- Quando e cosa si mangia |
una rosa d'oro
COME SI MANGIA IN CINA
Cominceremo da un paese molto “trendy”, che è venuto prepotentemente alla ribalta pur non essendo mai scomparso dall’orizzonte internazionale: la CINA, che non è solo quella delle grandi e popolose città, ma anche quella delle campagne e dei piccoli centri fuori mano, dove anche un mazzetto di erbe e un pugno di riso devono bastare per nutrire un’intera famiglia. Mangiare in Cina è un’attività continua, che comincia al risveglio mattutino, di solito tra le 5 e le 6 antimeridiane, e procede per tutta la giornata, ufficialmente con la consumazione di cinque pasti – prima colazione, un pasto alle 11 che corrisponde al nostro pranzo, il tè alle 14, un altro pasto alle 17 che corrisponde alla nostra cena, e infine uno spuntino prima di andare a letto per dormire. Ma negli intervalli di una giornata scandita da tutte queste occasioni manducatorie, i cinesi continuano a sbocconcellare pane giallo, a rosicchiare frutta secca caramellata o semi di girasole, a masticare cibo acquistato per via da venditori ambulanti, a prendere un gelato.
Si tratta di cibo povero, di basso costo e di scarso valore nutritivo, preparato per gente che può spendere poco. Nelle città e nei piccoli centri vicini alle fabbriche i cinesi trovano da mangiare gratuitamente, grazie alle mense aziendali e, per i piccoli, alla scuola. Per questo vanno in giro con dei contenitori di metallo smaltato dove, pur che se ne presenti l’occasione, mettono il cibo che è distribuito e che spetta loro, nei centri della zona dove vivono, dove sono cotti cibi al vapore, tortelloni con ripieni vari, zuppe di verdure o di pesce, sebbene le porzioni siano piuttosto esigue: ed è per ciò che restano tutto il giorno con la necessità di mangiare qualcos’altro. Le porzioni, poi, sono piccole perché nella mente dei cinesi è salda la convinzione che il cibo è fatto per essere assaggiato, non divorato. Nelle campagne e nelle case, da per tutto, specialmente la sera, quando a preparare il cibo si provvede in famiglia, entra in ballo la capacità immaginativa e fantastica - nonché onnivora - del popolo cinese. Infatti i cinesi mangiano tutto, ovvero qualsiasi cosa essi considerino cibo, nutrimento, o fonte di energia che offra possibilità di sopravvivenza.
E’
evidente che ciò deriva dal fatto che oltre un miliardo di
persone deve trovare fonti di nutrimento in tutto ciò che la
natura offre, che derivi dal mondo vegetale o animale non importa. A preparare il cibo sono indistintamente uomini e donne: le donne, però, che lavorano tutte fuori casa per l’intera settimana, possono dedicarsi a confezionare il cibo solo il sabato e la domenica.
La tradizione di una cucina raffinata che preparava pranzi da diciannove portate si è mantenuta solo nei ricevimenti ufficiali che il Governo cinese offre in occasione di visite protocollari di personaggi politici internazionali. Nei ristoranti di alto livello, frequentati oggi da chi ha molti soldi o dagli stranieri, continua la tradizione di allevare generazioni di eccellenti cuochi che non si occupano solo di realizzare ricette straordinarie e complicatissime tramandate da secoli, ma anche della presentazione delle pietanze, la cui estetica è più importante, per i cinesi colti e raffinati, della bontà del piatto stesso. Nei
pranzi ufficiali, sia nel tempo passato che ai nostri giorni, in
presenza di splendidi e accuratissimi vassoi recanti squisiti
manicaretti, i commensali prima di assaggiare le pietanze devono
contemplarle e ammirarle per qualche momento. La cucina comune, invece, quella popolare, per tornare al discorso che si era già iniziato, è semplice, economica e di rapida cottura. Non sempre i cinesi mangiano quel che noi mangiamo: la povertà o le carestie li inducono a mangiare qualcosa che noi non considereremmo mai commestibile. Essi tuttavia danno a questi cibi per noi immangiabili nomi di fantasia, che celano la vera identità di quel che c’è nel piatto. E’ il caso dell’ ”anguilla di cespuglio”, che sarebbe il serpente, o del “daino domestico”, che altro non è se non un topo.
Ci sono poi altri cibi che gli occidentali non mangerebbero mai e che sono per i cinesi assolutamente squisiti: per esempio, le uova lessate poco prima che il pulcino esca dal guscio, o le uova Seng Hua, dette anche “dei cent’anni”, uova marce, diventate verdi. Ma in fondo, a volerci pensare, anche noi mangiamo qualcosa che per altri popoli potrebbe sembrare ripugnante: si pensi alle ostriche crude, o ai gamberoni in marinata, o, peggio, alle lumache e alle rane…- In Cina si mettono a tavola contemporaneamente diverse pietanze, ma non tanti piatti quanti sono i commensali. Ognuno prende una piccola porzione di cibo e per una volta sola. Non è concepibile per loro chiedere una seconda volta lo stesso cibo: se si ha fame, pensano, è meglio prendere una porzione di un’altra preparazione. I sapori si devono alternare nella varietà delle pietanze: il salato col dolce, che non chiude il pasto come da noi, il piccante con l’agrodolce. Si comincia in genere con un piatto freddo, seguito da uno di verdure,innumerevoli intermezzi,come uova, arachidi e frutta secca, pasta fritta. Seguono i piatti forti, tra cui un posto importante è tenuto dal maiale, tranne per i cinesi musulmani che non possono mangiarlo, e dal pollo, di cui si fa un grandissimo uso.
