una rosa d'oro 

 

GLI ORNAMENTI DA CORSETTO

dal  XVI al XX Secolo

 

di Kate Catà

 

 

 (1) - Frans Pourbus il Giovane - Ritratto della Principessa Cristina di Francia, Duchessa di Savoja. 1612

La terza figlia di Maria de’ Medici e di Enrico IV indossa un ornamento da corsetto

in oro, diamanti, rubini e perle.

 

 

 

 L’ORNAMENTO DA CORSETTO E LA SUA FUNZIONE

 

Tra i gioielli di cui una donna era solita ornarsi sin dai tempi più remoti vi erano di certo le collane, gli anelli, gli orecchini, cui seguirono i bracciali e  le spille, che avevano anche la funzione di fermare le chiusure dei mantelli o delle vesti femminili.

Dalla fine del Cinquecento in poi, però, le spille acquisirono un altro ruolo, più specifico e particolare, che fece cambiare le loro dimensioni ed assumere una diversa posizione nei confronti dell’abito e del corpo umano.

 

(2) - Ornamento da corsetto nello stile “cosse de pois” in oro smaltato

e diamanti - Francia/Olanda, 1630 c.ca - L’oggetto è costituito da

tre strati congiunti da minuscole viti d’oro. - Coll. Privata

 

Esse guarnirono qualsiasi parte dell’abito in genere, dalle spalle, al busto, alla gonna, per risalire al cappello, e si estesero anche all’abbigliamento maschile.

Le spille erano sorrette spesso anche da una catenella, che le trasformava in pendenti, ed ospitavano ogni sorta di pietre preziose, nonché grosse perle scaramazze o a pera.

               

Nel Seicento, poi, le spille si spostarono sul corsetto,sotto le ampie scollature, a fermare i drappeggi della stoffa degli abiti (1) e si avvalsero progressivamente di molti elementi ornamentali, come lo smalto e i cammei,che consentirono di includere nell’oggetto componenti più voluminose, facendolo diventare più largo e più lungo.

 

Come già altre volte si è detto, testimone privilegiato di questi mutamenti è la pittura, che riproduce fedelmente gli elementi stilistici distintivi di un’epoca e ne ferma sulla tela gli aspetti più salienti come nel caso di ritratti  di personaggi storici che riassumono in sé le caratteristiche peculiari di un periodo storico.

Ne è un esempio il ritratto di Maria de’ Medici (3), sposa di Enrico IV re di Francia,che tra gli altri gioielli indossa un ornamento da corsetto che serve anche a fermare alcuni fili di splendide perle, molto in voga tra tutte le dame del tempo e specialmente tra le nobildonne italiane, tanto che sia a Firenze che a Venezia si erano dovute emanare delle “leggi suntuarie” che ne proibivano l’uso smodato.

Anche il ritratto della figlia Cristina (1) mostra l’uso proprio degli ornamenti da corsetto, poiché l’oggetto ferma la stoffa dell’abito all’altezza del seno.

 

(3) - Frans Pourbus il Giovane - Ritratto di Maria de’ Medici, Regina di Francia -1606

La Sovrana indossa un ornamento da corsetto che fissa all’abito vari fili di grosse perle.

Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina.

 

Alcuni di questi ornamenti poi ci sono fortunatamente pervenuti in condizioni ottimali, e fanno parte o di collezioni private o si possono ammirare presso le Gallerie d’Arte o i Musei.

               

(4) - Ornamento da corsetto spagnolo - 1700 circa

Oro, diamanti, smeraldi e smalti. Coll.privata.

 

 

IL SECOLO XVI

 

E’  in Inghilterra, nelle Fiandre e nel vicino Ducato di Borgogna, luoghi tradizionalmente tra i più ricchi dell’Europa e dove la sensibilità nei confronti degli oggetti preziosi era particolarmente sviluppata, che nella prima metà del XVI secolo  si sviluppò la creazione di gioielli coordinati tra loro, per disegno e per materiale, che vennero richiesti sia dagli uomini che dalle donne.

Si trattava di collane, spille, pendenti, anelli, bracciali , che costituivano quelle che poi con termine francese si sarebbero chiamate “parures”, che però in quel periodo di tempo si arricchirono di altri elementi,come per esempio le due più famose di Enrico VIII, che comprendevano ciascuna un grande collare, un pendente sorretto da una corposa catena,ed anche spille per l’abito e per i cappelli.

 

Nel periodo Tudor le pietre preziose che ornavano i gioielli erano montate su un supporto d’oro molto sottile, e davano corpo ad oggetti che prendevano nomi diversi a seconda delle loro funzioni.

Se abbellivano un cappello, erano detti “biliments”, se ornavano la scollatura di una veste femminile  venivano detti “square”, mentre le collane si chiamavano “carcanet”.

