una rosa d'oro

 

La storia e... le piccole storie

 

 


Mutamenti epocali:

le condizioni igieniche dell'Europa dal XVI al XIX secolo

A cura di Miss Aribari

Il bagno turco
 Domenico Morelli
XIX secolo.Coll.privata.

 

Mutamenti nell'alimentazione

Le condizioni igieniche dell’Europa nel XVI secolo subirono un mutamento che mise in moto un meccanismo progressivo generatore di vasti miglioramenti in tutta la parte occidentale del Continente.
All’inizio il processo fu lento e indotto da accadimenti casuali che si verificarono soprattutto in due paesi europei, la Francia e l’Inghilterra.
In ambedue gli Stati,infatti,vi furono ,nel corso del secolo in oggetto,epidemie di peste, incendi,febbri contagiose e un alto indice di mortalità. Ciò indusse i governanti a prendere provvedimenti per migliorare quanto più celermente possibile le condizioni esistenziali delle popolazioni vittime di tali calamità.
Dopo la peste del 1522, ad esempio, si vietò a Parigi di gettare le immondizie dalle finestre.
In Francia come negli altri paesi europei l’igiene urbana era inesistente.
Le strade non erano lastricate,ma il loro fondo era di terra battuta,così che bastava una pioggia per trasformarle in fiumi di fango.
Non esistevano collettori di acque nere né pubbliche discariche,non c’erano servizi igienici né fognature.
Tutti i materiali di risulta delle varie attività lavorative venivano depositati in mezzo alla pubblica via, ove giungeva anche l’acqua sporca e maleodorante di concerie, tintorie, macellerie, che rendeva irrespirabile e malsana l’aria per interi quartieri delle città.
I cittadini gettavano dalle finestre tutto ciò che di indesiderabile veniva prodotto nelle case,compreso il contenuto dei vasi adoperati per i bisogni corporali.
Si aspettava che piovesse e che l’acqua cadendo dal cielo trascinasse un po’ più oltre i rifiuti che ciascuno depositava davanti la porta di casa.
D’estate la situazione diventava insostenibile e non era difficile che scoppiassero epidemie contagiose. L’igiene personale era sconosciuta ai più.





