una rosa d'oro
La storia e... le piccole storie
A cura di Rutilio
Il secolo che vide fiorire sotto molteplici aspetti i lati migliori della Sicilia dal punto di vista artistico,culturale,economico e sociale fu certamente il Settecento.In questo periodo i Siciliani espressero diversi aspetti del loro carattere e della loro
concezione esistenziale che dimostrarono al resto dell' Europa come la Sicilia fosse degna di attenzione non solo per le sue bellezze naturali ma anche per la sua aspirazione ad estrinsecare attraverso le infinite forme dell'arte la creatività e la spiritualità dei suoi abitanti.Nacque così in molti uomini di cultura il desiderio di visitare l'Isola |
![]() Palazzo Gangi (XVIII sec.)-Palermo |
Tutta la Sicilia si adeguava a queste regole di vita,ma certamente la città in cui si realizzava il modello e l'esempio di ogni usanza era la capitale, Palermo,sede del Viceré e, di tanto in tanto, anche del Re, quando,durante i vari periodi storici e le diverse dominazioni,essa accolse il sovrano di turno.
La seconda metà del XVIII secolo fu per l'Isola anche il periodo in cui fiorì il Barocco,stile che più d'ogni altro consentì all'anima siciliana di esprimersi e di appagare l'esigenza di apparire,di mostrarsi, di ingenerare meraviglia e ammirazione negli spettatori di uno scenario sempre grandioso e affascinante.
Durante le feste,gli addobbi,le luci,gli ornamenti non arricchivano solo l'interno dei palazzi nobiliari, ma si espandevano all'esterno,sulle facciate delle case e sui balconi,che venivano ricoperti di drappi e di stoffe variopinte,di fiori intrecciati in ghirlande verdeggianti,mentre dinanzi ai portoni valletti in livrea sostenevano fiaccole e candelabri ed accorrevano all'arrivo delle carrozze.
Ma l'occasione di incontrarsi, di mostrarsi e farsi ammirare non era limitata alle sole feste. Ci si riuniva nei palazzi anche per conversare,nei saloni aperti dai padroni di casa agli ospiti abituali, che potevano essere soltanto persone della stessa classe sociale scelte con grande oculatezza,e a quelli occasionali ,di solito stranieri illustri di passaggio nella città,viaggiatori di chiara fama,scrittori,scienziati e filosofi,tutti coloro,insomma , che venendo da altri luoghi lontani dalla Sicilia,portassero notizie di ciò che accadeva nel mondo. Un luogo fra tutti era deputato a questa funzione:Palazzo Cesarò ,dove ogni sera,un'ora prima di notte,la nobiltà si dava convegno per quella che veniva indicata come "la Grande Conversazione".Le carrozze provenivano,recando signori e dame, dalla Marina, la passeggiata a mare dove era d'obbligo trascorrere qualche ora scambiando saluti o incontrandosi per incrementare relazioni di ogni genere. |
![]() Piazza Bologni-Palermo |
Giungendo al Palazzo i nobili ospiti,elegantissimi,prendevano
posto nei saloni dove gli inservienti avevano disposto divani,poltrone, tavoli
da gioco,lumi ad olio e candelabri a molte braccia alla cui luce risplendevano i
favolosi gioielli delle dame.
A due ore di notte, cioè verso le dieci di sera, tutte le sale erano piene. I
valletti recavano vassoi con calici colmi d'acqua gelata, ottenuta con la
preziosa neve fatta giungere dalle montagne,sorbetti,succo d'anice e la nuova
bevanda esotica,il caffè,mentre sulle tavole splendidamente apparecchiate con
raffinati merletti facevano mostra di sé i dolci , preparati dalle suore dei
conventi di clausura, tra cui c'erano paste ripiene di conserva di zucca, di
crema di mandorle,gelatine di arancia e di limone,e, immancabile goduria , il
famoso "Trionfo di gola",
considerato come il dolce in assoluto più complicato e più goloso della cucina
siciliana.
Presto il volume delle voci che si elevava nella conversazione rendeva difficile
ascoltare persino i vicini.Ci si alzava,si girava tra i tavoli,si cambiavano
discorsi e interlocutori,e gli stranieri,per i quali soltanto era consentito
essere ammessi senza considerare se fossero di nobili natali,non avevano
difficoltà a farsi comprendere perché i Siciliani dell'alta società parlavano
tutti le lingue straniere e il latino,o per studi fatti o per l'educazione
ricevuta da piccoli.Usava infatti avere precettori stranieri,per lo più
francesi .e nelle famiglie nobili anche nella vita privata, si parlava
comunemente francese,poiché l'italiano era ritenuto una lingua comune di poco
superiore al dialetto.
Oltre a conversare,nelle sale dei palazzi si giocava e,non di rado, si
praticavano giochi d'azzardo.Molti patrimoni passavano di mano in una sola sera,
ma ciò non meravigliava troppo i nobili che sapevano comunque di poter godere
di ampio credito per diritto di nascita.
Gli stranieri trovavano la vita in Sicilia straordinaria e
meravigliosa,bellissima la natura,ospitali gli abitanti.
Anche noi,oggi,nonostante tutto, pensiamo la stessa cosa.
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