 

(5) - Anonimo - Lady Philippa Speke - 1592 - Particolare

Nella mano sinistra un”prayer-book”. British Museum - Londra

 

Le dame, poi, solevano appendere alla cintura minuscoli libri di preghiere (“prayer-book”) in miniatura e pendenti a forma di sfera, ornati di gemme, e contenenti profumi ed essenze rare e costose, che si chiamavano “pomander” (denominazione probabilmente derivante da “pome of amber”), offerti talvolta in dono dai corteggiatori alle dame come omaggio, o come dono alle fanciulle da amici e parenti.

                                     

(6) - Pomander in oro - Inghilterra-XVI sec.

 All’interno si introducevano essenze profumate

(7) - Pomander  in resina aromatica, gomma e benzoino,

ornato d’oro e smeraldi. Spagna, XVI sec.

                                                                             

Ma verso il Seicento le grandi scollature furono eliminate dagli abiti femminili: cominciava a diffondersi una moralizzazione dei costumi che comportava anche mutamenti nella moda, che adottò collari alti e rigidi,riservando uno spazio più ampio alla parte superiore del vestito che andava abbellita con collane più lunghe e con ornamenti che vennero disposti sul corsetto e sulle maniche.

 

(8) -  Ornamento tedesco da corsetto

in due parti, in oro, diamanti e perle.

1710 /20 - Coll. privata.

 

 

IL  TAGLIO DELLE PIETRE PREZIOSE

 

Nel XVI secolo –è di questo periodo infatti che ci stiamo occupando, tralasciando momentaneamente quelli anteriori in cui gli ornamenti di cui si vuole parlare  anche se erano presenti non erano usati con un’intenzione specifica come da ora in poi – la pietra preziosa che prevaleva sulle altre nell’adornare i gioielli era il diamante.

I luoghi dove esso veniva lavorato, liberato dalla “camicia”, tagliato e polito erano di preferenza le Fiandre, la città di Bruges, e, per la sua centralità commerciale e politica, Parigi.

 

Ma in seguito all’insabbiamento naturale del porto di Bruges che impediva alle navi di attraccare e di mantenere il commercio dei paesi esteri con i Paesi Bassi dove fioriva notoriamente l’arte della lavorazione dell’oro e delle gemme, il centro dove fu trattato maggiormente il diamante fu Anversa, che, però, nel 1585 fu saccheggiata provocando la fuga degli abitanti e dei mercanti, mentre i tagliatori di pietre preziose si rifugiavano ad Amsterdam e qui fondavano un’associazione di tagliatori di diamanti a tutela della specificità del loro lavoro.

 

Sino a quel tempo il taglio delle gemme e dello stesso diamante era quello a “tavoletta” (2): la pietra  mostrava un’unica faccia superiore, e veniva montata “a notte”, cioè in un castone chiuso, che impediva alla luce di penetrare all’interno della gemma e di ridestarne i meravigliosi riflessi.

 

 

(9) - “Dévant  de corsage” con diamanti e perle di stile naturalistico.

Manifattura tedesca - 1710/20 - Monaco – Schatzkammer del Residenz Museum.

 

Le immagini che ci vengono infatti tramandate attraverso la pittura, ci offrono la visione di gioielli con pietre nere (1): sono i diamanti montati a notte che non potevano riflettere la luce.

Alla fine del Seicento i tagliatori di Amsterdam -e dopo di loro quasi tutti quelli europei- inventarono il taglio a “rosa”, che aveva una base inferiore a tavoletta, ma la parte superiore diveniva una sorta di piramide sfaccettata che consentiva alla pietra di cominciare a mostrare il suo splendore.

La testimonianza più antica di un diamante tagliato a “rosa”, però, non è data da un oggetto realizzato nei Paesi Bassi, ma a Parigi, dal francese Petrus Marchant nel 1623.

 

Sempre a Parigi si andò concretizzando intorno al 1620 e negli anni seguenti uno stile  tendente al naturalismo- la Francia in diverse epoche si rifece a questo stile, quasi con cadenze periodiche ma con caratteristiche differenti – in cui si notavano motivi a foglie stilizzate e strisce d’oro strette e lunghe, che volevano riprodurre baccelli di pisello incurvati, da cui lo stile prese il nome di “cosse de pois”(2).

Nelle strisce d’oro venivano inseriti in lunghe file diamanti dal taglio a “tavoletta”, che imitavano le foglie, mentre i fiori, col passar del tempo, vennero adornati di diamanti dal taglio “a rosa”.

 

(10) - Ornamento da corsetto spagnolo in oro, perle

e smalti. Fine XVII sec. - Museo Poldi-Pezzoli - Milano

 

La Spagna non accettava con facilità i modelli francesi: nei gioielli iberici, anche in quelli destinati alla vita di società, non manca l’ispirazione religiosa, e gli ornamenti da corsetto abbondano di croci, riproduzioni di immagini sacre, inserite con smalti, perle e diamanti negli oggetti preziosi che non solo vengono appuntati come spille ai corsetti, ma addirittura cuciti sugli abiti e ornati tutto intorno da guarnizioni di tessuto, come nel quadro del pittore Velasquez  che ritrae l’Infanta Margarita d’Austria (11).

