una rosa d'oro
I
Cammei
Cammeo di Noè Tesoro
de' Medici - XIII/XIV sec.- Firenze
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Il piacere tutto particolare di lasciare una traccia duratura di sé sulla pietra è sicuramente uno dei primi che ha tentato l’uomo dal suo apparire sulla terra,quando ancora non vi era altro materiale su cui apporre un segno per testimoniare la propria esistenza.
Incidere la pietra significava contrassegnarla per un tempo indefinito,con un tratto indelebile e molto più duraturo del colore.
Tracce di incisioni su un materiale pietroso si rinvengono sulle pareti delle grotte abitate dagli uomini primitivi e ce ne raccontano la preistoria.
Ma certamente l’osservazione di pietre più piccole, ciottoli,conchiglie,su cui gli agenti metereologici o l’acqua o la natura stessa per un suo capriccio avessero lasciato delle tracce,dovette spingere l’uomo a tentare di riprodurre anche su scala minore i segni che aveva lasciato su una parete rocciosa o su un masso erratico.
Sempre desiderando riprodurre gli oggetti naturali che cadevano sotto il suo sguardo su una superficie tanto piccola da potersene ornare o da offrire,per ornarsene,ad una donna,l’uomo cominciò a cercare quali materiali si prestassero meglio ad essere incisi.
Alcuni gli si presentarono spontaneamente.
Tra i primi vi furono le ossa degli animali uccisi,le resine indurite sulla corteccia degli alberi,i ciottoli che si trovavano in riva al mare ,sul greto di un fiume o di un lago, alla morena di un ghiacciaio.
In riva al mare trovò anche delle corpose conchiglie che lo invitavano ad incidere la loro superficie.
LE PIETRE DURE
Presto anche altre pietre semi-preziose sembrarono adatte ad essere intagliate e fra queste le più usate furono l’agata,la corniola,l’onice,la giada,la turchese,i lapislazzuli,l’ametista, e,tra i materiali di origine organica, l’avorio e il corallo.
L’agata, che dal punto di vista chimico altro non è che un calcedonio,si presenta in natura spesso a strati bianchi e marrone o nerastri alternati, ed è detta pietra sardonica.
Se ne trova di forma circolare,simile ad un occhio ,e perciò sin dall’antichità la si considerò come un amuleto un portafortuna o comunque un oggetto apotropaico.
Frammento
di collana in corniola Ur dei Sumeri 2200/2000
a.C.
Ma in seguito,sfruttando la stratificazione dei colori,qualche incisore dovette comprendere che se ne potevano trarre delle figure cui lo strato inferiore avrebbe fatto da sfondo con un bel gioco di chiaroscuri.
E’ difficile tentare una ricostruzione storica di tutti i passaggi attraverso i quali dovette snodarsi il percorso di realizzazione delle prime incisioni sulla pietra dura.
Ma sono i rinvenimenti di oggetti giunti a noi dall’antichità che ci parlano dei progressi fatti nella tecnica dell’incisione,che fu praticata da quasi tutti i popoli antichi,
sebbene gli uni ignorassero che anche gli altri producevano oggetti similari.
L’uso che si fece di questi oggetti fu vario.Molti di essi furono considerati di carattere magico,altri venivano offerti alle divinità o ai nobili,ai sovrani,ai capi,come a persone degne di ornarsi o fregiarsi di oggetti preziosi.
Così accadeva per la Cina con la giada come accadde nell’America precolombiana per gli Aztechi,gli Incas e i Maya; così per i Babilonesi e gli Assiri con il calcedonio,per gli Egizi con la turchese,per i Greci e i Romani –ma anche per le popolazioni barbariche- con l’agata,la corniola e l’onice,con l’ambra per le popolazioni baltiche.
Pendente
Olmec in giada X sec. a.C-Messico
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Questi oggetti, considerati preziosi,seguivano spesso nella tomba i loro possessori,ed è così che sono giunti sino a noi,rare testimonianze dell’abilità manuale e della creatività dell’uomo come si manifestava anche parecchi millenni prima del nostro tempo,inesauribile fonte di meraviglia e di ammirazione.
LA GLITTICA
Col tempo,l’abilità degli incisori divenne un’arte,che dovette sicuramente svilupparsi prima della vera e propria creazione di oggetti in metallo prezioso.
Essa fu denominata glittica,dal termine greco la cui radice significa “intagliare”.
