una rosa d'oro

 

La storia e... le piccole storie

 

 


LA SICILIA DALL'XI AL XIII SECOLO: UN RUOLO DA PROTAGONISTA 

A cura di Kate Catà

 

 "Sicilia natura et nomine triquetra..."
Affresco della Galleria delle Carte Geografiche del Vaticano-1581-


 
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Agli albori del nuovo millennio molte parti dell'Europa non avevano ancora un assetto durevole.
Fra queste vi era l'Italia meridionale, cui era correlata, per molti motivi,
l'isola di Sicilia, da sempre possesso ambito dalla cupidigia dei popoli vicini che ne apprezzavano la posizione strategica al centro del Mediterraneo e la ricchezza che se ne sarebbe potuta trarre con un oculato sfruttamento.
Tuttavia, nel secolo XI, le condizioni della Sicilia sarebbero mutate, in seguito all'arrivo dei Normanni.
I Normanni -uomini del Nord- provenienti dalla Scandinavia, si erano insediati al tempo dei Carolingi nella zona atlantica della Francia , da dove spesso si spostavano per le loro scorribande, e furono noti agli inizi per essere dei predoni.
Ma, stabilitisi sul territorio francese, divennero cristiani e vassalli dei re di Francia che concessero ai nuovi sudditi, a titolo di feudo, il territorio conquistato il quale da loro prese il nome di Normandia.
Da lì, i Normanni volsero lo sguardo verso l'Inghilterra, e mentre i loro Duchi la conquistavano,semplici avventurieri normanni si recavano nell'Italia meridionale, chiamati come mercenari dai molti signori e duchi che, padroni di più o meno vasti territori, lottavano per la supremazia.
In cambio dei servigi prestati cominciarono a ricevere dei piccoli territori: altri ne conquistarono col valore delle armi sottomettendo quelli stessi che erano venuti a soccorrere.
Tra loro si misero in luce particolarmente i figli di Tancredi di Hauteville, poi detti in italiano Altavilla,che per una serie di intrigate vicende, passando con disinvoltura da un'alleanza ad un'inimicizia e viceversa, eliminarono diversi contendenti:Greci di Bisanzio, Salernitani, duchi di Capua,Gaeta, Sorrento, Amalfi, e perfino i Musulmani che ,in tanti, spadroneggiavano in Sicilia . Infine ottennero dall'Imperatore Enrico III l'investitura delle terre occupate.



Cattedrale di Cefalù.sec.XI/XII



Ma ancora si comportavano da predoni: uno di loro, Roberto il Guiscardo(=l'astuto), figlio di Tancredi d'Altavilla, secondo un cronista dell'epoca , faceva "vita da ladrone": eppure, per una serie di motivi di carattere politico e religioso,nonostante avesse sconfitto e preso prigioniero lo stesso Papa dell'epoca,Leone IX, presso Civita,fu fatto Conte nel 1059 e giurò fedeltà alla Chiesa Romana, implorando il perdono e l'investitura dal Papa rimesso in libertà.
Suo fratello Ruggero I,Conte di Sicilia,aveva ricevuto nel 1098 dal Papa Urbano II una dignità equivalente a quella di legato apostolico: egli e i suoi discendenti sarebbero stati liberi di eleggere vescovi,raccogliere le entrate della Chiesa, dirimere i problemi ecclesiastici in Sicilia.
In realtà gli venivano trasferite molte prerogative papali, di cui i suoi discendenti si sarebbero poi serviti molto più di lui, aggravando in tal modo il conflitto tra Regno e Papato.
Il suo successore,Ruggero II (1105/54) anch'egli Conte di Sicilia,allargati ulteriormente i suoi domini, approfittando dell'elezione contemporanea di due Papi,si fece incoronare da quello fra i due che egli apertamente sosteneva,divenendo Re(1130): il suo titolo era "Rex Siciliae et Apuliae", o, secondo alcuni documenti,"Siciliae et Italiae Rex".

