una rosa d'oro

 

La storia e... le piccole storie

 

 


La Sicilia della seta

A cura di Rutilio

 

Quando si parla della Sicilia storica dal punto di vista economico si pensa sempre
alla grande produzione del grano che la caratterizzò sin dai tempi antichi e che la
rese cara a Roma la quale lo importava da essa in grande quantità.

Ma sono pochi coloro i quali sanno che non tutta la Sicilia basava la sua
economia sul grano e non in tutti i tempi. Al grano si potevano destinare
terreni pianeggianti o comunque non rocciosi. Le zone montuose, pietrose, anche se
non prive d’acqua,potevano però dedicare alla silvicoltura la loro attività.

Fu così che in un momento imprecisato che si può collocare intorno al IX secolo,
se è vera l’ipotesi che gli Arabi per primi importarono la coltura dei gelsi e il
conseguente allevamento dei bachi da seta, in Sicilia si cominciò a impiantare con
successo il ciclo produttivo della seta, iniziando dalla Sicilia Orientale, con città
come Messina e Catania,che si ponevano (Messina particolarmente) quale
alternativa operosa nei confronti della capitale, Palermo, che nei secoli successivi
sarebbe stata considerata una città splendida ma oziosa, capace solo di
consumare senza molto produrre.

Dal XV secolo in poi per circa quattrocento anni, l’economia della Sicilia Orientale
prima e di quasi tutta l’Isola a poco a poco, trasse alimento da un prodotto
che nessuno oggi sente più nominare e di cui non si ricordano neanche più le vecchie
generazioni,un prodotto giunto dal lontano Oriente e che , a prima vista, con la
Sicilia non aveva nulla a che fare.

Dunque si trattava della seta, cominciando dalla coltivazione del gelso,
dalla raccolta delle sue foglie per nutrire i filugelli che venivano
allevati sino alla trasformazione in bozzoli, alla produzione del filo di seta e alla
sua tessitura per ottenere splendide stoffe e per confezionare indumenti costosi
per le classi più agiate.

La gelsibachicoltura aveva incontrato il favore dei proprietari terrieri, che vi
avevano investito parecchio denaro, quello dei contadini, che in mancanza della
coltura del grano trovavano un lavoro, quello dello Stato che imponeva tasse e
balzelli , ahimè, troppo duri , che avrebbero a lungo andare creato grossi problemi.

Nell’ambito contadino si attuò ben presto una suddivisione sessuale del lavoro
all’interno della famiglia:gli uomini coltivavano i gelsi, ne raccoglievano le preziose
foglie di cui vendevano una parte a chi non aveva alberi di gelso ma voleva
ugualmente allevare i bachi,mentre le donne si occupavano di allevare i filugelli
con il resto del prezioso fogliame.

Anna d'Austria
XVII sec.
Veste di seta

Ritratto della Contessa di Sellon
F.Massot
1815-Parigi

     

Maria Luisa d'Austria
XIX sec.
Veste in raso di seta ricamato in oro

 

 

Le Donne della seta

 

La parte più sgradevole del lavoro nell’allevamento dei bachi toccava
sicuramente alle donne :esse disponevano sui tralicci le foglie dei gelsi e su quelle
le uova, simili a dei piccoli semi,che dovevano stare al caldo per potersi schiudere.
Il clima della Sicilia, mite per la maggior parte dell’anno,favoriva la schiusa delle
uova. Ma nella stagione fredda o nei luoghi di maggior altitudine, per accelerarne
la maturazione , le contadine addette a quel lavoro avvolgevano le uova in delle
pezzuole e le tenevano in seno per farle schiudere al calore del loro corpo,
tollerandone l’odore insopportabile. Spesso, per far posto nelle case ai tralicci su
cui si mettevano le uova,le donne dormivano a terra con i loro bambini, i quali di
giorno aiutavano le madri a nutrire i filugelli non facendo mancare loro le foglie di
gelso sin quando si chiudevano nel loro bozzolo.Allora gli uomini li raccoglievano,
li mettevano nei cesti o nelle sporte, e in parte li vendevano per conto dei padroni
agli esportatori che provvedevano a lavorarli altrove, in parte ne traevano essi
stessi il filo che veniva a sua volta commercializzato grezzo o lavorato nelle
tessiture a mano dei centri specializzati per farne stoffe pregiate che venivano
adoperate dai nobili e dai ricchi .