 

Tra i territori che subivano l’influenza politica e la dominazione della Spagna c’era la Sicilia, che però aveva sviluppato una sua concezione particolare del gioiello e produceva monili per uso civile e religioso servendosi di tecniche del tutto originali, con cui era possibile realizzare gioielli in oro e argento, diamanti e pietre di colore come smeraldi e rubini, nonché perle, in particolare quelle piccolissime barocche (10), che diedero origine ad uno stile singolare che si mantenne per più di un secolo e che oggi è ancora ricercato e riprodotto, accanto ad altri gioielli contemporanei.

 

(10) - Ornamento da corsetto in oro, perle naturali, rubini e smalti

Sicilia - Sec.XVII. Manifattura trapanese.

 

Gli ornamenti da corsetto erano molto ricercati in Sicilia, e ne sono rimasti molti esemplari perfettamente conservati , in cui è possibile riconoscere da una parte

 

(11) - Ornamento da corsetto siciliano – Fine XVII sec.

Oro, perle, smalti e gemme - Firenze, Museo degli Argenti

 

l’influsso francese, dall’altra la creatività e l’abilità degli artigiani locali.

 

 

L’ETA’  BAROCCA

 

Le Fiandre e la Spagna, col loro stile magnifico e traboccante di ornamenti e di guarnizioni per gli abiti e i cappelli, col finire del XVI secolo e l’inizio del XVII iniziarono una lenta e progressiva decadenza, mentre la Francia, che si affermava in campo politico e diplomatico, cominciava ad esportare anche le mode e i prodotti che della moda erano strumento immancabile.

Abiti, gioielli, acconciature dei capelli, tutto si ispira a ciò che si usa in Francia, e la moda si diffonde rapidamente nei paesi europei che con la Francia hanno un contatto più frequente.

 

Frattanto il commercio si espande e con esso si affermano anche le classi medie che si trovano nella favorevole condizione di spendere molto denaro , come per esempio avviene in Olanda.

Con la fortunata coincidenza che consentiva all’India di esportare diamanti, zaffiri e rubini, il denaro della borghesia abbiente permise l’acquisto di gioielli con diamanti ed altre pietre preziose.

 

Le perle continuavano a tenere banco, e la richiesta superava l’offerta, tanto da favorire il sorgere e il diffondersi del mercato delle perle false, tra cui insuperabili quelle create da un mercante di Parigi, tale Jaquin, che faceva applicare su piccole sfere di vetro riempite di cera una copertura a base di colla e scaglie di pesce che le rendeva iridescenti.

Intanto si perfezionava la tecnica che permetteva di applicare sui gioielli in oro lo smalto in diversi colori, e di questo nuovo elemento si arricchivano gli ornamenti da corsetto che inserivano le pietre preziose sullo sfondo di basi d’oro smaltate.

                                      

(11) - Diego Velasquez - L’Infanta Margherita d’Austria. Particolare -1659

Ornamento da corsetto di stile floreale poggiato su guarnizione di tessuto.

 

Frequentemente le spille, che nella parte anteriore recavano pietre preziose, nella parte posteriore erano ornate con smalti e disegni incisi.

Tra le spille di questo tipo che si appuntavano sul corsetto vi furono anche  dei gioielli a forma di fiocco che vennero dette “Sévigné” da Madame de Sévigné, famosa scrittrice francese che le prediligeva.

          

(12) - Spilla da corsetto, detta “Sévigné”. Immagine anteriore e posteriore.

 

Tra le forme delle spille create per adornare i corsetti il “fiocco” ebbe particolare fortuna, e fu riprodotto per lungo tempo, cambiando le caratteristiche accessorie, come le pietre preziose e l’eventuale aggiunta di cammei o di perle, ma lasciando sostanzialmente uguale la struttura di base.

Si produssero parures di parecchie spille a fiocco in grandezza scalare da disporre su corsetto, affiancandole con altre piccole spille laterali, come l’esempio, di origine russa, dell’immagine (13), che rappresenta un “dévant de corsage” perfettamente conservato, del 1760/70 circa, di autore ignoto.

 

(13) - Devant de corsage di origine russa (1760/70c.ca) costituito

da tre spille dello stesso modello e sei piccole spille laterali.

 

 

IL PERIODO DELL’IMPERO NAPOLEONICO

 

La produzione dei gioielli e la loro diffusione subì in Francia una brusca interruzione con la Rivoluzione del 1789, e si dovette attendere l’affermarsi dell’Impero napoleonico perché la produzione riprendesse  con gli oggetti del nuovo stile neoclassico.

Negli anni bui della Rivoluzione i nobili e i ricchi si erano disfatti dei gioielli che erano elementi identificativi del loro status, e li avevano venduti per sopravvivere o li avevano nascosti e portati fuori dalla Francia per poter rifarsi una vita altrove.

