una rosa d'oro

 

Commenti e critiche


 

  L'inquinamento acustico:

i telefoni cellulari

 

 The Scream-1893-
 Edward Munch

 

A volte i contenuti degli identificativi formali cambiano,così insensibilmente che ce ne accorgiamo a cose fatte.Ciò accade quando,andando ad aprire un contenitore del quale pensavamo di conoscere ciò che include, troviamo invece altri elementi, diversi del tutto,e che, probabilmente, non eravamo pienamente consapevoli di trovare.
In concreto,se prima parlando di inquinamento acustico intendevamo indicare tutti i rumori che ci disturbavano durante il giorno e la notte nell’ambito territoriale in cui vivevamo e lavoravamo,dopo un rapido esame del suddetto, ci rendiamo conto che molto è cambiato.
Ma è cambiato non perché siano venute meno le cause che determinavano un’alterazione del contesto vitale umano,bensì perché,con l’aggiunta di una nuova forma di inquinamento,molto più vicina fisicamente all’uomo e molto più invasiva dell’ambiente in cui esso vive,quelli che sembravano gli elementi fondamentali e caratterizzanti del fenomeno sono passati in secondo piano.
Infatti, negli ultimi anni i rumori che costituivano,per così dire ,il “pacchetto” di base a cui ci si riferiva per indicare un fenomeno che era altamente lesivo dell’equilibrio uditivo generale,erano quelli provenienti dal traffico,dagli aerei che sorvolano a bassa quota l’abitato,dagli strumenti del lavoro edile,dall’impropria collocazione di animali domestici nell’ambito delle abitazioni civili.
A tutto ciò, di recente,si è aggiunto un nuovo elemento: quello dei telefoni cellulari,il cui fastidio si esplica su due piani.Il primo è quello dello squillo del telefono.
Le suonerie sono di tipo vario e vanno da squilli più o meno armonici di breve durata alla riproduzione di intere canzoni o sinfonie e brani di musica classica rivisitata in chiave moderna.
La collocazione delle suonerie è diventata un vero e proprio ‘business’,si possono acquistare e regalare anche a destinatari ignari e non consenzienti orribili suonerie per pochi spiccioli.
Il secondo piano –secondo in ordine temporale, non certo per minor fastidio recato a chi ascolta - è quello relativo alla voce di chi possiede il cellulare e risponde alle chiamate.
Il proprietario di un cellulare ,nonostante lo strumento di comunicazione in questione sia in uso già da tempo, è sempre orgoglioso del SUO telefonino.
I motivi dell’orgoglio possono essere diversi e dipendono anche dall’estrazione sociale del possessore. 
Se esso è di modeste condizioni sociali,probabilmente il telefonino costituisce la dimostrazione del raggiungimento di una condizione economica che lo riscatta dalla totale povertà rispetto ai suoi simili.Ciò avviene anche per gli extracomunitari che ,quando riescono a comprare un cellulare, si mettono in condizione di affrancarsi dai telefoni pubblici per comunicare con i luoghi d’origine e mostrano con evidente compiacimento ai connazionali il frutto dei loro risparmi come a significare di essere riusciti ad inserirsi nel mondo del lavoro locale.
Se invece chi possiede il cellulare è agiato o addirittura ricco, sarà orgoglioso di avere un cellulare all’ultima moda, un palmare grande pochissimi centimetri quadrati, un telefonino che fa anche le fotografie, che si connette con Internet, che si collega con le Borse internazionali e dà in tempo reale le ultime notizie economiche .
In ogni caso, chi ha un cellulare, appena esso squilla,risponde a voce alta, passeggia da un punto all’altro del luogo in cui si trova,proclama le sue idee in modo che tutti intorno ascoltino la sua telefonata,incurante del fastidio che dà al suo prossimo,ignorando che agli altri non importa nulla della sua conversazione tranne per il fatto che si sentono a disagio,oltre che per il tono della sua voce, anche per l’imbarazzo nel sentirsi coinvolti nei fatti altrui quali involontari e riluttanti testimoni.