Tutto è tagliato in pezzi minuti, senza bucce o pelle, senza ossa né lische, e, se ci sono invitati, il o la padrona di casa deve preparare tutto per tempo, così che il cibo arrivi caldo e croccante in tavola. Un
proverbio cinese dice: “Meglio che l’uomo aspetti il suo
cibo che non il cibo aspetti l’uomo”. Nei luoghi che si rispettano, come i ristoranti di un certo livello o la tavola di una famiglia benestante, non compare mai il riso: esso è considerato “out”, serve per riempire lo stomaco a chi non ha altro da mangiare. Per finire un pasto, è assolutamente irrinunciabile una zuppa. Ma prima di parlare della zuppa, è necessario parlare della tavola.
Sedere a tavola con dei cinesi è, per un occidentale, un’esperienza a dir poco singolare, così come è per loro trovarsi a pranzo o a cena con degli occidentali. Si comincia dal fatto che i cinesi non adoperano tovaglie da tavola: sulla tavola, infatti, si gettano gli scarti di ciò che si mangia, come ossa, noccioli, lische, gusci, e, come per i turchi il gradimento del cibo viene manifestato con l’espellere rumorosamente l’aria inghiottita, così per i cinesi se l’ospite sporca abbondantemente la tavola vuol dire che intende esprimere il suo compiacimento per aver mangiato bene.
Inoltre,
le uniche stoviglie che si mettono davanti ai commensali sono una
ciotola, che ospita i cibi liquidi o accompagnati da brodo, e dei
piattini grandi quanto i nostri delle tazze da caffè per le
preparazioni solide. I piatti più grandi, delle dimensioni dei nostri piatti piani, servono come piatti da portata, e se rimane in essi del cibo che non è stato consumato, viene convogliato dentro la zuppiera che ospita il brodo di fine-pasto, e diviso tra gli astanti che lo mangiano rumorosamente come del resto hanno mangiato tutto il pranzo. Infine, ogni cinese che abbia preparato il cibo per chi lo deve mangiare, sia esso il cuoco di un ristorante sia il padrone di casa che ha invitato un ospite, si aspetta tanti complimenti per la sua abilità: è assolutamente indispensabile lodarlo, fa parte del gioco. E bisogna ammettere che le lodi, nella maggioranza dei casi, sono meritate, non foss’altro per la straordinaria capacità che i cuochi cinesi hanno di presentare anche il cibo più umile disposto con arte a formare piacevoli composizioni che soddisfano l’occhio ancor prima del palato.
Quanto al bere, i cinesi bevevano un tempo il tè ai pasti, sia a mezzogiorno che la sera. Ora bevono acqua, aranciata, birra molto leggera e Coca Cola da importazione, il tutto tiepido, perché non apprezzano l’uso di bere bevande fredde, che del resto è tutto occidentale.
Conoscere tutte le ricette della Cucina Cinese è praticamente un’impresa difficilissima per un cinese, figurarsi per un occidentale. Vengono riconosciute ufficialmente almeno quattro scuole di cucina in tutto il paese (qualcuno dice cinque), e la stessa pietanza può essere cotta in tanti modi, cosa che del resto accade anche da noi. La vastità stessa della Cina induce alla diversità: ma da per tutto gli strumenti per cucinare sono sostanzialmente i medesimi. In realtà, tra tutti i locali dove si vive, sia nelle case private che nei pubblici ritrovi, il più angusto e non sempre il più pulito è la cucina, tranne che non sia molto moderna e all’europea. Ma dovunque si cucini, ci si servirà sempre per preparare le pietanze di base di un wok, di un mestolo a rete, di un coltello da macellaio e di un fornello a carbone o a legna, dove infilare il wok, che per la sua forma convessa non può essere appoggiato su un normale fornello. Con questi soli strumenti si può cucinare di tutto, tenuto conto dell’estrema versatilità del wok che può ospitare dalle fritture alle bolliture, una per volta ma tutte nello stesso recipiente. Il wok è molto comodo per cucinare rapidamente e con poco liquido di cottura,olio o acqua che sia, la sua forma concava consente di prelevare i pezzi di cibo con il mestolo a rete e di girarli nell’olio per friggerli. Quanto al coltello, è uno strumento indispensabile per chiunque voglia cucinare. Come abbiamo detto, infatti, in Cina i pezzi di cibo devono essere già pronti per essere consumati, perciò sono tagliati prima di cucinarli e disposti nel piatto da portata artisticamente, cotti o crudi, per portarli a tavola.
