una rosa d'oro

 

Qualche buon libro,  qualche buon film


 

    Il Signore degli Anelli

Una magia va ,una viene:non si è ancora spenta l’eco del successo di Harry Potter
che si diffonde la pubblicità per un altro film,
un altro binomio libro- film che fa già molto parlare di sé .
Il libro non è nuovo: lo abbiamo già letto molto tempo fa,
ma ora lo rileggiamo, perché il punto di vista odierno è diverso,
diversa è la chiave di lettura , scopriamo cose che prima non avevamo “visto”.
Tolkien infatti si può a buon diritto considerare
l’iniziatore di tutta la letteratura “fantasy”,ma quando il testo fu stampato
ancora non si era scritto null’altro del genere.

Per Harry Potter abbiamo parlato di favola e fiaba,
per il Signore degli Anelli parliamo di fiaba e leggenda:
i termini sono diversi perché diverso è il genere letterario.
Infatti l’opera di Tolkien, a giudizio dei critici ,
è una sorta di poema epico, una narrazione fantastica che
plasma i protagonisti della storia raccontata sul modello umano
senza che essi appartengano, per la maggior parte ,
al mondo degli uomini, attribuendo loro pensieri e sentimenti,
azioni e reazioni del tutto simili a quelle che si manifestano
nella nostra realtà in una tensione al bene e in lotta contro il male.
Ecco dunque il punto di contatto , se proprio ne vogliamo trovare uno,
con la storia di Harry Potter: la lotta per l’affermazione del bene,
contro il male che ,purtroppo, non è mai definitivamente vinto,
semmai è momentaneamente sconfitto, e che, d’altra parte,
non può scomparire neanche nel mondo di mezzo o in quello della magia,
perché la sua stessa esistenza è indispensabile per definire e riconoscere il bene .
Quanto al film,c’è da ammirare la straordinaria quantità di personaggi,
tutti ben definiti, gli effetti speciali,
la splendida location realizzata in Australia dove la natura
per lo più ancora incontaminata, ha offerto una singolare possibilità
di ricreare l’ambientazione dei fatti narrati con buona fedeltà al testo di Tolkien.
Un appunto si potrebbe fare alla lunghezza del film:
è vero che le cose da narrare erano tante,
ma in questi casi si auspica che la resa cinematografica di una storia
sia più sintetica rispetto al testo, cosa di per sé non difficile per
lo strumento-cinema dato che il mezzo visivo consente una sintesi più immediata rispetto alla scrittura.
E tenuto conto che ci aspettano ancora due film per finire di conoscere,
cinematograficamente parlando, il capolavoro di Tolkien ,
forse ci potevano essere risparmiati venti minuti di proiezione…..(Robin)


 

L'AUTORE

L’impronta dell’educazione familiare ricevuta negli anni infantili e, su tutto,
l’influsso dell’immagine materna a volte condizionano un individuo più profondamente
di quanto non si possa credere e ne determinano, a distanza di molti anni,
le scelte anche culturali nonostante le stratificazioni intermedie .

Così accadde per John Ronald Reul Tolkien, nato in Sud Africa,
trasferitosi a quattro anni con la madre in Inghilterra, a Birmingham,
da cui era originaria la sua famiglia, in seguito alla morte del padre.
La madre era un’appassionata lettrice di favole,
leggende(particolarmente quelle che si riferivano ai Celti
e alle saghe nordiche,popolate di folletti, gnomi ed esseri fatati)
e racconti mitologici.
Il figlio crebbe in quell’atmosfera, che restò ben impressa
nel suo animo come un’impronta indelebile serbata religiosamente nel suo intimo,
tanto più che la madre morì quando egli aveva dodici anni,
e tutto ciò che gli restava di lei erano solo i ricordi, più forti e più tenaci dopo la morte.

Il giovane Tolkien studiò ad Oxford,
con ottimi risultati che gli consentirono di restare dove aveva studiato per insegnare,
a sua volta,lingua e letteratura anglosassone e (il che non è la stessa cosa)
lingua e letteratura inglese.

