una rosa d'oro
Qualche
buon libro, qualche
buon film
Master
& Commander
Sfida
ai confini del mare
di Kate Catà

Un film americano di un regista australiano interpretato da un neozelandese e tratto dai libri di uno scrittore inglese : c’è veramente di tutto nella realizzazione di un plot che è certamente una rarità nel panorama della produzione cinematografica contemporanea.
Ma prima di parlare del film ,è opportuno conoscere la genesi scritta della trama narrata per immagini.
IL LIBRO ED IL SUO AUTORE
Le radici della narrazione filmica affondano nell’opera letteraria di uno scrittore inglese del XX secolo , Patrick O’ Brian.

Patrick O' Brian
Nato da una famiglia anglo-irlandese nel 1914,O’ Brian si ammalò presto ai polmoni e in
giovane età fu spesso costretto all’inattività .
Fu in quell’occasione che scoprì la sua vena letteraria e cominciò a scrivere racconti , di cui pubblicò nel tempo diverse raccolte.
Ristabilitosi , ebbe l’occasione di compiere molti viaggi per mare , di cui era molto appassionato.
Durante la seconda guerra mondiale venne arruolato dai servizi segreti inglesi ,ma con essi interruppe ogni rapporto nel dopoguerra , quando rifiutò un prestigioso incarico presso l’ambasciata britannica a Parigi , per praticare professionalmente l’attività della scrittura .
Tra le altre opere scrisse una biografia di Picasso e oltre 20 romanzi quasi tutti dedicati alle avventure di Jack Aubrey, ufficiale della Marina Reale di Sua Maestà Britannica, e di Stephen Maturin ,medico, biologo e agente segreto,la cui amicizia entra di diritto tra quelle famose create da scrittori di ogni tempo e paese come Eurialo e Niso, Athos e D’Artagnan , Sherlock Holmes e Watson .

Il Dottor Stephen Maturin, ovvero Paul Bettany
Sullo sfondo di tantissime epiche avventure che portano i protagonisti a girare per gli oceani e i mari di tutto il mondo , Jack Aubrey “il fortunato” e il suo amico Maturin trovano il tempo per coltivare piacevoli esigenze dello spirito, come quella di suonare gli strumenti preferiti , un violino(Jack) e un violoncello(Stephen)
realizzando piccoli concerti a due che li riempiono di gioia, o, nel caso di Maturin, raccolte e collezioni di rarità del regno animale e vegetale, esemplari mai visti di uccelli marini , pesci , rettili, farfalle e insetti ,piante esotiche di cui si carpiscono semi sconosciuti specialmente di quelli che si possono trovare in luoghi sperduti della terra.
All’orizzonte c’è sempre qualche esemplare di nave nemica da tenere a bada :sopra tutte , le navi francesi ,ma non solo .
Non mancano, nei libri di O’Brian , i pirati del Mediterraneo , o quelli delle coste africane prossime al Madagascar ,e mentre “Lucky” Aubrey, così detto perché abilissimo nel catturare navi da preda , riduce all’obbedienza il nemico, Stephen Maturin svolge segretamente il suo compito di spia e di diplomatico in incognito del governo britannico, rischiando la vita , ma riuscendo sempre a tornare a bordo della nave dell’amico Jack che lo attende per il concertino serale e una buona bevuta.
Tra un’avventura e l’altra, mille notizie e informazioni sulla vita delle navi britanniche del XIX secolo ci vengono offerte con amabile precisione dall’autore , la cui passione per la vita in mare traspare ad ogni piè sospinto dall’accuratezza delle descrizioni della vita di bordo.

Mentre la narrazione conduce il lettore attraverso tempeste e fortunali , battaglie e catture, inseguimenti e critici momenti di pericolo, apprendiamo che un capitano della Marina Inglese del XIX secolo doveva anche essere necessariamente un uomo colto che conosceva non solo la matematica e le scienze , l’astronomia e la fisica, ma doveva anche sapere il latino ed il greco, perché prendeva con sé sulla nave dei giovanissimi rampolli di famiglie di alto rango che dovevano essere introdotti alla carriera di ufficiale di Marina e ne doveva essere l’unico maestro per tutto il tempo che essi fossero rimasti suoi ospiti.
Ciò obbligava i futuri capitani di Marina a vivere a bordo di una nave sin dall’ètà di circa 10 anni, lontani dalla famiglia già da fanciulli , affidati alle cure del Capitano comandante della nave che era il loro unico mentore , non solo per tutto quello che riguardava la vita della nave , ma per tutte le nozioni culturali che potessero essere necessarie alla loro preparazione professionale ed alla loro esistenza di gentiluomini.
I libri di Patrick O’Brian si inquadrano bene nel genere letterario, a torto considerato minore, delle avventure sul mare , ma la loro dignità ,la cura dello stile, l’evidente precisione delle notizie storiche e dei riferimenti politici e sociali del tempo sono di una tale levatura da farli inserire certamente al livello più alto di quella stessa categoria di opere cui potevano appartenere quelle di Melville , di Stevenson o di Conrad.
Dopo aver letto un paio di libri scritti da Patrick O’ Brian ,non vi sono più segreti sulle manovre delle navi da guerra di Sua Maestà Britannica quali erano nel XIX secolo: i nomi di tutte le parti della nave, le attività che si svolgevano ogni giorno su di essa, il cibo che vi si consumava , le consuetudini della vita sociale tra ufficiali e truppa , tutto viene narrato con maestria e con una tale disinvolta capacità di legare l’attenzione del lettore che , finito un libro, si può vivere solo nell’attesa che venga stampato il seguente.
Purtroppo i libri sono solo 20, e l’autore è passato a miglior vita: una vita che deve riecheggiare , ne siamo certi , ancora delle cannonate della nave da guerra di Jack Aubrey il fortunato.
IL FILM
Il regista del film, tratto non da uno solo dei libri di O’ Brian , ma da una rilettura cumulativa dei diversi volumi scritti dall ’autore , è Peter Weir, creatore di opere cinematografiche di vario genere fra cui ricordiamo “L’attimo fuggente”, Witness”, “Un anno vissuto pericolosamente” e molti altri .