Da ciò deriva l’inutilità di mettere sulla tavola altre posate che non siano i bastoncini di bambù, che i cinesi adoperano dal 1700 avanti Cristo. Per la verità, essi li fanno con qualsiasi materiale, ora più che mai con la plastica, ma anche con la giada, l’argento,le pietre dure come l’agata. A loro dire, essi li considerano "come un prolungamento della mano", con cui riescono a prendere dalla ciotola o dal piatto qualsiasi cibo, anche il riso o gli spaghetti. Già, gli spaghetti: anche loro, i cinesi, mangiano come noi gli spaghetti. Intanto non è vero che essi mangino solo il riso. A nord si coltiva e si consuma abbondantemente il frumento, che si usa in tutto il paese per fare pane e pasta. Spaghetti, dunque, lunghissimi e sottili, venduti anche per la via da cuochi ambulanti che li estraggono dalla pentola piuttosto al dente, mangiati per lo più come contorno alle verdure e alla carne, al pollo o al pesce, e, anch’essi con i bastoncini. Del
resto, un cinese non potrebbe mai usare senza soffrire coltello e
forchetta a tavola: per lui,infatti, il coltello è uno
strumento da cucina, e la forchetta “…è
ripugnante perché infilza e punge il cibo…”.
Non tutte le ricette cinesi si possono replicare in Italia, per l’impossibilità di trovare qui da noi tutti gli ingredienti, anche se ormai i negozi cinesi si sono moltiplicati a vista d’occhio e le importazioni sono più frequenti. Per contro, ingredienti come latte e formaggio non sono stati mai in uso per il passato in Cina: buoi e vacche erano e sono usati per lavorare la terra, non per nutrirsi della loro carne né del loro latte. Quanto al formaggio, ”non hanno mai imparato a farlo”, come sostiene una famosa giornalista italiana che ha lavorato e soggiornato spesso nel paese di cui parliamo. Oggi si importano latte e formaggi dall’estero, si comincia ad imbottigliare il latte locale, ma …formaggio si vende solo quello fatto altrove. Latte e carne di pecora li usano solo i popoli delle montagne, la città li sconosce. Così il burro e l’olio di oliva: l’olio serve per friggere, e si usa quello di semi. Tra gli ingredienti sono presenti le verdure in foglia, pressoché sconosciute sono altre che noi usiamo spesso come zucchine, pomodori, patate. Daremo qualche ricetta tra le più accettabili, che ci sono più congeniali. Per il resto, niente è come mangiar cinese in un ristorante cinese: il che,ormai, si può fare da per tutto.
Dovendo scegliere tra le pietanze realizzabili, è fatale che si proceda per lo più secondo il nostro concetto di ménu, che non è, come si è detto, quello cinese. Poichè pasta e riso non occupano il primo posto da loro, non li citeremo in prima istanza…Cominceremo invece con il tipo di carne che loro preferiscono: la carne di maiale,seguita dal pollo, dall’anatra e dal pesce. Esistono piatti che noi consideriamo “di mezzo” i cui ingredienti non sono né carne né pesce, ma uova,fegato, interiora. Anch’essi sono serviti in tavola quotidianamente, ma non nei pranzi formali. Un posto importante occupano le verdure, che nelle regioni del Nord crescono solo in primavera ed estate e si fanno seccare per conservarle per l’inverno. Vengono cotte con altri ingredienti come contorno o nelle zuppe. Il riso,quando è presente in tavola, è insipido e non condito. Si mangia al posto del pane per accompagnare le pietanze condendolo col sugo della carne, del pesce o con le salse.
Maiale in agrodolce di Canton
Ingredienti (per 4/5 persone) 300
gr. di carne di maiale magra tagliata a cubetti
Per la salsa: 2
cucchiai e mezzo di zucchero
Procedimento Tagliare
il bambù a rondelle grosse come i pezzi di carne; unire in una
tazza gli ingredienti per la salsa ed emulsionare bene.
Pollo fritto con i peperoni Ingredienti (per 4 persone) 1
petto di pollo intero Per la salsa: 2 cucchiai di salsa di soya
Procedimento
Tagliare
a bastoncini il petto di pollo e metterlo in una terrina con i due
cucchiaini di maizena e il sale.
Ingredienti (per 6 persone) 1
anatra ben nutrita
Ingredienti(per
4 persone)
Carpa del Fiume Giallo E’
questa una ricetta della cucina pechinese, più raffinata delle
altre cucine cinesi perché risente ancora della presenza della
Corte Imperiale.
1
carpa di circa 900 gr Per la salsa: 2
cucchiai di zucchero
Ingredienti(per 6 persone) 6
tazze di brodo I
cinesi come si è detto servono la zuppa per concludere un
pasto, gli occidentali per iniziarlo. Ingredienti (per 6 persone) ½
kg di farina Procedimento Impastare
la farina con acqua e sale a lungo, quindi lasciarla a riposare per
qualche minuto. Il
riso merita un discorso a parte.
Il
riso è soggetto a limitazioni nella vendita da parte dello
Stato: ogni cinese lo può acquistare in quantità
limitata con buoni-acquisto che vengono forniti al posto di lavoro. Per
concludere il discorso su ciò che si mangia e si beve in Cina,
resta da dire qualcosa sul tè.
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