Molto probabilmente il primo pendente di cui un uomo o una donna dovettero ornarsi fu un ciottolo o una conchiglia forati spontaneamente dal mare,ma a noi sono giunti oggetti dell’Età Neolitica forati e,sia pur rozzamente, lavorati dall’uomo.
I SIGILLI
Sigillo in corniola-Profilo maschile sec.XIX /
XX.Imit. del genere classico
Il lavoro di incisione si poteva svolgere dall’alto della superficie dell’oggetto verso il suo interno,scavandolo ed ottenendo delle immagini per così dire in “negativo”.
Esse,applicate su un materiale plastico come cera o creta morbida,consentivano la riproduzione di una immagine o di lettere e segni grafici che,indurendo,divenivano indelebili.
Questi oggetti, per i quali si preferiva adoperare un materiale di colore omogeneo,erano i “Sigilli”,che furono adoperati nell’antichità da persone di prestigio alla stregua della nostra firma,perché il possessore apponeva il suo sigillo alle lettere e ai documenti da lui inviati o redatti e questa era l’unica garanzia della loro autenticità.
Quando, al tempo di Nerone,un Romano veniva condannato per un reato grave , la prima conseguenza della sua condanna era costituita dal fatto che,quando lo si arrestava, si distruggevano i suoi sigilli,il che equivarrebbe oggi alla perdita dei diritti civili e politici.
In epoca più recente,i sigilli venivano usati per imprimerli sulla ceralacca,per suggellare documenti e lasciapassare.
Attualmente sono d’uso molto raro: si adoperano ancora negli uffici o alle Poste,quando vengono spediti pacchi o documenti importanti.
I CAMMEI
La
caduta di Fetonte. Cammeo in corniola Tesoro
de' Medici sec.XV (?)
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Ma il tipo d’incisione destinato ad avere maggior successo era quello che si otteneva lavorando lo strato superficiale della pietra e creando delle figure in rilievo che risaltavano sul fondo dello strato inferiore,generalmente di altro colore.
Questo lavoro riusciva bene con pietre stratificate,come il calcedonio,o con materiali in cui si potevano ottenere delle immagini dai contorni netti che creavano naturali effetti di chiaro-scuro,come il corallo.
Gli oggetti che se ne ottenevano furono detti “Cammei”.
Per quanto riguarda l’area del Mediterraneo,ci sono pervenuti oggetti incisi dall’Asia medio-orientale presumibilmente datati 5000 a.C. ,altri dagli scavi archeologici della Mesopotamia riferibili all’epoca dei Sumeri ,altri ancora databili intorno al 2200/2000 a.C. ,provenienti dalla città di Ur dei Caldei.
Dagli Egiziani provenivano infiniti reperti di pietre dure incise, tra cui i famosi scarabei.
Ai tempi di Alessandro Magno –III sec. a.C.- si devono fare risalire altri cammei di onice e sardonica di cui alcuni esemplari sono pervenuti sino ai nostri tempi e che pare siano stati fra i più perfetti dell’antichità,mentre si sa che anche i Romani dell’età ellenistica ne producevano di bellissimi.
Plinio, nella sua “Naturalis Historia”,parla di un cammeo appartenuto a Pirro,re dell’Epiro,che pare fosse un autentico gioiello.
Ercole
con in capo la pelle del Leone di Nemea Cammeo in calcedonio e agata Tesoro
de' Medici sec.XV (?)
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Di qualche famoso cammeo che non possediamo ma di cui si parlò nell’antichità,si conosce il nome dell’autore, come Teodoro di Samo ,un incisore che creò un anello per Policrate,mentre Alessandro Magno consentiva di riprodurre la sua immagine solo a Pirgotele.
Ma già alla fine del II secolo d.C. in Occidente diminuiva l’interesse per i Cammei e ciò durò per tutto il Medioevo.
Solo in Oriente con i Bizantini i cammei continuarono ad essere prodotti sino alla caduta dell’Impero Romano.
Laocoonte con i suoi figli. Cammeo
in corniola Tesoro
de' Medici sec.XV (?)
I CAMMEI NEL RINASCIMENTO
Un rinnovato interesse conobbe durante il Rinascimento l’arte del Cammeo ,che si sviluppò con il supporto di mecenati ecclesiastici e nobili.