Era nato nel 1892, e a 25 anni cominciò a scrivere un libro
( che però avrebbero pubblicato altri dopo la sua morte)
nel quale erano le radici della concezione della sua opera letteraria:
il Silmarillion.L’altro libro che per certi versi anticipava il suo capolavoro fu Lo Hobbit,
e, infine, tra il 1954 e il 1955 vide la luce la trilogia de “il Signore degli Anelli”,
seguito poi da altri scritti minori i quali ruotano tutti intorno a personaggi dell’opera
più importante che fu conosciuta con qualche anno di ritardo ma che
quando fu accettata ebbe un successo che ancora non accenna a diminuire .

Tolkien morì il 2 settembre 1973,noto e stimato,
ignorando l’uso che il cinema avrebbe fatto della sua opera maggiore.



 

IL LIBRO

Il Signore degli Anelli è dunque una trilogia e i titoli dei singoli volumi sono:
La Compagnia dell’Anello, Le due Torri,Il ritorno del Re.
Il linguaggio di cui Tolkien si servì fu, per sua stessa ammissione,
una contaminazione dell’inglese medievale che lui conosceva alla perfezione,
e il tedesco, nonché una quantità innumerevole di vocaboli da lui stesso inventati,
su tutto i nomi usati per definire i luoghi della Terra di mezzo,
che conferiscono al contesto un che di misterioso e di magico.
I modi della narrazione sono vicini al romanzo cavalleresco,
ma incarnano perfettamente le caratteristiche del nuovo genere letterario,
quel genere “fantasy” che parecchi anni dopo la comparsa della Trilogia di Tolkien,
avrebbe avuto una grande fortuna.
C’è in tutta la narrazione un afflato epico ma lo stile non è proprio quello dell’epica:
l’autore permea tutti gli avvenimenti di uno spirito che sta tra fiaba e leggenda,
che non esalta, come avviene per l’epica vera e propria, le gesta di un popolo o i suoi eroi eponimi,
ma piuttosto le avventure di un gruppo di personaggi che rappresentano
ciascuno un modo di essere,una categoria di persone, se così si vogliono chiamare,
che appartengono tutte a mondi diversi.
Già, e questa è forse la novità più cospicua di tutto il libro,
perché i fatti si svolgono in un mondo che è altro dal nostro , il “mondo di mezzo” appunto,
di cui l’autore fornisce mappa,nomi dei luoghi,dei mari,
dei fiumi, delle foreste, delle città,ma non ci dice come fare per arrivarci ancora oggi,
perché quel mondo è esistito solo nella sua fantasia.
La trama, che ora il cinema ha reso nota se pur con qualche lieve distorsione,
ruota intorno al possesso e al destino di un anello che è concupito dalle forze del Male
e difeso-ma per essere distrutto, dal momento che genera solo dolore e cupidigia
–da una sparuta compagine di esseri provenienti da mondi diversi.

 

 

I PERSONAGGI

I n un’opera così grande,in una narrazione così complessa,
certamente i personaggi sono molteplici ma non tutti di grande rilievo.
Tra i più significativi ricordiamo Frodo Baggins,
un hobbit che riceve in eredità un misterioso anello,
ricercato dalle potenze oscure che ne vogliono rientrare in possesso.
Frodo con un gruppo di altri personaggi,tra cui ricordiamo Gandalf,
Sam, Merry ,Pippin ,Aragorn, Boromir, Legolas e due personaggi femminili,
Arwen e Galadriel ,affronta mille peripezie e difficoltà pur
di condurre a termine il compito assegnatogli dalla sorte
Ma nella narrazione, che mette in evidenza non solo la grande fantasia dell’autore
ma anche la sua profonda conoscenza delle mitologie nordiche e celtiche
che egli riesce a fondere per creare un mondo che ci sembra di riconoscere nei particolari
ma che nel suo complesso è del tutto nuovo, nella narrazione dunque,
non ci sono solo i singoli personaggi ma i piccoli popoli cui essi appartengono.
Ci sono gli Hobbit, , che diventano grandi molto tardi,
vecchi quando un uomo sarebbe già morto da un pezzo, che si conservano infantili
e vivono in delle buche della terra che però arredano con gusto squisito.
Amano gli aspetti conviviali della vita e la narrazione delle storie.
Sono un po’ rozzi e di bassa statura, tutto il contrario degli Elfi,
creature magiche che stanno per estinguersi,di singolare eleganza e bellezza ,
dal corpo slanciato e sottile,per loro natura immortali ma talvolta soggetti alla morte
solo a causa di un grande dolore.