I SECOLI PRECEDENTI

Durante tutto il medioevo e prima, dalla caduta dell’Impero Romano, le condizioni igieniche delle città europee erano andate peggiorando.
I Romani avevano avuto un atteggiamento diverso nei riguardi dell’igiene pubblica e personale: la consideravano indispensabile e addirittura di origine divina,così che tutti i cittadini la praticavano come un diritto oltre che come un dovere.
L’istituzione delle Terme consentiva a chiunque, anche ai non abbienti,di aver cura del proprio corpo limitando in tal modo il diffondersi delle malattie.
Ma durante i secoli che seguirono alla decadenza dell’Impero Romano,man mano che la gente lasciava le città e si disperdeva nei campi, nei villaggi sulle montagne, per sottrarsi alle guerre e ai costi che la vita aveva raggiunto nei grandi agglomerati urbani,la cura dell’igiene si andò rarefacendo.
Si soleva affermare addirittura che forse un uomo si lavava solo due volte nella vita: dopo essere nato e il giorno delle nozze.
Di certo non esistevano, anche nelle abitazioni dei ricchi, stanze delegate alle pratiche igieniche.
Una donna che si lavasse più spesso della comune norma era considerata di facili costumi.
Gli abiti, anche quelli festivi, non si lavavano mai o molto raramente, e venivano indossati nonostante tutte le macchie di unto,di salse e di sughi che potevano stratificarsi sugli indumenti per anni e anni.
Nel XVII secolo vennero in uso le parrucche,che erano confezionate con capelli veri tagliati ai defunti o a chi li cedeva per denaro in caso di bisogno.
Ma poiché i capelli non si lavavano mai, poteva capitare di acquistare una parrucca abitata da spiacevoli parassiti.
I più sopportavano stoicamente tale tortura che provocava prurito e malattie della pelle ,ma già alla fine del ‘600 si cominciarono a richiedere parrucche che non fossero state almeno confezionate con i capelli degli appestati, e ci sono testimonianze scritte che non si tollerò più di acquistare una parrucca infestata da parassiti.
Tra le opere di Daniel Defoe , scrittore inglese del ‘700,c’è un “Viaggio attraverso l’intera Isola della Gran Bretagna”.
Sotto forma di lettere, l’autore dà informazioni di ogni tipo sul suo Paese, dalla geografia alla storia , dall’economia al costume.
Dice tra l’altro che, al suo tempo,”.. Londra si è ormai dilatata enormemente e che il centro si è saldato a molti villaggi in modo sconnesso e disuguale.
I cittadini superano il milione e mezzo di unità , e , dopo l’incendio subito dalla città nel 1666,il Re e il Parlamento hanno proibito di costruire case troppo vicine le une alle altre.
Sono sorti perciò quartieri dalle vie larghe ma dalle case più piccole per recuperare lo spazio lasciato a strade e piazze,che ora sono ,per decreto di legge, pulite e, proprio perché più grandi,più arieggiate e meno maleodoranti.
I cittadini non osano sporcarle gettando i rifiuti dalle finestre,come usavano prima della peste e dell’incendio.”
Si aprirono in quel periodo diversi bagni pubblici e non era insolito che anche le donne li frequentassero.
Dal ‘500 in poi l’evoluzione della scienza medica aveva segnato notevoli progressi,e,nonostante già nell’antichità Ippocrate prima,e dopo sei secoli Galeno ,avessero fondato l’anatomia,non era facile trovare qualche copia delle opere di quest’ultimo,soprattutto del ”De anatomicis administrationibus “.
Quando,con la scoperta della stampa,si poté diffondere nel 1538 l’edizione non solo della versione latina ma anche dell’originale greco dell’opera,ci si accorse che molto di quello che sino ad allora si era insegnato nelle Università era insufficiente o addirittura errato.
Tuttavia lo stesso Galeno,uomo del suo tempo,non aveva intuito molte verità circa l’anatomia del corpo umano e i suoi errori influirono sui posteri. Ma la medicina imparò molto dalla pratica dei medici sui campi di battaglia.
Curando i soldati feriti si comprese che essi morivano più perché le ferite si infettavano che per essere stati lesi negli organi vitali. 
Tuttavia solo nel XIX secolo si diffusero gli antisettici e la pratica della sterilizzazione di bende e strumenti chirurgici.
Nel XV secolo si era diffusa una nuova malattia, che si cominciò a manifestare nel 1495 a Napoli durante l’occupazione dei Francesi di Carlo VIII.
Essa fu chiamata “ morbo gallico “ o “mal francese”,o, ancora, “morbo di Napoli”.
Si diffuse però presto in tutta Europa nei luoghi ove c’erano guerre e soldati.
Poiché il medico veronese Gerolamo Fracastoro scrisse un poemetto in latino in cui spiegava in forma mitica l’origine del male con la favola del pastore Sifilo , la malattia venne detta da ciò “sifilide”.
La virulenza e la velocità di diffusione del nuovo male fu tale da essere paragonabile oggi solo al contagio che si verifica per l’AIDS,che ,per altro, avviene per le stesse vie. 



 


Bagno nella Senna
Pierre-Auguste Renoir




L’ESEMPIO DELLE TERRE  EXTRAEUROPEE

Alla fine del XV secolo,Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza,Cristoforo Colombo scoprì l’America.
Spagnoli e Portoghesi si accordarono nel 1494 per fissare i reciproci limiti d’influenza e divisero l’orbe terrestre a metà,almeno sulla carta.
I Portoghesi si spinsero verso le Indie e da lì in Cina,con l’aiuto degli Arabi i quali già da tempo erano con essa in rapporti commerciali con un occhio rivolto verso il misterioso “Cipango”, l’odierno Giappone.



IL CONTINENTE AMERICANO

Già gli Spagnoli che avevano conquistato i territori dell’America senza rendersi conto che non fosse l’India,avevano avuto più di una lezione dagli Aztechi e dai Maya a causa dell’igiene.
Infatti gli indigeni americani non tolleravano il cattivo odore che emanava dai corpi dei conquistatori,che non si lavavano mai,che indossavano abiti di lana e velluto anche nella stagione calda,che ignoravano l’esistenza e l’uso di fibre vegetali come il cotone e il lino.
In alcune zone del Continente americano ,poi,il clima era sempre più caldo ,in qualsiasi mese dell’anno,di quello europeo.
Sotto le corazze e le divise,le maglie di lana degli Spagnoli,dei Portoghesi e poi dei Francesi e degli Inglesi,erano sporche e piene di parassiti,come i capelli,lunghi e incolti,le barbe sudice ed unte.
Paradossalmente,i conquistatori furono vinti dai conquistati sul piano della pulizia personale.
Ad insegnare agli uomini l’opportunità prima e poi la necessità di lavarsi,furono le donne,che, allorquando i rapporti sessuali divennero più spontanei e non coercitivi,manifestarono la loro intolleranza per tanta sporcizia e un così pessimo odore, rifiutandosi di lasciarli avvicinare se non si fossero lavati e se non avessero pulito i loro indumenti. 
Per questa origine della pratica igienica, i bagni e la pulizia del corpo vennero considerati ancora per molto tempo peccaminosi dagli ecclesiastici,sin quando constatarono essi stessi l’opportunità dell’igiene personale e il sollievo che poteva derivare, nei luoghi dal clima più caldo,dall’indossare abiti più leggeri che permettevano alla pelle di respirare.