 

 

Pianta di Palermo riferibile al tempo dei Normanni


 
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A Ruggero II, primo re, successe Guglielmo I (1154/66) detto 'il Malo, di cui le leggende narrano infinite crudeltà, ma la critica recente ha potuto dimostrare che la fama e il nome della sua presunta malvagità furono fomentate dalla nobiltà feudale a lui nemica, contro la quale dovette difendersi per tutto il tempo che regnò,naturalmente con i metodi che gli erano congeniali e che già i suoi avi avevano praticato.
Egli aveva peraltro un regno assai vasto, di nuova formazione, che subiva l'attacco di forze disgregatrici dall'interno da parte della nobiltà, e aggressive dall'esterno da parte dei Greci, dei Musulmani e dell'Impero.
Per coadiuvarlo, prese accanto a sé un notabile lombardo di Bari, Majone, che portava il titolo di 'Emiro degli Emiri',ma non era musulmano. Era bensì ammiraglio della flotta regia, già potenziata da Ruggero II.

La capitale del Regno di Sicilia fu
Palermo.

In essa coabitavano diverse etnie: Lombardi,Greci,Saraceni,Liguri, Ebrei, i quali tutti,avendo ogni popolo qualità sue proprie,avevano funzioni e ruoli specifici, che però potevano cambiare col tempo.
Potevano essere celebrate nozze tra gente d'ogni popolo e religione,le leggi erano uguali per tutti per quanto riguardava la cosa pubblica, ma lo statuto personale dipendeva dal diritto del popolo d'appartenenza.
La religione era liberamente professata: solo nel XIII secolo la popolazione musulmana fu espulsa dalla Sicilia.
Si poteva veramente confermare il carattere di crocevia culturale della regione,che era un punto di riferimento certo anche per il commercio marittimo che coinvolgeva tutto il Mediterraneo.
Del resto, prima dell'arrivo dei Normanni,la Sicilia era perfettamente integrata nel mondo musulmano,e,al giungere di essi, molti intellettuali ,scrittori ,giuristi arabi fuggirono disperdendosi in Spagna,in Portogallo o in Egitto.
I Normanni trovarono nell'Isola solo un paio di vescovi greci,e dovettero ricostituire una serie di vescovati latini e di monasteri che sicuramente giovarono oltre che alla cristianità, anche alla cultura e alla trasmissione dei valori della classicità.

 

Duomo di Monreale-Chiostro-XII sec

 



Guglielmo I morì a poco più di 40 anni,lasciando erede il figlio secondogenito di soli 12 anni, con la reggenza della madre Margherita di Navarra.
Il giovanissimo sovrano, detto 'il Buono,mite di carattere, non inasprì le tasse, mantenne buoni rapporti con le diverse componenti etniche del suo popolo, con la Chiesa, e furono certamente gli anni del suo regno i migliori della dominazione normanna. 
Infine, quasi presago che, morto lui, i suoi figli non avrebbero avuto la forza di contrastare la Casa di Svevia cui apparteneva Enrico VI Hohenstaufen,figlio di Federico Barbarossa e Imperatore del Sacro Romano Impero, diede a costui in isposa sua figlia Costanza( secondo alcune fonti zia, perché figlia postuma di Ruggero II ),la quale, rimasta vedova con un figlio piccolo, Federico, fu poi, a causa della morte prematura dei fratelli, reggente del Regno a nome del figlio, che sarebbe stato il primo dei sovrani svevi della Sicilia e il più grande.


Ormai i Normanni si erano amalgamati alle popolazioni conquistate, e, benché favorissero il Cattolicesimo, si guardavano dal perseguitare coloro che, come i Bizantini scismatici, i Musulmani , gli Ebrei, praticavano diverse religioni. Tutti i sudditi erano uguali dinanzi alla legge,ed erano tenuti a prestare la loro preziosa opera per il bene e la prosperità comune.



