una rosa d'oro

 

 

     Il corallo, dono del mare   

 

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Dovendo dare inizio ad un discorso sui gioielli e sugli oggetti d'arte,è quasi obbligatorio
parlare anzitutto del corallo, che sin dal tempo degli Egizi,degli Assiri,poi dei Greci
e dei Romani fu adoperato come materiale prezioso per la manifattura
di ornamenti e di oggetti di vario uso.
Il Mediterraneo fu per molto tempo la fonte primaria per il reperimento
di questo straordinario elemento almeno sin che la sua ricerca
non divenne sistematica e governata addirittura
da leggi e autorizzazioni di sovrani e politici potenti che pensarono
di sfruttarne la pesca e la lavorazione a scopi economici.
Trovare infatti il corallo non sarebbe servito
senza l'intervento degli artigiani capaci di lavorarlo:
e ciò poteva accadere solo in determinati luoghi,
che a secondo del periodo storico cui si fa riferimento,
si trovavano in genere nelle stesse zone in cui il prezioso materiale veniva pescato.
La scoperta e lo sfruttamento dei banchi coralliferi vicini
a Trapani in Sicilia, per esempio, fece sì che, tra il IX e X secolo,
un gruppo di artigiani ebrei, fuggiaschi a causa di persecuzioni religiose,
si stabilissero nella città e dessero vita ad un modo particolare
di lavorare il corallo che insegnarono ad altri artigiani locali
e si tramandarono di padre in figlio per molti secoli ancora.
I manufatti dei corallari trapanesi si diffusero presto anche fuori dall'Isola,
raggiungendo le più lontane corti d'Europa
(la committenza,infatti,dei costosi lavori era pur sempre costituita dalla nobiltà,
detentrice della ricchezza e desiderosa di acquisire oggetti rari e di gran pregio)
e spesso, nonostante nella terra d'origine godessero di agi e rispetto,
alcuni dei migliori artigiani siciliani si trasferirono
a Parigi, a Norimberga, in Russia e in Austria, a Firenze e a Napoli,
realizzando opere mirabili e molto apprezzate.
Sino al XVIII secolo il corallo non era usato, come accade oggi,
prevalentemente per creare gioielli fatti allo scopo di adornare
le persone e non si sposava con l'oro né con i brillanti.
Per lo più aveva come supporto il rame dorato,
su cui venivano fissati i pezzi di corallo lavorati in varie forme.
Così si ornavano altari, candelabri, si costruivano presepi come quelli,
straordinari, realizzati dai maestri napoletani o di Torre del Greco in Campania,
oggetti per il culto religioso, come ostensori e calici per la Messa,
acquasantiere e pissidi che le Chiese facevano a gara per possedere.
Se i rami di corallo erano piccoli,
bastava incastonarli su dei supporti in avorio, legno, bronzo.
Per gli oggetti destinati all'ornamento personale che erano orecchine,
pendenti, anelli, bracciali e spille, cammei e collane,
ciondoli portafortuna per allontanare il malocchio
(il corallo ha sempre avuto, nella mentalità popolare,
un valore apotropaico, forse dovuto al fatto che sino a non molto tempo fa
non se ne conosceva la vera origine e gli se ne attribuiva
una magica e misteriosa) il metallo preferito fu a lungo l'argento dorato,
e solo più di recente l'oro a basso titolo con la presenza
delle perle e degli smalti.
Famose erano sino al Novecento le orecchine e le collane di corallo
che ornavano le balie delle famiglie benestanti.
Oggi le balie sono scomparse, orecchine e collane sono ricercatissime dalle signore.
Ma il corallo è ormai sempre più raro:
non ce n'è più da tempo a Sciacca, da cui proveniva
una straordinaria varietà color arancio, né a Trapani o in Sardegna.
Ne arriva dal Giappone, ma non si sa per quanto ancora.
Alcuni artisti lavorano il corallo, pochi e rari,
e le loro opere hanno un costo che per lo più esula
dalle possibilità finanziarie del cittadino medio.
Al quale, però, resta pur sempre la possibilità
di ammirare la straordinaria quantità e qualità di forme che al corallo
ha saputo conferire nel tempo
la creatività dell'uomo. 

 

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