una rosa d'oro

 

Commenti e critiche


 

  Carnevale: esiste ancora?

 

Giuseppe Ponga-Venezia-Maschere danzanti di fronte alla loggetta

Maschere danzanti di fronte alla loggetta
LGiuseppe Ponga
Venezia

 

 

 Carnevale è una dimensione mentale che appartiene ormai al passato, e che, tranne in pochi luoghi della terra,non viene oggi vissuta come reale, ma più come celebrazione attuata a fini turistici e pubblicitari che come una sentita esigenza esistenziale.
Il termine in sé (Carnevale,dal Latino ‘carnem levare’,secondo molti
) sta ad indicare un atteggiamento ludico e scherzoso nei confronti della vita, una voglia di divertimento e di oblio di tutti i mali e delle fatiche che la quotidianità infligge .
Un tempo ad essi l’uomo non poteva sottrarsi tranne che in un breve periodo, il Carnevale,appunto, durante il quale, anche se “semel in anno”, “licebat insanire” : era lecito, secondo una tradizione che si fa risalire a molti secoli or sono, abbandonarsi ai piaceri dei sensi,per il godimento del corpo più che dello spirito.
L’uomo, per tutto il resto dell’anno sottoposto alla fatica diuturna del vivere e alle avversità della sorte,consentiva a se stesso di aprire una felice parentesi, in cui tutti i sensi trovavano spazio per affermare con prepotenza il loro diritto di esistere e di non essere mortificati da rinunce e da limitazioni di carattere moralistico o religioso.
Su tutto il Carnevale aleggiava lo spirito della trasgressione, che consentiva di godere dei piaceri del mangiare e del bere,del corteggiare le donne,o, per le donne, di accompagnarsi ad uomini anche sconosciuti sia pure per qualche notte o per qualche ora, celate dietro la complice cortina di una maschera e avvolte in vesti e mantelli che non erano loro consueti.
Infatti vestirsi in maschera voleva dire, sostanzialmente, assumere un aspetto diverso da quello consueto per potersi permettere gesti ed azioni che l’appartenenza ad un determinato ceto sociale non avrebbe mai consentito, e ciò non soltanto per chi, ricco o nobile, volesse gustare i semplici e pur corposi piaceri popolari, ma anche per chi, appartenendo ad un ceto inferiore, poteva, mediante il travestimento, introdursi nei palazzi dei signori e gustarne per qualche ora le dovizie e le magnificenze. 
Ma queste affermazioni potevano avere una validità quando, nel passato,
a godere la vita senza interruzioni era una fascia piuttosto ristretta di individui.
Essi appartenevano alla classe sociale dominante per la quale non era necessario aspettare Carnevale per poter soddisfare i piaceri dei sensi, qualunque fosse il loro costo,ma che,pure, del Carnevale fruivano come ne godeva il popolo, e con esso si mescolavano concedendogli di mascherarsi da gran signore come loro si compiacevano di camuffarsi da gente comune.