A corollario dei problemi ora citati,si pone quello del luogo ove sia opportuno adoperare e lasciare acceso un cellulare.Sembrerebbe elementare scegliere i luoghi opportuni per la bisogna ed escludere quelli in cui assolutamente un cellulare NON può rimanere acceso.
Eppure si sentono squillare suonerie in chiesa, a teatro e a cinema, in ascensore e in tribunale, in classe a scuola e in aula all’Università , sull’aereo nonostante la proibizione di legge.
Ma dove veramente si raggiunge il massimo del cattivo gusto e della maleducazione è negli Ospedali.Sono luoghi dove il silenzio,il rispetto per il dolore e la sofferenza dovrebbero consigliare la massima discrezione e delicatezza nell’imporre la propria presenza. 
Ma la gente si comporta con insolenza,si muove,parla come se fosse a casa propria o per la via e poco male se qualcuno avrebbe bisogno di pace e tranquillità .
Ogni ammalato ha il proprio cellulare,sempre collegato ad una presa elettrica - dell’Ospedale - per ricaricarlo continuamente.
Egli viene chiamato molto spesso da amici e parenti. 
La suoneria è messa al massimo e gli altri ammalati della stessa corsia vengono scossi all’improvviso, anche mentre tentano di riposare, da squilli disumani o da musiche demenziali.

Ai cellulari degli ammalati si aggiungono,nelle ore di ricevimento,quelli dei parenti e degli amici che vengono a trovarli.
Nei corridoi riecheggiano frattanto le suonerie e le voci degli infermieri e dei medici i quali,non si sa perché,gridano tutto il giorno per comunicare tra loro e per rispondere a telefono.
Si innesca a questo punto uno strano spirito di emulazione.
Un ammalato, fornito di cellulare,in Ospedale DEVE essere chiamato da amici e da parenti,altrimenti non è una persona “ che conta”.

Ciò deve accadere possibilmente per tutto il giorno, ma soprattutto nel momento del ricevimento: essere continuamente chiamato lo fa considerare una persona importante e piena di relazioni sociali. Di solito il(o la) parente più prossimo gli si siede accanto e spiega ai presenti che sono venuti a trovare l’ammalato chi stia facendo la telefonata, quali relazioni intercorrano tra il chiamante e il chiamato,quante volte già ha chiamato prima di quel momento,dal che si deduce il grado di interessamento dimostrato.
I presenti si mostrano interessati, e, se la persona che ha effettuato la chiamata è da loro conosciuta o, ancor più,se è un parente, cominciano ad affidare messaggi all’intermediario per suggerire qualcosa da dire o chiedere a chi sta dall’altro capo del telefono,questa volta senza fili.
Ben presto la telefonata diviene corale, le voci si elevano di tono perché ognuno vorrebbe che l’ammalato riferisse le proprie parole. 
L’ammalato boccheggia, crolla esanime sul cuscino, tendendo con le sue ultime forze in alto il braccio che brandisce il cellulare, il quale viene raccolto al volo dal più veloce degli astanti, che, magari ,continua lui la telefonata.
Chi per caso cade,anche per una sola ora di day-hospital in simili calderoni, ne esce stordito,annientato,non solo dal fracasso –chi mai potrà salvare l’umanità da questa peste bubbonica  - ma anche e soprattutto dalla constatazione che questo tipo di comportamento, come altri, sta a significare quanto nella nostra società si tenga conto dell’”altro”,le cui necessità vengono tranquillamente ignorate.
Sarebbe ora che qualche pubblicità televisiva ammonisse la gente di guardarsi da simili eccessi,che qualche cartellone ricordasse nei luoghi pubblici e negli Ospedali di usare il vibracall invece della suoneria e di smorzare il tono della voce quando si parla al cellulare.
Non vorremmo essere pessimisti, ma non abbiamo molte speranze.
A giudicare dalla pubblicità, spuntano come i funghi sempre nuovi tipi di telefonini, il che fa pensare che sempre più persone possiederanno un cellulare o più: c’è già chi ne ha due in tasca,uno per il lavoro, e uno per le comunicazioni familiari ed amichevoli.
Ora i bambini, come dono per la Prima Comunione,chiedono un cellulare.
Prima che sia troppo tardi, speriamo che qualcuno corra a regolamentare la materia.



Kate Catà.

 

 

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