In seguito all’evento rivoluzionario, perciò, sia in territorio francese che fuori di esso, si vendettero molti gioielli, che appartenevano anche alla Corona, ed essi o passarono di mano o furono smontati per recuperare l’oro e le pietre preziose che furono utilizzate per confezionare altri oggetti.

                              

(14) - Paolina Bonaparte, Principessa Borghese, indossa, tra gli

altri oggetti preziosi, un ornamento da corsetto in brillanti.

 

Nel 1797 fu riaperta la Società Parigina degli Orafi, che era stata soppressa nel 1791, ed essa, prima nel mondo, pretese di creare strumenti di identificazione dei metalli preziosi: la generale ignoranza, infatti, esponeva gli acquirenti a raggiri che dovevano essere evitati per il buon nome della categoria dei gioiellieri.

Perciò furono attribuiti dei marchi particolari ai singoli fabbricanti, e si stabilirono tre gradi di purezza dell’oro: 750/1000, 840/1000, 920/1000, che indicavano quante parti d’oro su mille contenesse un oggetto. Ogni oggetto in oro poi portò su di sé, stampato mediante un punzone, il proprio grado di purezza del metallo.

 

Durante l’Impero lo stile neoclassico fu quello scelto da Napoleone e dalla di lui consorte Giuseppina per fare rinnovare alcuni gioielli appartenuti ai Re di Francia e sottratti quasi miracolosamente ai saccheggi e ai furti seguiti all’arresto e alla condanna a morte dei sovrani.

Josephine Beauharnais fu l’esempio più seguito da tutte le donne che avevano un posto di rilievo nella nuova società imperiale. Essa dimostrò una straordinaria predilezione per i gioielli e fu una cliente molto assidua per i gioiellieri più importanti di Parigi.

Alla sua morte, avvenuta nel 1814, la prima moglie di Napoleone lasciò preziosi per un valore che superava i  due milioni di franchi del tempo.

 

(15) - Cammeo montato su cornice in oro a basso titolo,

da usare come ornamento da corsetto o pendente. Sec. XIX

 

Nel 1810 però Napoleone, desideroso di avere un erede, si era separato da lei e  risposato con Maria Luisa d’Austria, che ricevette in dono a sua volta nuovi gioielli di stile neoclassico, tra cui trionfavano i cammei con soggetti ispirati alla mitologia e alla storia greca e romana, a cui Napoleone attingeva per riproporre le icone classiche dell’Impero .

Anche le sorelle dell’Imperatore indossavano gioielli neoclassici, da cui non erano esclusi gli ornamenti da corsetto (14).

 

 

ROMA E LO STILE ARCHEOLOGICO

 

Mentre altrove in Europa la creatività dei gioiellieri era ancorata allo stile della   fine del Settecento, gli scavi  archeologici del mondo greco e romano avevano riportato alla luce gioielli che erano reperti preziosi e testimonianze straordinarie del passato . 

 

(15) - Ornamento da corsetto di fattura romana (1835/40)

realizzato in micromosaico ed oro rosa. Coll. privata

 

A Roma un gioielliere, Fortunato Pio Castellani, e dopo di lui i suoi figli, ebbero la fortuna di essere sempre in contatto con studiosi illustri di archeologia che fornirono loro i modelli autentici cui essi si ispirarono per creare gioielli che imitavano al meglio gli originali, con materiali poveri e con quantità d’oro non eccessive, che non costavano molto grazie ad una particolare lavorazione, detta a “micromosaico” (minuscole scaglie di pietre dure,corallo, avorio incollate l’una accanto all’altra).

Fra i gioielli creati in questo stile si realizzarono numerosi modelli di ornamenti da corsetto, che si affiancavano a quelli realizzati con i cammei. Essi si avvalevano di disegni che riproducevano mosaici greci, romani e bizantini.

 

Presto i nuovi oggetti preziosi divennero famosi, e la loro fama spinse molti acquirenti a fare lunghi viaggi per recarsi a Roma e visitare a scopo di acquisto il negozio dei Castellani, che poi aprirono delle succursali a Londra e a Parigi.

 

 

 

L’INGHILTERRA E LA GERMANIA

 

Verso il 1830 in Germania si era manifestata una predilezione per lo stile medioevale, per la riproduzione di forme gotiche, e per la scelta, al posto dell’oro, del ferro annerito e dell’argento brunito,  che poi furono adottati, con l’aggiunta del giaietto e dell’onice nera, dall’Inghilterra nel periodo vittoriano come gioielli da lutto.

Ma in Inghilterra si produsse, nel 1856, una straordinaria parure che  fu d’esempio per molti altri oggetti similari.

Si trattava della Devonshire Parure, disegnata  ed eseguita dal gioielliere C.F. Hancock  per la contessa di Granville, moglie del nipote del Duca di Devonshire, che doveva indossarla in occasione dell’incoronazione dello Zar Alessandro II in Russia.