CARATTERISTICHE DEL REGNO NORMANNO DI SICILIA


La capitale del 'Regnum Siciliae et Apuliae' era ,come si è detto,Palermo, allora la più importante città del Regno. 
Il Re,circondato da ministri, poeti, dotti d'ogni nazione,Latini,Normanni, Greci di Bisanzio e Saraceni,viveva con fasto orientale, ammirato dai contemporanei come il più potente e ricco fra i Re d'Occidente.
In quel periodo la condizione politico-economica del Regno era molto buona,

per la grande attività dei vari popoli che l'abitavano:gli ottimi agricoltori musulmani,gli espertissimi 'industriali' della Sicilia - ovviamente, per industriali si intendevano coloro che lavoravano il legno,il ferro, che tessevano le stoffe,insomma gli operai-gli abilissimi marinai capaci di condurre in tutto il Mediterraneo le merci e i prodotti dell'Isola e del resto del Regno.

Fiorì l'industria della seta, importata dagli Arabi che avevano introdotto la coltura dei gelsi e l'allevamento dei bachi da seta.
L'arte,da secoli non più praticata, cominciò a ricevere nuovi impulsi, anche per merito della Chiesa, che favorì e fece sorgere, aiutata dal potere regio, bellissime chiese, in uno stile particolare, che, avvalendosi di maestranze per lo più arabe,fu detto Arabo-Normanno, unico nel suo genere.
Ne sono tuttora testimonianza le
cattedrali di Palermo,di Monreale,di Cefalù,la Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo,ornate di preziosi mosaici e di splendida fattura.

Cappella Palatina
Interno e mosaici-Palermo,XII sec



Anche l'architettura civile ebbe i suoi straordinari esempi:
il Palazzo Reale detto appunto "dei Normanni", il Castello della Zisa,il cui nome arabo originale, "Al-Aziz", vuol dire "la bene-amata",fortilizi a protezione delle coste e dei territori di confine ad uso militare, condotte d'acqua e canali per l'irrigazione, strade di collegamento tra città e provincia.
La cultura fu incentivata e praticata con assiduità:vi furono scrittori arabi e greci di geografia, filosofia e matematica, e molti furono gli studiosi arabi che fiorirono in Sicilia, tra cui il famoso Idrisi, scienziato multiforme del suo tempo.






CONSEGUENZE DELLA CONQUISTA NORMANNA


Sicuramente nella storia della Sicilia la conquista normanna fu un momento particolarmente importante e significativo.
L'Isola, che non era mai stata autonoma, ma era caduta nelle mani di un'infinità di padroni provvisori , si trovava ora al centro dell'attenzione dei suoi regnanti sede del potere, curata e accresciuta nella sua bellezza e nella sua prosperità, sebbene non se ne rendesse conto, e spesso molte città si ribellassero perché ritenevano troppo duro il modo di governare dei Re Normanni prima, e in seguito anche di Federico II di Svevia.
Tali affermazioni sono tuttavia da riferire al tempo dell'XI e del XII secolo, tenuto conto delle condizioni esistenziali dei cittadini non solo siciliani, ma di tutto il mondo allora conosciuto, in relazione al quale è possibile esprimere un simile giudizio.
Infatti, partendo da tale constatazione, è possibile ammettere che la conquista Normanna condusse all'unificazione politica dell'Italia meridionale,di cui separò le popolazioni dall'impero greco - bizantino e dagli stati africani, e sembra di poter dire che in quest'occasione le popolazioni italiche del sud acquisirono la forma ideale di un tutto unico di cui presero coscienza.
Nel contempo,la dominazione normanna fece sì che l'Italia Meridionale non cadesse sotto la giurisdizione del Sacro Romano Impero e che si congiungesse alla Chiesa Cattolica, con la quale prima il legame era molto debole e pressocchè inesistente.
Per questa ragione Urbano II aveva concesso a Ruggero I la Legazia apostolica: perché sapeva bene che la Sicilia, in mano ai Musulmani, mancava del tutto di strutture ecclesiastiche che potevano essere costituite solo da un potere saldo e da mani ferme .
Tuttavia, il Regno Normanno impedì alla Sicilia e all'Italia Meridionale l'esperienza dei Comuni, che si andavano affermando sempre più approfittando anche dell'indebolimento dell'Impero e del suo frazionamento.