Una lunga vita spetta anche ai Nani, piccoli e tozzi,
amanti della giustizia ma piuttosto incivili.
I Maghi detengono il potere, gli Orchetti
si schierano dalla parte del male incarnato dal personaggio di Saruman. 


I LUOGHI

I luoghi in cui si svolge la narrazione sono, come si è detto,
immaginari, ma ricreati dall’autore con una minuziosa capacità descrittiva e una naturalezza
tale da far pensare che esistano realmente.
Il primo schema di un mondo mitico e fantastico Tolkien lo
aveva creato quando aveva scritto il Silmarillion :
lo ampliò nello Hobbit, e lo confermò nel Signore degli Anelli e
negli altri libri che si basavano su fatti e personaggi tratti da quelli.
E’ una natura spesso aspra e incorrotta quella che vede muoversi
con non poche difficoltà il giovane Frodo e i suoi compagni in un territorio immenso
per il quale Tolkien è riuscito ad inventare una articolata topografia
e una toponomastica particolareggiata offrendo una visione d’insieme
da un canto realistica dall’altro magica e simbolica.
Che, come è possibile constatare, viene riprodotta mirabilmente nel film.

 

IL FILM

Dall’inizio del 1965 l’edizione tascabile de Il Signore degli Anelli ,
giunta in America, ebbe una grandissima diffusione e influenzò diversi giovani intellettuali e non,
che videro in quell’opera l’inizio di un nuovo genere letterario.
A restarne affascinato fu anche un giovane regista che
era incline alla rappresentazione di mondi fantastici.
Ma doveva passare ancora tempo e avrebbe fatto altre esperienze prima
di poter affrontare l’impresa ciclopica (la cui preparazione
è durata ben tre anni) di approntare insieme ad altri scenografi
la trattazione della trilogia del Signore degli Anelli.
E poiché personaggi,luoghi, situazioni erano compresenti in ciascuna parte
dell’opera, il regista PETER JACKSON decise di girare contemporaneamente
TRE FILM, uno per ogni parte del libro. 
Era senza dubbio un’impresa mai affrontata prima:
ma i produttori compresero le ragioni di Jackson e capirono che avrebbero potuto
risparmiare milioni di dollari se tre film fossero stati girati contemporaneamente.
Si decise però di farne uscire uno per volta :
ed è tanto di guadagnato, se si pensa che il primo dura già più di due ore e mezzo…-
Un altro problema da affrontare era quello della location :
dove trovare luoghi che potessero riprodurre con sufficiente fedeltà
quelli immaginati dalla fantasia di Tolkien ?
Fu scelta la terra del regista.
La Nuova Zelanda è ancora una terra per molti versi incontaminata,
con una natura incorrotta che ha fatto da straordinaria ambientazione per
una narrazione epica e mitica insieme.
Boschi incantati, voragini terrestri senza fondo, ponti sospesi sul nulla,
montagne innevate,sensazioni di solitudine e di pericolo, tutti gli ingredienti
per confezionare una storia piena di suspence sono presenti nel film, mentre il giovane hobbit Frodo
che ha ricevuto in eredità il malefico anello corre verso il luogo dove esso
deve essere fuso che poi è lo stesso da cui ha avuto origine.
Nonostante nel film siano pericolosamente presenti tutti gli elementi
che potrebbero farne un banale fantasy, la critica
è concorde nel riconoscergli un taglio rigoroso da film d’autore
e le tre ore di proiezione si dimenticano di buon grado quando si viene
coinvolti nel ritmo serrato della narrazione, dove sono presenti valori squisitamente umani
come l’amicizia,il coraggio,il cameratismo e i sentimenti umani più alti come l’amore. 

IlSignore degli anelli è dunque uno di quei felici films che
rende onore al libro da cui è stato tratto:
anche se non è per i bambini, certo piacerà agli adulti e ai giovani,
e indurrà a leggere –o a rileggere –il libro di Tolkien . ( Robin) 


(cfr.recensioni de La Repubblica, La Stampa,Il Corriere della sera, Il Messaggero )





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