 

(16) - Devonshire Parure: ornamento da corsetto in oro,

smalti, cammei, diamanti e coralli, realizzata da C.F.Hancock

1856 - Londra - Coll.Privata

 

La parure fu realizzata in oro e gemme incise molto antiche che appartenevano alla collezione del Duca, con diamanti montati su oro e smalto,con un motivo ripreso da un modello del XVI secolo.

Tra i pezzi di cui era composta c’era un ornamento da corsetto (16),  memorabile per la sua complessità. In esso appaiono anche alcuni cammei di corallo, e un ovale centrale in lapislazzuli.

 

 

L’ECLETTISMO DEL XIX SECOLO

 

I vari stili e le tendenze molteplici  che si manifestarono durante il secolo XIX mettevano in evidenza che la produzione degli oggetti preziosi  del periodo non aveva un’unica fonte d’ispirazione.

Era evidente che gli autori dei gioielli creati in quel secolo avevano guardato non solo al passato ma anche a quanto di contemporaneo veniva creato non solo in Europa ma anche nei Paesi esotici, la cui produzione ora veniva illustrata dalla stampa e da testi corredati di splendide immagini come “Grammar of ornament ” di Owen Jones (Londra, 1856).

Esposizioni internazionali, mostre sponsorizzate da mercanti d’arte e di gioielli consentirono a chiunque lo volesse di ammirare la produzione europea e di altri continenti, mentre i cataloghi delle mostre andavano a ruba influenzando il gusto del grande pubblico.

 

(17) - Ornamento da corsetto in oro, diamanti e smeraldi indossato

dalla Contessa di Fiandra, nata Principessa di Hoenzollern-Sigmaringen,

nonna paterna della Regina d’Italia Maria José di Savoja. Sec.XIX .

 

Nello stesso secolo si era diffusa l’acquisizione delle colonie da parte delle più grandi potenze europee, e dai territori nordafricani vennero suggestioni legate al mondo religioso islamico, come la riproduzione di elementi calligrafici e di versetti del Corano su monili d’argento e d’oro, assolutamente privi di pietre preziose.

Al contrario, dalle colonie britanniche, quali l’India, si trasse ispirazione dai famosi gioielli dei Maharaja  tempestati di brillanti, di rubini e di smeraldi.

 

Nel 1862 il Giappone, che come altri stati asiatici aveva da lungo tempo interrotto le relazioni con l’Occidente, partecipò all’Esposizione di Londra  proponendo elementi rappresentativi della produzione artistica del proprio paese, dove peraltro non c’era interesse per la creazione dei gioielli, ma attraverso altri oggetti, come i foderi delle spade, fu possibile ugualmente ammirare le capacità creative e le tecniche di realizzazione di molti tipi di lavorazione come quella a smalto.

  

(18) - Pettini giapponesi di legno laccato - XIX sec. - Parigi, Museo Guimet

 

Dopo l’approvazione della legge che in Giappone proibì l’uso privato e personale delle spade, gli artigiani si convertirono alla produzione di articoli per l’esportazione adattati all’idea di gioiello del mondo occidentale o comunque di oggettistica in metallo non pregiato, come il ferro o il corno.

Tra questi  oggetti vi erano pettini (18), placche in legno finemente laccate e smaltate, con inserti in madreperla e argento (19), che mostrano qualche affinità con i disegni e le realizzazioni degli artisti dell’Art Nouveau, su cui ebbero certamente un influsso.

               

Fiori, uccelli, paesaggi ornavano spille e pendenti, bracciali ed oggetti vari che ebbero grande successo in Europa e furono molto imitati.

La tecnica degli smalti “cloisonnés” fu adottata  anche sull’oro, ed andò ad arricchire  la produzione eclettica del XIX secolo.

 

 

(19) - Tavolette giapponesi in legno laccato, con applicazioni

di smalti e madreperla. - Sec.XIX - Parigi, Museo Guimet

 

Non mancarono nell’elenco degli stili quelli un po’ audaci o umoristici: giornali americani riportavano le immagini di gioielli -spille, orecchini, bracciali- indossati dalle donne americane, a forma di locomotive, ruote di carretto, annaffiatoi, campanili...

Gli uccelli nel nido, le rane tra piante acquatiche,scene di caccia, canestri da pesca furono considerati soggetti adatti ai gioielli di tutti i giorni realizzati in metallo povero, mentre si diffondeva sempre più l’uso del gioiello “souvenir” che i turisti compravano in ricordo di un viaggio, e ciò sopra tutto in Italia, dove i cammei non erano solo di corniola o di corallo, ma persino di lava, se il viaggio faceva tappa a Napoli.

 

Tra i gioielli importanti, realizzati in oro con diamanti, imperava ancora lo stile naturalistico, e i fiori degli ornamenti da corsetto venivano realizzati con la tecnica “en tremblant” che permetteva agli elementi dell’oggetto di oscillare al movimento di chi lo indossava (20).

 

(20) - Ornamento da corsetto in oro e diamanti, con  rose, garofani e altri fiori montati su molle

che oscillano (“en tremblant”) al movimento di chi li indossa. Manifattura inglese - 1850 c.ca.