Palazzo Reale di Palermo
-Anonimo.XVIII sec-


 
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FEDERICO II DI SVEVIA, STUPOR MUNDI


Costanza d'Altavilla,quindi, si era sposata,per motivi politici e nonostante fosse d'età più avanzata dello sposo, con Enrico VI di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero,e dalle nozze nacque un figlio,Federico, che presto rimase orfano, perché l'Imperatore morì dopo soli 3 anni di regno. 
Enrico VI ,divenuto Re di Sicilia,si comportò crudelmente con coloro che considerò nemici e traditori, così da superare la durezza dei predecessori e dei discendenti: del suo breve regno si ricorda soltanto il senso di terrore che egli riuscì ad ispirare persino nella consorte, Costanza, di cui si disse che preparava una congiura, che non giunse a termine per la prematura morte dell'Imperatore.
Per la nascita di Federico si erano rinnovati i temi messianici tanto cari agli agiografi medievali:era nato a Jesi, mentre la madre, al nono mese della gestazione, scendeva verso la sua Sicilia dove pensava di far nascere il figlio; il nome della città aveva la stessa radice del nome 'Jesus': sarebbe stata la nuova Betlemme; era nato il 26 dicembre 1194,il giorno dopo il Natale e dopo l'investitura del padre a Re di Sicilia:era dunque destinato alla porpora imperiale.
Il piccolo erede ,ignaro del gravame politico che pesava sulle sue esili spalle-era infatti non solo erede del Regno di Sicilia,ma anche di quel Sacro Romano Impero con cui i suoi avi Altavilla avevano sempre combattuto- ebbe come unico sostegno la madre Costanza, che fu reggente al posto del defunto consorte e del figlio minorenne.
Infuriavano in quel tempo le lotte tra Guelfi e Ghibellini, due nomi che indicavano due partiti di opposte tendenze,cui si è voluto dare un significato ben preciso che essi in realtà non ebbero.
I termini erano stati adoperati per la prima volta in Germania,per indicare due dinastie e i loro partigiani( Wolf e Weiblin) ,e poiché la dinastia Ghibellina (o degli Svevi) resse più a lungo l'Impero e quella Guelfa fu a capo dei suoi avversari, e si accordò col Papato per averne l'aiuto contro i sovrani svevi regnanti,così il partito Ghibellino si identificò col partito imperiale, e quello Guelfo fu indicato come partito d'opposizione,papale, feudale, nazionale, secondo i luoghi e le situazioni storiche del momento.
La lotta tra Guelfi e Ghibellini ebbe anche dei risvolti sociali, al tempo non molto evidenti, ma oggi facilmente identificabili: fu anche lotta tra nobili e popolo, tra popolo grasso(la borghesia nascente) e popolo minuto.
Nell'Italia del Nord si accendeva anche la contesa per l'affermazione dei Comuni, e poiché in quel tempo non si conoscevano le riforme democratiche, l'esercizio del voto, l'avvicendarsi pacifico dei partiti al governo ,le questioni si risolvevano, anche all'interno delle città, con le armi.
E certamente le opposte fazioni non vedevano di meglio che ascriversi alla parte dei Guelfi o a quella dei Ghibellini, non perché necessariamente tenessero per il Papa o per l'Imperatore, con cui non di rado avevano frequenti scontri,ma per sentirsene protetti e per realizzare il concetto di unità non, come qualche ideologo risorgimentale volle far credere,di carattere nazionale,(per creare,ad esempio, una supposta unità d'Italia 'ante litteram'), ma un'unità che significasse comunione d'intenti contro le pretese imperiali o papali di decidere del destino di uomini liberi e di libere città.


Il Castello della Zisa
-Anonimo-1831-Palermo-


 
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Morto quindi Enrico VI,si poneva il problema di un'eredità che,riunendo sotto lo stesso potere l'Impero e il Regno di Sicilia,avrebbe stretto in una morsa da nord e da sud lo Stato Pontificio.
Era in quel tempo sul trono papale Innocenzo III(1198/1216), un Papa teocratico, che riuscì ad innalzare la Chiesa al massimo splendore temporale e affermò la superiorità del potere papale su quello imperiale.
Si intromise infatti nelle questioni politiche del tempo,parteggiando per l'uno o per l'altro dei sovrani contendenti,con l'uso improprio dell'arma della scomunica che aveva come prima conseguenza il potere di liberare i sudditi dal dovere dell'obbedienza al proprio sovrano.
Dovendosi procedere all'elezione del nuovo imperatore,dopo molteplici lotte e patti e concessioni fatte tra le parti avverse,giunse al trono imperiale Ottone di Brunswick, mentre il piccolo Federico II , essendogli morta anche la madre, la Reggente Costanza,veniva affidato per testamento di lei allo stesso Papa Innocenzo III che gli avrebbe fatto da tutore.