L’ESTREMO ORIENTE

Nel XVI e nel XVII secolo,quando Spagnoli,Portoghesi e Inglesi si recarono a Macao e ad Hong-Kong, l’iter per l’apprendimento dell’igiene fu similare.
Gli abiti degli Europei erano in lana,in pesante panno e in velluto.
Con l’umidità e il calore dei tropici,scoppiarono vere e proprie epidemie di dermatite,scabbia e di ogni genere i malattie della pelle.
I Cinesi prima,poi i Giapponesi - ma dovremmo dire le donne degli uni e degli altri –insegnarono agli Inglesi,ai Portoghesi e agli stranieri in genere quanto potessero soffrire meno,come potessero curarsi e rendere più gradevole lo star loro vicini consigliando il bagno quotidiano,che per quei popoli era di uso familiare collettivo.
Dapprima gli Europei furono scandalizzati dal fatto che quelle popolazioni considerassero normale prendere un bagno quotidiano riunendo al mattino tutta la famiglia in una stessa vasca.
Poi compresero che la nudità del corpo era per quella gente un particolare che non offendeva nessuno: il senso del pudore per loro si basava su concetti alquanto differenti da quelli occidentali. Superata l’iniziale diffidenza,però,gli stranieri dell’Ovest cominciarono ad apprezzare l’azione curativa del bagno e l’uso di tessuti più leggeri:seta,cotone,fibre di origine vegetale a loro sconosciute,consentivano di indossare abiti che lasciavano passare l’aria e permettevano di evitare le fastidiose malattie della pelle.



Betsabea al bagno
Domenico Brusasorzi
1550-Galleria degli Uffizi-Firenze



L’EUROPA SI ADEGUA

Certo, la conversione alla pulizia e all’igiene personale non fu immediata né adottata in massa dagli Europei. Ma il buon seme era stato gettato e germogliò non solo in Estremo Oriente dove anche gli occidentali che si costruivano una casa ora contemplavano la destinazione di una stanza al bagno e alla toletta personale.
Tornando in Occidente,gli Europei,mercanti,uomini d’affari,militari,marinai,portarono con sé idee nuove che diffusero nei paesi d’origine.
Abituatisi,dopo un soggiorno in Estremo Oriente ad essere puliti nei vestiti e nel corpo,videro di quale sporcizia fosse depositario l’Occidente e decisero di adottare anche nei loro paesi di origine nuovi sistemi che consentissero di avere una migliore qualità della vita.
Cominciarono a pretendere che le loro mogli e le loro donne si lavassero, si tagliassero i capelli e li pulissero,che pulissero i bambini e togliessero ai neonati le orribili fasce che li mummificavano sin dalla nascita.



I BAMBINI E L’IGIENE

Il neonato
Georges de La Tour
XVI secolo-Museo di Rennes

ZOOM



Questo fu un aspetto delle usanze occidentali fra i più difficili da smantellare.
Infatti,sino all’inizio del secolo passato –il Novecento! –i neonati venivano puliti,nella migliore delle ipotesi,solo una volta al giorno,di mattina.
Dopo di che,dall’addome ai piedi,venivano fasciati strettamente, per obbligare le gambe, naturalmente storte dei neonati, a raddrizzarsi, così che il piccolo crescesse diritto!
Tale forma di inconsapevole tortura aveva spesso esiti mortali: l’epidermide delicata dei neonati,a contatto con i prodotti della digestione che si accumulavano dentro le fasce ben strette,si infiammava e si ammalava,spesso con complicazioni tali da indurre la morte.
Quando finalmente si comprese che bisognava lasciare i neonati liberi di sgambettare e che i pannolini andavano cambiati spesso,al bisogno,la mortalità infantile diminuì improvvisamente.
Anche il carattere dei fanciulli divenne più libero e ribelle: disabituatisi alla costrizione dei vestimenti infantili, accettarono sempre meno le imposizioni e gli ordini degli adulti,crescendo in un nuovo clima di libertà fisica e morale.
Tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo,ormai, il bagno-o la tinozza - in cui fare un’abluzione con dell’acqua riscaldata sul fuoco e versata poi in un capace contenitore,era una realtà abbastanza diffusa tra la borghesia e la nobiltà, mentre era ancora praticata limitatamente tra il popolo minuto che poteva accedere solo raramente ad un simile lusso, spesso offerto negli alberghi o nelle case di piacere e perciò considerato ancora un evento peccaminoso.