 

Nel 1842  sempre in Gran Bretagna venivano approvate leggi sul “diritto d’autore” che proteggevano i fabbricanti dalle imitazioni e tale sistema fu presto adottato in altri paesi.

Alla fine dell’Ottocento tutto ciò che sino a quel momento era stato ideato e creato solo in Europa si diffuse anche negli altri continenti, mentre i prodotti stranieri giungevano a loro volta sul suolo europeo grazie a molti negozi aperti nelle capitali dell’Inghilterra, della Francia, dell’Italia da imprenditori extraeuropei.

 

Ciò accadde sopra tutto per l’America, da dove per primo giunse a Parigi Tiffany che aprì lì il suo primo negozio europeo seguito da quelli di Londra e Ginevra.

 

(21) - Tiffany - Ornamento da corsetto a forma di iris in grandezza naturale.

Nel fiore sono incastonati 139 zaffiri del Montana, granati demantoidi, topazi e diamanti.

Presentato alla Esposizione Universale di Parigi del 1900, acquistato dal magnate

e collezionista Henry Walters.- Baltimora, Walters Art Gallery.

                                                 

Ma era alle porte la Belle Epoque, e con essa l’Art Nouveau, o stile “Liberty”, come poi fu detto.

 

 

IL  XX SECOLO

 

Tuttavia l’Europa rimane sempre il luogo da cui partono le mode e in cui nascono le creazioni più intriganti, dove vengono realizzati i gioielli per le regine e le grandi dame che sono coloro che costituiscono gli esempi viventi di uno stile.

Le nobildonne o le mogli dei magnati americani amano il meglio, gli oggetti preziosi più raffinati, che sono realizzati in oro bianco, platino e brillanti: è questo il nuovo nome dei diamanti sfaccettati con un più alto numero di lati, ma sopra tutto dal taglio mutato.

La pietra ha ora un cono inferiore  e una tavola superiore con decine di sfaccettature laterali che catturano la luce e la convogliano verso la superficie, e viene montata “à jour”, cioè con il castone aperto dalla parte inferiore per aumentarne la luminosità.

 

(22) - Ornamento da corsetto in oro bianco brillanti e perle

indossato da Jay Gould, moglie del magnate americano, nei primi del Novecento.

 

 

Le perle, bianche anch’esse, trionfano al collo di regine e nobildonne, in un numero incredibile di fili, o in collane di una lunghezza incredibile. Circondano i lunghi colli delle dame i “collier de chien” e le perle salgono sin sulle tiare che incoronano sovrane e mogli di ricchi industriali.

 

Gli ornamenti da corsetto, detti ora anche ornamenti pettorali o “pettorine”, continuano ad esistere: ispirati al Settecento, sono grandi gioielli a festoni che ricoprono tutto il busto e risalgono verso la scollatura (22).  La loro vita durerà almeno sino alla metà del Novecento ed oltre.

 

Fuori da ogni moda e da ogni trend del momento, i gioielli delle nobildonne di Russia offrono memorabili e straordinari esempi di “dévant de corsage” di eccezionale bellezza, tempestati ,come quelli della Duchessa Vladimir, di brillanti e zaffiri  o di platino, brillanti e smeraldi di grande caratura, oppure ornati da “perles-poire” di una rara perfezione.

 

A Parigi -e poi da per tutto nel mondo- si diffuse la produzione dei gioiellieri Cartier, che segnò la fine del XIX secolo e tutto il secolo XX di uno stile  raffinato e sempre rinnovato, che si articolò nella creazione di infiniti oggetti preziosi frutto di una straordinaria capacità inventiva sia nel disegno e nel momento progettuale che nella concretizzazione di lavori eseguiti con tecniche nuove mai prima sperimentate.

Sovrani di ogni paese, nobili e ricchi imprenditori, magnati dell’alta finanza fecero a gara per ordinare a Cartier l’esecuzione di oggetti particolarissimi, per uomo e per donna, che recassero il suo segno distintivo, e la Maison Cartier  non fu mai al di sotto delle aspettative, offrendo alla sua eletta clientela le novità più allettanti che spingevano all’emulazione  e al moltiplicarsi degli acquisti.

 

(23) - Ornamento da corsetto in platino e brillanti

di stile “ghirlanda” - Cartier - Parigi - 1910.

                                                                                

Uno degli stili di Cartier nel quale furono realizzati i più begli ornamenti da corsetto della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento fu quello detto “Ghirlanda”, di cui si ornarono dame come la Regina Alessandra d’Inghilterra, la Regina Elisabetta del Belgio e la Regina Vittoria Eugenia di Spagna, ma che adornò anche donne di spettacolo famose come la “Bella Otero”, anch’essa cliente assidua  di Cartier.  

                             

(24) - Ornamento da corsetto in stile “ghirlanda”

in platino e brillanti - Parigi - Cartier - 1920

 

 

UN GENIO PARTICOLARE

 

Contemporaneamente a Cartier fiorivano però a Parigi altri atéliers, come, ad esempio, quello di René Lalique.