Il regista Peter Weir e Russel Crowe
Passando disinvoltamente dal genere leggero a quello drammatico, dalla commedia all’avventura,
per generale consenso è possibile affermare che Weir confeziona con questo “Master & Commander” un ottimo film di guerra sul mare, come non se ne facevano da tempo, perché l’interesse per i film di guerra era andato scemando in tempi di pace ,e ora non sarebbe sicuramente così vivo se il film non fosse stato realizzato durante la guerra con l’Irak.
D’altro canto, tanto Weir che John Collee nel creare la scenografia del loro lavoro, spostano le date originarie scelte da O’Brian nei suoi libri per inserire le gesta dei suoi personaggi in un ambito storico: mentre lo scrittore inglese narra lo scontro degli Inglesi con gli Americani nel 1812,gli sceneggiatori scelgono l’anno 1805 per ambientare lo scontro della Marina Inglese con quella Francese di Napoleone , conferendo alla narrazione filmica un maggior mordente per un pubblico che conosce la Storia nelle grandi linee e ricorda soltanto nomi famosi, come quello di Nelson, al quale si fa frequente riferimento,ma riecheggiando anche un’attuale difficoltà di rapporti tra Francia e Inghilterra in seguito agli avvenimenti bellici contemporanei.

Come in un ambito strettamente guerresco di due secoli fa, nel film non c’è spazio per le donne , là dove nei libri di O’ Brian campeggiano due figure femminili di tutto rispetto, con caratteri e r u o l i ben delineati : Sophia, la moglie di Jack Aubrey, e Diana, prima amante poi moglie di Stephen .
Il rapporto amoroso dei personaggi è sicuramente ‘sui generis’, ma certamente ‘normale’, laddove nel film ,forse per adeguarsi ai clichets ormai indispensabili da adottare per attirare la pruriginosa curiosità del pubblico, viene messa più volte in evidenza una supposta tendenza all’omosessualità dei due protagonisti che invece O’ Brian presenta come uomini dal fascino e dalle tendenze chiaramente virili , il cui successo con le donne, mogli degli Ammiragli comprese , non è mai messo in dubbio.
La vita in mare è molto dura,e sono uomini temprati a tutti gli avvenimenti possibili quelli che il film presenta, senza lesinare la drammaticità di eventi bellici ; di esequie in mare per eroi che hanno combattuto donando la vita per la Patria ; dello sgomento dei giovani apprendisti che per le prime volte si trovano a dover affrontare una serie di imprese affascinanti e terribili allo stesso tempo, quali la guerra soltanto può generare.

Gli attori recitano con ammirevole impegno, Russel Crowe riproponendo la grinta del “gladiatore”,Paul Bettany fornendo una versione molto moderna di un medico di bordo che è anche scienziato e umanista oltre che prototipo di un antenato di “007”, mentre tutti gli altri componenti del cast rivaleggiano per delineare con professionalità i caratteri dei personaggi che
rappresentano.
Bella l’ambientazione dei fatti narrati , con una accuratissima ricostruzione degli arredi e delle armi ,delle divise ,della vita del tempo , delle usanze marinare tipiche della Marina Britannica ,mentre riecheggiano nell’atmosfera di tutto il film concetti che da tempo sembravano essere stati posti nel dimenticatoio, quali i valori ideali dell’onore , dell’amicizia , della disciplina,
dell’obbedienza ad un’autorità riconosciuta come può essere quella di un comandante che affronta per primo i pericoli ed è di esempio per i suoi uomini.
LA TRAMA
Come si è detto, nonostante nei titoli del film appaia citato solo il libro di O’Brian “Ai confini del mare”, in realtà l’ispirazione all’opera dello scrittore inglese è globale.

Il Capitano Jack Aubrey, ovvero Russel Crowe
Il racconto cinematografico presenta il comandante Jack Aubrey sulla nave “Surprise”,mentre spostandosi tra due oceani , dalle coste del Brasile a Capo Horn , dalle acque gelide dell’ Antartico alle Isole Galapagos , insegue o è inseguito da una nave francese su cui , tra mille vicende e altrettante difficoltà ,riesce ad avere la meglio, non senza l’angoscia di dover decidere se inseguire il nemico per vendicarsi o portare in salvo l’equipaggio che lo ha sempre sostenuto in tante vittoriose battaglie.
Il film ,oltre al successo di cassetta, riscuote anche i riconoscimenti della critica per la sobrietà degli effetti speciali, che, sebbene siano ingenti , sono ben mimetizzati e non alterano l’atmosfera del plot che riporta lo spettatore ad un’epoca storica anteriore di due secoli .
Kate Catà.

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