Si ricordano Papa Martino(1417/31)Leonello d’Este di Ferrara,(1407/50),i Dandolo di Venezia e i Giustiniani di Genova,il Cardinale Francesco Gonzaga e il Papa Paolo II (1464/71).
Ma il mecenate più grande di tutti fu certamente Lorenzo de’ Medici .
Lorenzo
il Magnifico Cammeo in corniola Tesoro
de' Medici XV sec.-Firenze
Egli non solo creò una scuola dove si producevano meravigliosi cammei,qualcuno dei quali è pervenuto sino ai nostri tempi, ma realizzò una straordinaria raccolta di cammei antichi.
Investì inoltre molto denaro nel reperire cammei di provenienza archeologica il cui valore allora era giudicato assai più alto di quello di altre opere d’arte come ad esempio i dipinti dei maggiori artisti fiorentini del tempo.
La raccolta di Lorenzo de’ Medici fu a lungo visibile presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, ed era già famosa al suo tempo.
Luigi Lanzi che descrisse nel 1782 l’ubicazione delle sale e i contenuti della allora Reale Galleria degli Uffizi,parlava nel suo libro dell’undicesimo ambiente del museo fiorentino come di un luogo “…primo in leggiadria e in preziosità di materia… Tale ha voluto il Principe(Lorenzo de’Medici ) che fosse una stanza…destinata da Lui ad esporre alla vista pubblica un tesoro di gemme…I cammei e gli intagli salgono al numero di 4000 circa,e…vi è una dovizia di teste,busti,statuette e vasellame in pietre dure….”-
Marc'Aurelio
e Faustina Cammeo in agata Tesoro
de' Medici sec.XV (?)
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I Medici già non esistevano più,ma Firenze,conservando quanto era stato sottratto ad una dispersione vandalica di tutti gli straordinari tesori d’arte accumulati dai mecenati della Famiglia,voleva testimoniarne l’opera e trarne il giusto vanto.
Oggi il tesoro di Glittica proveniente dalla raccolta medicea è diviso -per una miope contesa di basso profilo - tra il Museo degli Argenti e il Museo Archeologico di Firenze,e,nonostante le perdite subite nel tempo,è ancora la collezione più importante di Cammei in Europa .
La
strage degli Innocenti Cammeo in diaspro Tesoro
de' Medici sec.XV (?)-Firenze
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LA SCUOLA ITALIANA
Non era stato però Lorenzo il primo de’Medici ad occuparsi delle pietre dure e delle opere artistiche che con esse si potevano ottenere.
Cosimo I già aveva mostrato interesse per i reperti archeologici in marmo e a Firenze si praticava la tecnica del Commesso lapideo.
Si trattava della produzione di oggetti come tavoli,mensole,altari in cui gli ornamenti e i soggetti rappresentati erano realizzati con pietre dure di diversa natura intagliate e poi sistemate ad incastro.
Piano di tavolo con ornati e
trofei,commesso in pietre dure Inizio sec.XVII
Si ottenevano così bellissimi lavori ricavati dall’accostamento di marmi di vario colore tagliati ad arte per realizzare disegni floreali o geometrici.
Simile tecnica si adottò poi durante il periodo del Barocco per ornare nelle Chiese e negli Oratori gli altari con i marmi “mischi e tramischi”.
A Firenze ,oltre alla realizzazione della raccolta ,Lorenzo de’ Medici aveva,come si è prima accennato,incoraggiato il nascere di una scuola di incisori,che presto si sparsero un po’ da per tutto nell’Europa del tempo .
Anche in seguito si diffuse una maniera di lavorare il cammeo tutta italiana,così che molti intagliatori e artisti veri e propri della Glittica si recarono dall’Italia all’estero,come Matteo dal Nassaro di Verona,che lavorò in Francia per Francesco I,e Jacopo da Frezzo che si stabilì alla corte di Filippo II di Spagna.
La scuola italiana continuava a tenere banco e anche durante i secoli che seguirono, sino alla fine del ‘700,è ad artisti italiani che si devono i rari esempi pervenutici di cammei famosi,come il doppio cammeo d’onice detto “Piccolomini”, perché donato dal Papa Clemente VII (+1533) alla famiglia Piccolomini di Roma.