Tutto ciò creava movimento di denari, cambiamenti nei comportamenti, nella vita
sociale, nell’economia. Forse i mutamenti più radicali e incisivi,anche se meno
vistosi, li portò nel mondo contadino e specialmente nell’ambito femminile.

Infatti le donne che lavoravano in questo settore riuscivano a prestare la loro
opera non solo nell’azienda familiare insieme ai mariti, ma lavoravano anche a
giornata presso altri proprietari terrieri. Ciò consentiva loro di guadagnare in prima
persona e, se erano sposate, di affiancarsi ai mariti nel mantenimento della
famiglia, traendone maggiore autonomia e rispetto.

Da alcune ricerche compiute sulla realtà familiare contadina e sulla condizione
della donna in Sicilia nel XVII e XVIII sec., le donne che vivevano del lavoro
agricolo nei campi si sposavano a 16 anni e portavano in dote una piccola
abitazione e un po’ di terra,restando dopo le nozze in casa per allevare i figli o per
svolgere i lavori domestici.

Nelle zone in cui si praticava la sericultura,invece, le donne prendevano
marito tra i 24 e i 26 anni,portavano una dote costituita da un corredo,vestiti,
gioielli e soldi,tutti beni che si erano procurati col loro lavoro che, oltre tutto, aveva
consentito di renderle autonome nella decisione dell’investimento del denaro
guadagnato e di farle sentire più libere sul piano del comportamento anche in
relazione agli uomini della famiglia.

Infatti le donne della “ Sicilia del grano “,cioè quelle che vivevano nell’interno
dell’Isola dove in prevalenza si coltivava frumento,restavano sotto la tutela del
padre o dei fratelli maggiori sinchè si sposavano per passare poi sotto quella del
marito dopo le nozze e ,se fossero rimaste vedove, sotto quella del figlio
maggiore,ma non riuscivano ad attingere un’emancipazione personale né
un’indipendenza economica.

Però le “donne della seta”erano più esposte alle malattie a causa del tipo di vita
che conducevano, a contatto con i bachi da seta in locali dall’aria irrespirabile,
o colpite dalla malaria che le zanzare trasmettevano facilmente vivendo all’aperto in
terreni spesso acquitrinosi.

Le “donne del grano” vivevano più a lungo,riparate dai contagi e protette dalle
variazioni climatiche all’interno delle case.
La produzione e il commercio della seta ebbero,tra il XV e il XIX secolo, alterne
vicende, ma furono stroncati prima dalle pesanti tasse imposte dai governi
sull’esportazione del prodotto sia grezzo che finito, poi dall’incremento della
produzione di altri paesi europei ed extraeuropei, e l’industrializzazione ,che in
Sicilia non ebbe alcuna fortuna per mancanza di capitali disponibili e per miopi
politiche economiche degli Stati che la governarono,diede il colpo di grazia
definitivo ad un’attività che,sebbene fosse molto accurata e, nella fase della
preparazione dei tessuti,molto raffinata,offriva prodotti artigianali e manufatti
troppo costosi che non potevano competere sul piano commerciale con la
produzione seriale.
Le belle sete tessute d’oro e d’argento che venivano ordinate dai Sovrani più
potenti d’Europa,i damaschi che rivestivano divani e pareti dei palazzi nobiliari,
le tappezzerie ,i tendaggi,le bordure,i fiocchi e i nastri di cui si erano adornati per
secoli dame e cavalieri,le case e le chiese di Sicilia e di tutti i paesi che avevano
acquistato i prodotti siciliani, finivano per sempre,, ma soprattutto finiva un cespite
di guadagno eccezionale che aveva consentito di sopperire alla penuria del
commercio del grano nelle zone dell’Isola che non lo producevano o nei periodi
di carestia.

Molti avevano costruito le proprie fortune sulla seta,
quando essa era un prodotto per ricchi.
Alla fine del XIX secolo,mutate le condizioni politico-economico-sociali,la seta si
democratizzava” ( cfr.S.Laudani, La Sicilia della seta”) e veniva richiesta e usata
dalla borghesia,mentre nel giro della produzione sui mercati entravano
Stati Uniti d’America,Cina,Giappone che offrivano un prodotto più scadente
forse ma anche molto meno costoso.
Le tendenze mutavano col mutare della Storia,
e la vita quotidiana con esse. (
Rutilio)

Poltrone Direttorio
legno laccato e seta

 

Divano
XVIII sec
Tapezzeria di seta


 

Poltrona "en gondole"
Primo Impero.Tappezzeria in seta


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