Il Papa, avendo quindi tanta autorità sul fanciullo, lo convinse a rinunciare al titolo di Imperatore che gli sarebbe spettato e a conservare per sé unicamente il Regno di Sicilia.

 



UN RE MODERNO


Quando assunse il titolo di Re di Sicilia ,però,Federico era divenuto un giovane uomo di ingegno pronto, di grande cultura estremamente vasta e proteiforme, che aveva tratto non solo dall'istruzione che gli era stata impartita, ma anche dalla frequentazione dei dotti del tempo, ecclesiastici e laici, incontrati sia presso la corte papale, sia nel Regno di Sicilia.

Essi erano indifferentemente Cristiani, Greci, Musulmani ed egli li tenne sempre presso di sé anche durante gli anni del suo regno,dimostrando di aver preso da essi non una sola dottrina, ma la capacità di metterne a confronto tante, e di trarre da ognuna ciò che potesse risolvere anzitutto i problemi pratici del governo.
Di fatto, pur essendo stato educato da Innocenzo III, egli non era veramente credente,anche se non abbandonò mai la Chiesa e mai combatté contro di essa,bensì contro il potere temporale dei Papi. 
Ai suoi tempi,però, si erano diffuse delle dottrine filosofiche, tra cui quelle del filosofo arabo Averroè che inclinavano verso lo scetticismo. 
Averroè aveva affermato per primo che "le verità filosofiche e quelle religiose sono inconciliabili, e che le prime costituiscono la vera sapienza".
Federico II era curioso di tutte le novità, era sicuramente proiettato nel futuro e in anticipo sui suoi tempi, amava le osservazioni e le esperienze naturali, favoriva la pratica delle arti e di nuove tecniche lavorative. 

Castello a mare (fortezza) del porto di Palermo
-Anonimo-XVIII secolo-


 
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Ebbe anche e soprattutto una nuova concezione del Regno, che voleva saldamente nelle mani del Sovrano, coadiuvato da funzionari di nomina regia, appartenenti al ceto medio, il che escludeva dal potere la nobiltà e i suoi privilegi.
Era questa una sorta di assolutismo,che diversi secoli dopo fu la forma di governo assunta dagli stati nazionali al loro nascere.
Federico fu anche fautore di nuove leggi, e l'insieme delle leggi del Regno di Sicilia dei Normanni e dello stesso Federico va sotto il nome di "Costituzioni Melfitane",dette così dalla città dove furono rese pubbliche.
Per quello che lo riguardava, il Re svevo imponeva ai suoi sudditi,nobiltà e popolo, l'obbedienza e la sottomissione, ai baroni di restituire i feudi che erano proprietà del Re, a tutti di non portare armi, di attenersi solo ai tribunali di nomina regia,anche per gli ecclesiastici che sino ad allora erano giudicati dalla Chiesa.
Con tali leggi, però, egli si inimicava sia la nobiltà che il clero.
Per rendere esecutive le nuove leggi fu necessario affidare a funzionari di nomina regia le varie responsabilità amministrative. Nasceva così la burocrazia.
Nel frattempo, morto il Papa Innocenzo III, era salito al soglio pontificio Onorio III, che, nel 1220, in seguito a promesse e concessioni, incoronò Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero, restituendogli il titolo cui Innocenzo III gli aveva imposto di rinunciare.
I Papi successivi ebbero duri scontri con l'Imperatore e Re di Sicilia:egli aveva promesso di compiere una Crociata e di liberare Gerusalemme e il Santo Sepolcro, ma per cause varie, ritenne di poter ottenere lo stesso risultato anzi che con le armi,pagando una grossa somma per il riscatto dei luoghi sacri.