Destinato ad essere, per la sua straordinarietà e per il segno particolarissimo della sua ispirazione, uno dei creatori più prolifici e più originali dell’Art Nouveau, Lalique diede il massimo della sua produzione tra il 1890 e il 1910.

Non c’era oggetto di cui egli non si interessasse per ridisegnarlo, per darne un’interpretazione personale:dai gioielli ai vasi di cristallo, dai frontespizi di libri e di riviste all’arredamento di case come quella dell’amico e mecenate Calouste Gulbenkian, il maggior collezionista delle opere di Lalique.

           

(25) - René Lalique - Ornamento da corsetto « Scarabées », recante nella parte centrale e nei

pendenti riproduzioni di scarabei, e, agli estremi, due donne-insetto con ali al posto delle braccia.

In oro, smalti, diamanti e crisoprasio - Parigi, 1889. Coll. privata

 

Ciò che lo distinse veramente da ogni altro creatore di gioielli fu la scelta di disegnare e realizzare degli oggetti in cui erano presenti insetti ed animali di per sé scarsamente piacevoli, come cavallette, formiche, api, vespe, libellule, che tuttavia, rappresentati come parte integrante di un gioiello, realizzati nei metalli più vari,arricchiti di pietre preziose o semi-preziose anche non usuali, ornati di smalti particolari (come quelli adoperati per lo “stile cattedrale”) che ne riproducevano le ali variopinte, divenivano come per magia inarrivabili capolavori della gioielleria “Liberty”.

 

Egli creò anche una quantità innumerevole di disegni degli oggetti che poi avrebbe realizzato,disegni minuziosi visti in tutte le possibili proiezioni, che ci sono pervenuti e dimostrano la meticolosità e la perfezione dei suoi lavori, eseguiti con una precisione estrema, seguendo la sua particolarissima ispirazione.

 

(26) - Disegno – progetto per un ornamento da corsetto rinvenuto

tra altri disegni progettuali di R.Lalique. Matita e acquarello

Da realizzare in oro, argento, smalti, diamanti ed opali. Parigi, 1894/96

 

Bellissimi e straordinari anche i disegni di immagini umane che si trasformano in animali o insetti, o avvolte in drappeggi di stoffe aeree e impalpabili rese nei materiali che potrebbero prestarsi ben poco ad una rappresentazione del genere ma che sotto le sue mani divengono plastiche raffigurazioni del reale o dell’immaginario scolpite e disegnate in una materia che si fa docile al suo segno (27).

 

(27) - Devant de corsage “Femmes dansantes” in avorio artificiale e oro,

in una cornice di bronzo con pipistrelli volanti. - René Lalique, Parigi, 1890/92

 

Singolare è l’immagine femminile che risulta dalla considerazione dell’opera e dei progetti di Lalique: la donna sembra essere al centro di un universo in cui gli elementi umano, animale e vegetale si fondono in un insieme armonico che offre mille spunti creativi  e che si rinnova attingendo alla commistione di forme appartenenti ai tre mondi della natura.

Nella concezione cosmogonica dell’autore esse si contemperano e si mescolano senza fratture, in una visione senza soluzioni di continuità che, sebbene sia straordinaria e mai vista, ha l’inimitabile virtù di apparire assolutamente naturale.

 

(28) - René Lalique - “Profil féminin et Veronica longifolia”

Parigi, 1899 - Oro, smalto - Israele - Collezione Shai Bandmann.

 

Sulla scia del naturalismo che conquistava tutti i creatori di gioielli che operavano durante la seconda metà dell’Ottocento e sino ai primi del Novecento, altri nomi famosi lasciarono ampie testimonianze di manufatti originali  che non attingevano necessariamente alle suggestioni dell’Art Nouveau.

Molti di essi avevano le loro scintillanti vetrine lungo i boulevards parigini, e anche se non erano francesi di nascita lo divenivano per adozione, come Tiffany, di cui si è già detto, che aprì una sua bottega nella Ville lumière, pronto a contendere l’attenzione della clientela disponibile ai nomi più notevoli del tempo.

 

Boucheron, Vever, Falize, Gaillard, Fouquet, Lalique, non sono però i soli a raggiungere la fama: ciascuno a suo modo,altri creatori di gioielli, anche in altri paesi europei, come la Russia, l’Italia, la Germania, e negli Stati Uniti d’America, si affermano e affidano ad oggetti diversi e particolari la loro fama.

 

(29) - Ornamento da corsetto “Femme-Libellule” di René Lalique

Oro, diamanti, crisoprasio, pietre di luna, smalto “cattedrale”. Parigi, 1897/98

 

Carl Fabergé, Mellerio dit Méller, i fratelli Janesich, Miranda, Ceragioli e molti altri fornivano i sovrani di diversi Paesi e divenivano gioiellieri di corte  assicurandosi così la rinomanza e la ricchezza.