Cammeo
Piccolomini-1520/30-Ercole e Omfale Cammeo in onice inciso su
ambedue le facce donato da Papa Clemente VII alla Famiglia
Piccolomini coll.privata-Roma
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Agli inizi dell’800 con l’avvento del Neoclassicismo e, in Francia, con il beneplacito di Napoleone che prediligeva i manufatti antichi e ne aveva razziati in Italia durante la campagna del 1796 insieme ad antiche pietre dure incise,risorse l’interesse per i cammei.
Essi furono adoperati per fare spille,bracciali,collane, orecchini , mentre gli uomini li inserivano nei bottoni e nelle decorazioni.
Chiusura-spilla-Cammeo
romano riutilizzato XVIII secolo.Roma.coll.privata
A Parigi nasce in quest’epoca una scuola di glittica,per rinnovare la conoscenza dell’arte della manifattura del cammeo,in concorrenza con l’artigianato italiano,dove primeggia all’epoca Benedetto Pistrucci che viene chiamato in Inghilterra dove diventa capo incisore della Zecca Reale Inglese.
Originale
cammeo in ametista Volto in posizione
frontale-Francia-1860 circa
IMITAZIONI E VARIAZIONI
Ma ,come sempre accade quando un prodotto ha successo,presto fiorirono ovunque le imitazioni, pessime e di cattivo gusto,che non resero un buon servizio ai veri cammei.
Chi li imitava cominciò ad usare materiali scadenti.
Se ne fecero col vetro e con la porcellana,nacquero le così dette “doppiette”,ossia dei piccoli rilievi di vetro incollati su fondi scadenti di pietre dure.
Si “antichizzarono” pezzi moderni con liquidi speciali,si rompevano di proposito e poi si rincollavano come se fossero restaurati.
Ma nella seconda metà dell’800 e fino agli inizi del ‘900,vengono prodotti in tutta Europa cammei anche più preziosi,persino troppo complessi.
Sono i “Cammei habillés”, ossia cammei elegantemente ornati, che raffigurano busti femminili a loro volta abbelliti da diademi,orecchini e collane in oro e pietre preziose,miniaturizzate per ornare figure tanto piccole.
Anna
Maria Luisa de' Medici.Cammeo habillé di onice Cornice in oro-Perle e
smalti sec.XVII / XVIII-Coll. priv
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I CAMMEI DI CORALLO
Testa di filosofo.Spilla con
cammeo di corallo Fine del XVIII secolo.Palermo,coll.priv
Contemporaneamente agli avvenimenti sopra citati,già da diversi secoli in Sicilia (a Trapani e Sciacca) e a Napoli (a Torre del Greco) si lavorava il corallo e con esso si realizzavano meravigliosi oggetti e parures ispirati allo stile antico.
I cammei di corallo divennero di moda,alla fine dell’800,tanto da superare quelli in calcedonio o in onice, e talvolta alle immagini degli eroi greci si sostituirono quelli del Risorgimento italiano,tra cui Mazzini e Garibaldi!
Talvolta persino Dante e Petrarca si materializzavano su un cammeo di corallo,quando l’Unità d’Italia diventò anche culturale.
Ma il cammeo tradizionale ormai perdeva importanza: se ne creavano ancora,ma non più su pietre dure, troppo costose, bensì su conchiglie.
Conchiglia
incisa con soggetto classico Fine '800 Museo di Capodimonte-Napoli
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Dalle pietre dure si rifacevano invece i sigilli,finemente incisi,con stemmi nobiliari o volti maschili dell’antichità,e venivano utilizzati dagli uomini per sigillare lettere o documenti.
Spesso si portavano appesi alla catena dell’orologio sul panciotto e ne diventavano parte integrante.
Siamo così nel ‘900.
Ormai le donne hanno scoperto i brillanti,gli smeraldi,gli zaffiri e i rubini. I cammei,come accade ancora oggi,per tutto il’900 rimangono oggetti ricercati solo dai turisti come “souvenir d’Italie”,o da qualche signora romantica presa dalla nostalgia del passato.
Oggi il cammeo non si lavora più a mano,ma con sofisticate macchine adatte ad incidere la pietra dura.
Ha perduto la grazia delle linee curve e sinuose,riproduce soggetti antichi con piglio moderno.
Ormai,è un anacronismo vivente.
Molto meglio,per gli estimatori, ammirare gli esemplari antichi, e,per i possessori, riporre in bacheca gli oggetti pervenuti ai nostri tempi dall’antichità come testimoni di un’arte che costituisce un patrimonio del tempo passato .
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