”.

 

Anonimo - “Grottesco” - La famiglia del contadino

 

Il testo più caratteristico, a questo riguardo, è il famoso “Madame Bovary” di Gustave Flaubert (1857), i cui protagonisti sono due creature mediocri: il marito, un medico dalla personalità insignificante, la moglie, la cui figura è divenuta nel tempo la rappresentazione emblematica di una certa tipologia femminile,una donna delusa dal matrimonio in cui non ha trovato l’amore, catturata dalla noia di una vita svolta in provincia con scarsi stimoli esistenziali, la quale cerca di realizzare il suo sogno d’amore mediante una relazione adulterina che la condurrà al suicidio.

 

“Le rouge et le noir”, di Stendhal (1830), rappresenta invece un amore tra una dama dell’alta borghesia e il precettore dei figli.

L’idea dell’adulterio la sconvolge, e le si presenta alla mente il fantasma del disonore che coinvolgerebbe non solo lei ma tutta la famiglia, figli compresi.

La morale borghese non si può tuttavia considerare cristiana, o cattolica: non è il giudizio divino quello che impedisce di trasgredire o che fa scorgere il baratro in cui si sta per cadere.

E’ bensì una morale laica, in cui il sacro timore di essere mal giudicati sorge dal giudizio dell’opinione pubblica e della società contemporanea.

 

 

IL MATRIMONIO  E  L’ AFFERMAZIONE  SOCIALE

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Se la nuova visione della famiglia nata da un matrimonio era quella del luogo di elezione dove si coltivavano i buoni sentimenti, non per questo il matrimonio cessava di essere un mezzo di sistemazione economica e uno strumento di promozione per il miglioramento della situazione sociale di origine: il che, però, induceva spesso chi aveva migliorato la sua posizione originaria al ripudio della famiglia da cui proveniva, che veniva ignorata  dal momento delle nozze in poi.

 

E’ il caso prospettato da “Papà Goriot” di Honoré de Balzac (1834), un romanzo in cui le protagoniste, figlie di un padre ormai anziano che le ha fatte maritare molto convenientemente sacrificando tutte le sue energie per costituire la loro dote,  si mostrano assolutamente dimentiche di lui “che ricorda loro le origini ben più basse delle attuali conquistate con il matrimonio”.

Tuttavia le figlie, sebbene siano frequentatrici dell’alta società, dei teatri e persino della corte reale, sono disprezzate dai nobili e dagli altri borghesi che ne ricordano le umili origini, anche perché molti aspetti della loro educazione lasciano a desiderare, come accade a chi non ha praticato certi ambienti sin dalla nascita.

 

 

L’IMPORTANZA DELLA DOTE  NEL MATRIMONIO

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Un ruolo di non poco conto gioca, nel matrimonio borghese e non solo, la dote.

 

Berte Morisot - Ragazza al ballo - 1875

Musée Marmottan - Parigi

 

E’ sicuramente un appannaggio di cui qualsiasi matrimonio, nel periodo storico di cui si parla, non può fare a meno.

Nel momento in cui si deve costituire una nuova famiglia, è importante per l’uomo sapere di poter contare su un patrimonio che gli venga offerto quasi per ripagarlo dei costi che comporterà mantenere la sposa, accontentarne i capricci, vestirla, adornarla, curarla e procurarle una vita agiata per lo meno come quando da fanciulla viveva nella sua casa.

Ma un uomo, anche se occupa un posto di rilievo per la sua provenienza familiare nella società, non è necessariamente ricco o comunque benestante: può trovarsi in difficoltà economiche, il che non è difficile che accada se ha profuso tutti i suoi averi in imprese azzardate o nel godimento di una vita di piacere e di lusso.

 

Un giovane uomo che si trovi in tali condizioni e che non intenda “sporcarsi le mani col lavoro” può cercare una soluzione ai suoi problemi  sposando una fanciulla di buona famiglia, e, se non proprio buona, almeno ricca, tanto da versargli una sostanziosa dote che gli consenta di vivere, lui, la moglie ed i figli, secondo le sue abitudini familiari, a cui sarebbe costretto a rinunciare se dovesse vivere col poco che gli rimane.

 

Ma non sempre il patrimonio di una famiglia bastava a dotare le figlie: talvolta le intemperanze dei figli maschi, che sperperavano il denaro mantenendo donne facili, impediva ai padri di pagare la dote per le figlie, che erano perciò obbligate a rinunciare al matrimonio.

 

E’ il caso che si prospetta  nel famosissimo romanzo di Alexandre Dumas, “La signora delle camelie” (1848), da cui fu tratta poi anche un’opera lirica di Giuseppe Verdi,”La Traviata”, e che si basa su una storia vera, la cui protagonista femminile era una cortigiana parigina.

 

Marie Duplessis, modello della

“Signora delle Camelie”di Alexandre Dumas

 

Nella narrazione dei fatti  il padre del protagonista chiede all’amante del figlio di lasciarlo, facendogli credere che non l’ama più, perché per mantenerla il giovane ha dilapidato le sostanze familiari e a stento egli, il padre, potrebbe ormai dotare la figlia che deve sposarsi, senza contare che la famiglia del futuro sposo condanna la vita peccaminosa condotta dal fratello della futura nuora: non già, s’intenda, per motivi morali o religiosi, ma soprattutto perché disdicevoli per l’onorabilità dei congiunti.

 

 

IL RUOLO DELLA DONNA CAMBIA

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Come si può dedurre, ancora nell’Ottocento la donna non aveva rivendicato il suo ruolo primario all’interno della famiglia.

L’uomo restava pur sempre saldamente a capo della comunità familiare, la donna poteva al più essere considerata con tenerezza una creatura dolce e indifesa, da proteggere ed amare, se si voleva, come un cucciolo inerme e, tutto sommato, come un essere dalle capacità mentali ridotte, rispetto a quelle dell’uomo.

 

Daniele Ranzoni

La cantante Ravené

 

Prima che suonino le trombe della riscossa, prima che la donna si ribelli ce ne vorrà: eppure, il primo atto di ribellione femminile della letteratura è  quello prospettato dal norvegese Henrik Ibsen, col suo “Casa di bambola” (1879), la cui protagonista sconvolge il quadro dei rapporti tra marito e moglie, dichiarando che ormai non è più disposta a sottomettersi alla tutela del consorte.

La posizione paritetica dei coniugi, che, nonostante il passar del tempo, non è ancora così diffusa nel mondo, sarà poi alla base di una nuova concezione della famiglia, le cui caratteristiche muteranno ancora in un continuo evolversi sino ai nostri giorni.

 

Kate Catà (Clelia Di Stefano)

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

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-Michela Nacci - Famiglia e mentalità borghese-in L’Operazione Storica. Vol. III-1-Mondadori -2006-

 

-J.W.Goethe - Le affinità elettive - Sansoni, Firenze -1966-

 

-G.Flaubert - La Signora Bovary - Mondadori, Milano -1964-

 

-Stendhal - Le rouge et le noir - Sansoni, Firenze -1965-

 

-H. De Balzac - Papà Goriot - Sansoni, Firenze -1965-

 

-A.Dumas - La Signora delle Camelie - Mondadori, Milano -1981-

 

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N.B.-I passi posti tra virgolette sono riportati dall’opera di Michela Nacci sopra citata.


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