 

Portale arabo-normanno del Conservatorio musicale di Palermo





Ciò destò uno scandalo nel Papato e presso tutta la cristianità, e Federico venne scomunicato.
Dopo una lunga lotta, Federico vincitore restituì al Papato terre e privilegi, ed ottenne la fine della scomunica.
Ora lo aspettava il riordino dell'Impero e del Regno di Sicilia.



LA SICILIA DEGLI SVEVI


La Sicilia era una terra di contrasti:il Regno era in parte insulare, in parte continentale,era una monarchia assolutistica con una burocrazia che si era sviluppata rapidamente,una ricchezza notevole anche se mal distribuita, cosa che per quel tempo era assolutamente normale,una vivacità culturale che la poneva certamente all'apice della piramide del sapere nell'ambito del Mediterraneo occidentale.
D'altro canto, la Sicilia era anche tormentata dalla ribellione di diverse etnie che mal sopportavano il governo regio,che a sua volta era minacciato da altri potenziali sovrani invogliati dalla fama delle sue ricchezze.
Si diceva infatti che nel XII secolo gli introiti della sola città di Palermo fossero pari a quelli del sovrano d'Inghilterra per l'intero suo regno, le cui miniere d'argento erano certamente una fonte continua di guadagno.
Eppure la Sicilia, col suo frumento, era molto più ricca: già Roma l'aveva considerata il suo granaio.
Mentre le vicende storiche  traevano Federico II  lontano dall'Isola, a Palermo tuttavia prosperavano ,in attesa dei suoi ritorni, le iniziative che egli aveva fatto nascere e crescere: la Scuola Poetica Siciliana,il lavoro delle "
Nobiles Officinae", già iniziato al tempo dei Re Normanni e potenziato da Federico stesso,il riordino delle leggi che sovrintendevano all'organizzazione amministrativa del regno.
Ma cominciavano anni aspri per Federico, che iniziò una dura lotta col Papato il quale rispose scomunicandolo più volte.
Da queste traversie egli si allontanava per fare ritorno alla sua Sicilia, che era per lui il luogo dove sentiva rinascere il desiderio di pace, di bellezza e di armonia, il luogo,che,solo, gli consentiva di ritrovarsi con le cose che amava di più, come la caccia col falcone, che egli sommamente prediligeva al punto da aver creato una vera e propria scuola conosciuta al tempo in tutto il Mediterraneo, o come il ritrovarsi con i poeti della sua Scuola di poesia, in cui amava cimentarsi anch'egli con i suoi versi.
Tuttavia, col passar del tempo egli si era sempre più allontanato dall'ideale di tolleranza che lo aveva caratterizzato all'inizio del Regno,e, sebbene mostrasse di volersi ispirare al modo di governare dei Normanni che lo avevano preceduto, si risolse ad emanare leggi e a far perseguitare Ebrei, Musulmani e determinate categorie sociali quali le prostitute e gli strozzini, come gente che inquinava con la sua presenza la dirittura morale del tessuto sociale. 
Da tempo aveva chiesto ed ottenuto il riconoscimento del diritto del figlio Enrico di regnare in Germania e di succedergli poi sul trono imperiale.
Ma pare che il figlio non lo ripagasse di ugual sollecitudine se, come sostengono alcune fonti, andava preparando una congiura per spodestarlo.
I successi e le sconfitte nella lotta col Papato furono alterni, ma la sua abilità nel condurre la tenzone che lo vide spesso vincente, fecero sì che egli venisse chiamato "Stupor Mundi", la Meraviglia del mondo, anche se molti sostengono che tale denominazione gli fosse dovuta perché egli era stato il primo a fondare la Scuola poetica siciliana, la prima a poetare in lingua italiana.
La sua esistenza era divenuta sempre più travagliata: i forzieri del regno si erano svuotati per sostenere guerre e promuovere imprese. 
Alla ricerca di denaro, guardava con sospetto persino i collaboratori più fidati, che lo avevano sostenuto durante le sue prolungate assenze, lontano dal Regno di Sicilia.
Tra questi uno, Pier delle Vigne, era stato quello di cui egli si era più servito,per oltre 20 anni, uomo di grande abilità e capacità di governo. 
La voce pubblica e- come testimonia Dante nella Divina Commedia - l'invidia degli altri cortigiani,sussurrarono a Federico che Pier delle Vigne si fosse arricchito attingendo anche ai beni della Corona.
Il collaboratore di Federico venne imprigionato a Cremona nel 1249, e, riconosciuto colpevole, fu accecato e gettato in carcere,dove, non reggendo all’onta e al dolore di essere stato accusato dal Sovrano che riteneva di aver servito fedelmente per più di 20 anni, si tolse la vita.
L'Imperatore languiva ora per un male sconosciuto, che si voleva indotto da un tentativo di avvelenamento perpetrato dal delle Vigne prima di essere arrestato. 
In realtà doveva trattarsi di altro, se egli ,dopo un anno circa, per un attacco di dissenteria, mentre si trovava in Capitanata nel castello di Fiorentino, fu colto da una febbre violenta che lo condusse a morte in pochi giorni.