Oggi l’uguaglianza tra gli uomini rispetto alla possibilità di soddisfare i propri piaceri è indiscussa: tutti hanno a tal proposito l’inalienabile diritto di ricercare la propria felicità, ovunque ritengano che essa possa risiedere .
A ciò si aggiunga che una visione essenzialmente edonistica della vita umana sospinge alla continua ricerca della soddisfazione dei propri sensi, e tutto, intorno all’uomo, ormai invoglia e costringe quasi a ricercare continuamente nuove fonti di piacere. Carnevale, perciò, ha perduto il suo ruolo:quello,cioè,di cercare, almeno una volta l’anno, di rompere gli argini del dovere, della morale, del buon costume e di abbandonarsi, in preda ad una sorta di momentanea follia, alla libera ricerca del godimento e del divertimento.
Se in ogni momento dell’anno,infatti,è possibile godere e divertirsi,che necessità c’è di aspettare Carnevale per farlo? 
La festa si è svuotata dei suoi contenuti. Ma alla sua celebrazione si accompagnava anche il travestimento, che consentiva di partecipare irriconoscibili a tutte le manifestazioni pubbliche e private del divertimento.
Della celebrazione del Carnevale esso è rimasto unico superstite. 
Così la forma è divenuta la sostanza della festività, che oggi si celebra in pochi luoghi con grande apparato e sfarzo.
Di questi luoghi i più celebri sono :in Italia, Venezia, patria storica universalmente riconosciuta del Carnevale, in cui si rinnovano i fasti del tempo dei Dogi e dello splendore della Repubblica, e Rio de Janeiro in Brasile,in cui si rievocano i brevi ma splendidi momenti di un impero(1822/1899) che tuttavia lasciò nell’anima popolare una traccia indelebile e il desiderio di rivivere ,seppure in una ricostruzione scherzosa,la grandiosità di un’epoca che nel ricordo appare felice più di quanto non lo fosse in realtà.
Molti altri luoghi ,a scopo turistico,cercano di organizzare un Carnevale di segno particolare, come , ad esempio, Viareggio in Italia, dove per tutto l’anno si costruiscono carri allegorici di carattere satirico che mettono in berlina gli uomini politici di tutti i paesi del mondo, ma soprattutto della nostra nazione e che sono destinati a sfilare per le vie della città nei giorni,appunto, di Carnevale.
Sarebbe qui troppo lungo enumerare i tentativi di recuperare lo spirito dell’antico Carnevale: quello che si può celebrare oggi è un simulacro pallido e distorto della festa dei tempi passati in cui si dava il via al piacere della trasgressione,così difficile da realizzare in altri momenti che non fossero quelli del Carnevale.
Persino la Chiesa allora, sebbene ufficialmente ne condannasse gli eccessi, 
lasciava che si celebrasse l’annuale rito pagano carnascialesco.
E ciò perché consentiva di riparare ai peccati commessi durante il periodo della licenza con la lunga Quaresima - la cui organizzazione era tutta pertinente agli ecclesiastici - che preparava alla Pasqua,massima festività cristiana.
Appare inevitabile chiedersi che cosa sia rimasto dell’antico Carnevale, il cui spirito era presente già ai tempi dei Romani nei Saturnali e nei Baccanali,feste dedicate agli dei di cui onoravano il nome.
Durante quei giorni i Romani si abbandonavano ai piaceri più smodati che costituivano per loro un “carnis levamen”,cioè un sollievo per la carne,una occasione di appagamento dei sensi che vedeva realizzare uno dei suoi momenti più significativi nei famosi e prolungati banchetti di luculliana memoria.
Attraverso i secoli,nella memoria popolare del Carnevale è rimasta una traccia più duratura forse proprio nelle preparazioni del cibo che ricorrono per i giorni di questa festività e che sono presenti un po’ presso tutti i popoli e, in Italia , in tutte le regioni.
Per il resto, fra i giovani spesso festeggiare il Carnevale vuol dire trascendere in comportamenti volgari e beceri che poco hanno a che fare col vero Carnevale: si giocano scherzi non sempre di buon gusto, ci si traveste-o ci si sveste- in modo talvolta osceno,si trascorre nella violenza e si approfitta delle maschere per compiere atti vandalici.
Solo i bambini ancora giocano a far rivivere il Carnevale: le maschere settecentesche di Colombina,Arlecchino,Pulcinella, si mescolano a quelle, inventate di recente, di personaggi dei fumetti o dei films disneyani, dei cartoons giapponesi o del già mitico Harry Potter. Del Carnevale dunque rimane il desiderio di volersi trasformare, sia pure per poco, in altro da sé:per realizzare che cosa, non è certo che si sappia. 
Forse ognuno può riempire questo simulacro dei contenuti che preferisce, ma la vera, antica natura della celebrazione, quella che aveva mantenuto per più di venti secoli, appare perduta per sempre.
Infatti è mutata l’ottica con cui si considerava l’esistenza umana, in cui anche per il piacere c’era una regola che lo manteneva valido e vitale,e che si basava sul criterio infallibile che ogni cosa,negata, attrae : concessa e abusata, sazia sino alla nausea.
Ma, come dicevano i Romani, “continuatio extundit” ,e non c’è dubbio che,per provarlo ancora, il piacere si dovrà ridimensionare.
Bisognerà imparare di nuovo a limitare qualcosa, a sapere dire qualche volta di no, ad impedire gli sprechi e a rinunciare alle abbuffate di cibo e di sesso.
Può darsi che allora torni a tentarci la trasgressione semplice e primitiva del Carnevale, e si potranno indossare ancora le maschere per divertirsi e non per fare politica, come accade oggi. 

Kate Catà.

 

Giuseppe Ponga-Carnevale in Piazza S.Marco

Carnevale in Piazza S.Marco
Giuseppe Ponga
Venezia 

 

lascia un commento