I POVERI E LA PULIZIA


La scarsa pulizia restò -e resta tuttora- legata strettamente al concetto di povertà.
I poveri erano-e sono- nella maggior parte dei casi sempre sporchi e maleodoranti, non solo perché chi è povero abita solitamente case indegne di questo nome, prive di servizi igienici sufficienti, ma anche perché la povertà,quella totale e irreversibile, diventa un atteggiamento mentale che distoglie da qualsiasi beneficio la vita possa offrire, anche quello gratuito di un bagno pubblico dove recarsi per lavare se stessi e i propri indumenti.
Ciò ha sempre contribuito a rendere intollerabile la presenza degli indigenti nel consesso civile,ha favorito tra loro il moltiplicarsi delle malattie e la diffusione di virus e batteri contagiosi che li fanno emarginare dal resto della società. 
Questo era tanto più vero nei secoli passati,mentre oggi, in cui la scarsa igiene è spesso una scelta sociale e politica, un individuo sudicio o pieno di parassiti non è più a rischio di emarginazione se rivela, attraverso i suoi discorsi e le sue idee,le motivazioni che gli fanno considerare la pulizia degli abiti e del corpo l’ultima delle sue preoccupazioni, e, di contro, una cultura originale maturata a contatto di frange politiche estremiste di popoli del Medio Oriente o dell’America Latina.



LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E L’IGIENE

Ma per tornare ai secoli passati,bisogna dire che purtroppo l’industrializzazione non tenne nel giusto conto la pratica dell’igiene , dal momento che, anche nelle case appositamente costruite per gli operai in prossimità delle fabbriche, i servizi igienici avevano uno spazio minimo e non contemplavano i bagni o le docce, che sarebbero venute molto tempo dopo. 
Per lo più la possibilità di compiere delle abluzioni per togliersi di dosso la sporcizia accumulata col lavoro era ammessa nel caso di operai che svolgevano la propria attività nelle miniere ,nelle cave di pietra o di marmo, presso i pozzi di petrolio-quando esso si cominciò a sfruttare- e consisteva in docce fatte all’aperto con l’unica protezione di alcune assi di legno messe intorno a un tubo che portava acqua fredda e spesso non troppo pulita per consentire agli uomini di lavarsi rapidamente.



LA FINE DEL XIX SECOLO
 

Preparativi per il bagno
Henri de Toulouse Lautrec
XIXsecolo-Museo del Louvre-Parigi



Alla fine del XIX secolo, già nella maggior parte delle case dell’Europa occidentale c’era l’acqua corrente.
Nelle città e nei centri abitati con un minor numero di abitanti l’igiene era praticata con maggior diffusione che nel passato.
Le grandi concentrazioni urbane erano, come al solito, divise in fasce sociali che, come si è già detto, praticavano differenti livelli di forme d’igiene e di pulizia personale e dei siti abitativi.
In linea di massima, però, tranne che per i quartieri più popolosi e più degradati,la maggior parte delle città possedevano condotte idriche, fognature, pozzi per la raccolta dei liquami e discariche pubbliche anche se a cielo aperto, ma spesso fuori dai limiti dell’agglomerato urbano.
Già la peste era stata debellata,almeno nell’Occidente, ma non il colera o il tifo,né la dissenteria, che tuttavia provenivano dalla scarsa cura che si applicava ancora alla conservazione o alla igiene relativa alle derrate alimentari.
Si aprivano nuovi orizzonti con la scoperta dei vaccini e della sterilizzazione degli strumenti medici, si analizzava l’acqua e si prescriveva d’obbligo,da parte dei medici, la pratica del bagno e dell’igiene personale. La cosmetica superava già il concetto dell’igiene: sollecitando la cura del corpo e della sua bellezza, si era già sorpassato il livello più basso e ci si muoveva verso il XX secolo, in cui le conquiste della tecnologia avrebbero consentito di porre il corpo umano al centro di un’attenzione persino eccessiva.

 

Dopo il bagno
Henri de Toulouse Lautrec
XIX sec.-Parigi,Louvre

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