Moriva lontano dalla sua Sicilia, ma volle che il suo corpo vi fosse riportato: ed egli è sepolto,ormai riconciliato con Dio, nella Cattedrale di Palermo, dove ancora oggi qualche mano pia porta, a distanza di circa 8 secoli, un fiore sulla sua tomba, per ricordare un re straordinario, nei difetti e nelle virtù, un sovrano della cui grandezza gli stessi nemici non poterono non apprezzare le capacità politiche e di governo.





FINE DELLA CASA SVEVA 

Dopo la morte di Federico II si apriva un periodo di disordini interni, dovuti all'alternarsi di sovrani da lui discendenti o in ancor tenera età, o morti poco prima di prendere il potere,come avvenne per il figlio Corrado,mentre maggior peso ebbe il governo di Manfredi, figlio naturale dell'Imperatore, che aveva prima fatto le veci di Reggente di Corrado, e poi si era fatto incoronare Re di Sicilia nel 1258, nonostante Corrado avesse un legittimo erede ancora fanciullo, Corradino.
Ma il Papato non aveva smesso di perseguitare gli Svevi -pare che il Papa Innocenzo IV avesse accolto la notizia della sua morte dicendo:"Si rallegrino il Cielo e la Terra!"-e, per contrastare Manfredi e strappargli il Regno di Sicilia, il Papa Urbano IV,francese, offerse il regno al fratello del Re di Francia, Carlo d'Angiò, se avesse saputo scacciarne gli Svevi.
Carlo scese in Italia, dove già per matrimonio possedeva diversi territori in Piemonte e altri ne aveva presi con la forza.
Il Papa fece con lui un trattato che lo garantiva ampiamente per la libertà dei suoi territori e il rispetto del Clero e della Chiesa. Quindi, nel 1266 Carlo d'Angiò venne incoronato a Roma Re di Sicilia. 
Manfredi lo incontrò in battaglia a Benevento, ma le forze preponderanti dei Francesi ebbero la meglio, e Manfredi stesso morì, combattendo valorosamente. Di lui parla,e della sua morte, Dante Alighieri nel Purgatorio :

"..biondo era e bello e di gentile aspetto..."-

Ma con Manfredi, finiva la stagione felice della Sicilia, perché Carlo d'Angiò,per cancellare ogni traccia del sangue svevo dal Regno, faceva decapitare ,dopo averne sconfitto l'esercito, il figlio sedicenne di Corrado, Corradino,nel 1268, sulla Piazza del Mercato a Napoli.
Il casato svevo degli Hoenstaufen aveva innalzato la Sicilia alla dignità imperiale in una con il suo re ,Palermo era stata la capitale del Regno ed aveva ospitato il suo Imperatore. 
L'impronta dei suoi fasti rimangono nei monumenti, nelle Chiese, nei Palazzi, negli oggetti mirabili creati nelle Nobiles Officinae che ,come per miracolo, sono giunti sino a noi. 

Quando la Sicilia era il "cuore pulsante" del Mediterraneo...- 


Kate Catà

 

Duomo di Cefalù
Cristo Pantocrator
Mosaico- Abside centrale-XII secolo


 
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