 

Per l’Italia, i gioiellieri che fornirono la Casa Reale dei Savoja furono Musy di Torino, Chiappe di Genova, Petochi di Roma e Mellerio da Parigi.

I gioielli della Corona, che erano stati creati nel XIX secolo, vennero più volte rimodernati col passare del tempo, ma rimase sempre uguale l’ornamento da corsetto in oro bianco e diamanti che venne indossato da tutte le Regine tranne che da Maria José, ultima delle Sovrane d’Italia.

 

(30) - In questa foto ufficiale la Regina d’Italia Elena di Savoja indossa

alcuni tra i più importanti gioielli della Corona, e in particolare il grande

ornamento da corsetto in oro bianco e diamanti - 1940

 

 

L’ART DECO

 

L’aria del Novecento portava ,dopo il primo decennio, novità politiche e culturali che si contemperavano con le nuove esigenze economiche volte a moltiplicare il capitale e ad evitare gli sprechi improduttivi.

Anche l’arte minore della gioielleria era destinata a subire dei mutamenti. Le nuove generazioni miravano ad uno stile essenziale, dettato dalle necessità lavorative.

Le donne partecipavano anch’esse della corsa all’affermazione e all’acquisizione di un posto di lavoro, e se la vita era frenetica, non consentiva abbigliamenti che impedissero il passo e i movimenti.

Le linee tondeggianti del Liberty lasciano perciò il posto a “fogge maschili”, che “premiano la donna longilinea,costringendo le meno fortunate a fasciarsi con guaine strettissime per limitare il più possibile ogni effetto di rotondità”.

 

(31) - Art Déco - Ornamento da

corsetto in oro, smalto, onice e giada.

 

Il Futurismo, la Prima Guerra Mondiale, l’affermazione dei nuovi diritti della donna  imprimono una veltanschaung  che impone uno stile longilineo e verticalizzante, geometrico e spigoloso, che ha la meglio durante le ore diurne, in cui la “garçonne emancipata” ostenta un taglio di capelli molto corto, accorcia le gonne, allunga i tacchi, mentre la sera  continua ad indossare abiti orientaleggianti ampi ed avvolgenti ma non aderenti con un lungo spacco nella gonna che lascia scoperta la gamba sino alla giarrettiera.

 

La donna elegante degli anni venti non indossa più, perciò, il corsetto ottocentesco, che è stato una parte essenziale dell’abito femminile da secoli, e con il corsetto scompare l’ornamento che ne era il compendio irrinunciabile .

L’Art Déco, così si chiama il nuovo stile dei gioielli di questo tempo, si diletta ad usare pietre dure, turchesi, onici e corallo accostandoli  con contrasti vistosi e talvolta stridenti, definiti dall’oro e dai brillanti, e produce ancora qualche raro esemplare di “dévant de corsage”, che tende però a mutare il posto dove fermarsi o, al più, ha un uso polivalente.

 

(32) - Georges Fouquet - Spilla Art Déco in platino, diamanti, onice e corallo,

da usare come “dévant de corsage” o come spilla comune. Collez. privata

 

Gli ornamenti da corsetto ridiventano così quel che erano all’inizio, nel XVI secolo: delle normali spille, che ora si fermano sulla spalla degli abiti o sui risvolti del “tailleur”, l’abito preferito, ormai, per una donna in carriera, per andare in ufficio, per partecipare ad una riunione d’affari o ad una colazione di lavoro.

 

L’Esposizione parigina del 1925 segnò il punto di svolta della gioielleria, e si capì che ormai c’era una ben precisa distinzione tra diversi tipi di produzione.

Da una parte continuavano ad esistere i grandi creatori di gioielli, i quali producevano, per i committenti che potevano permetterseli, oggetti preziosi di notevole impegno, dall’altra stavano i gioiellieri che disegnavano gioielli da mettere tutti i giorni, fatti per essere indossati dalla piccola e media borghesia, di medio prezzo, accessibili a tutte le borse, il che era diventato possibile grazie all’esecuzione di massa, garantita dalla produzione industriale, là dove i grandi gioiellieri si affidavano ancora all’esecuzione manuale e alla creazione di un singolo gioiello che non ammetteva copie o repliche di sorta.

 

In ogni caso, l’ornamento da corsetto aveva concluso la sua funzione, che aveva assolto splendidamente per cinque secoli, lasciando di sé ampia traccia nell’ambito di un’arte, la gioielleria, che a torto è ritenuta “minore” e che, al contrario, testimonia molto meglio di altre forme di attività le capacità creative e le infinite manifestazioni del gusto dell’uomo.

 

(33) - Lucien Hirtz - Ornamento da corsetto in turchese, lapislazzuli, onice, corallo

platino e diamanti, fissato su una nappa a frange di seta nera. 1925 - Parigi

 

 

 

Kate Catà-

 

 

Bibliografia

 

 

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                        SKIRA-2007,Paris-

 

-Rizzoli Eleuteri,Lodovica(a cura di)-GIOIELLI DEL NOVECENTO-Electa ed.-

                           1992-Milano

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