una rosa d'oro 

 

L'AVORIO 

a cura di Kate Catà

 

 

Anonimo-Marco Curzio si immola per la Patria
Scultura in avorio- XVI/XVII sec.
-Museo degli Argenti- Firenze.


 

Origine e diffusione

Va comunemente sotto il nome d’avorio un materiale che si ricava dalle zanne degli elefanti, che viene lavorato dall’uomo per farne oggetti di vario uso, dai gioielli con cui ornarsi ed ornare le donne, a suppellettili ed oggettistica per la casa.

Conosciuto e adoperato sin dall’antichità dagli Egizi, dai Greci,
dagli Indiani,dai Cinesi e dai Giapponesi,l’avorio ha avuto una considerevole diffusione nei tre continenti del mondo antico.

Tenuto conto del fatto che si ottiene solo dagli elefanti, non sarà difficile comprendere che il suo uso ha comportato una soppressione continua e sempre più ingente degli animali che lo forniscono, dei quali oggi rimane un numero esiguo tanto che ne è vietato l’abbattimento se non in casi rarissimi.

Ciò ha determinato una diminuzione enorme dell’offerta, in controtendenza con un aumento sempre più pressante della domanda che ormai interessa soprattutto l’Asia e l’Africa.

Invano sono stati cercati succedanei dell’avorio elefantino: si parla di avorio impropriamente anche quando ci si riferisce al materiale di cui sono composti i denti di altri animali,come l’ippopotamo,il cinghiale, o di cui sono fatti i corni del rinoceronte.

Anche alcuni mammiferi marini,come il capodoglio,il narvalo,o il tricheco con i suoi denti simili a zanne vengono sacrificati per sottrarre loro le ossa che forniscono una sostanza simile all’avorio.

Ma nulla è pari, per bellezza ed elasticità, all’avorio fornito dagli elefanti, neanche quello che si trova nel sottosuolo della Russia e dell’Alaska,che apparteneva ai grandi mammuth vissuti là 40.000 anni or sono,ed ora fossilizzati.

Se ne fa oggi un uso abbastanza copioso, ma esso ,dopo tanti millenni di fossilizzazione, ha sviluppato una sostanza, la “vivianite”, assente nell’avorio nuovo,che sottoposta ai raggi U.V. diventa rossa, alterando il colore dell’avorio antico di mammuth, il quale per altro si trova già di rado di colore chiaro,perché col tempo è diventato verde,nero ,blu,rossastro.

Fra tutti i materiali con cui si è tentato di sostituire l’avorio originale si annoverano l’avoriolina, l’ivorina, la plastica e il così detto avorio “vegetale”, ossia una sostanza ricavata dai durissimi semi di due tipi di palma, il “corozo” e la “dum-dum”,che in ogni modo possono servire solo per imitare i chicchi delle collane o per realizzare oggetti piccolissimi.


E' tuttavia possibile capire con relativa facilità se si tratti di avorio vero o di imitazioni del prodotto elefantino: il colore, la grana,la lucidità dell’originale non sono, anche dopo secoli,facilmente riproducibili con volgari imitazioni.




Qualche notizia storica


Tra gli oggetti del passato rinvenuti per lo più nel corso di scavi operati nel bacino del Mediterraneo,sono singolari per la forma alcuni bracciali appartenenti ad un gruppo di reperti presumibilmente risalenti al 4000 a.C. e rinvenuti a Mostagedda,in una tomba dell’Egitto predinastico . 


Bracciali in avorio-Egitto,4000 a.C.-Tombe di Mostagedda.
British Museum-Londra.


I bracciali, di cm.5,05 di diametro,potrebbero essere stati ornamento di donne o bambini,forse come oggetti di distinzione sociale o tribale.

Documenti scritti testimoniano l’uso dell’avorio in Grecia dove lo scultore Fidia realizzò magnifiche ed enormi statue delle divinità- famosa quella di Giove- in oro ed avorio(crisoelefantine) che purtroppo non sono giunte sino a noi ma di cui l’antichità era a conoscenza. 

Le donne greche e romane usavano collane,bracciali,pettini, spille, fermacapelli in avorio e sono stati rinvenuti molti oggetti di uso quotidiano,come una spilla per capelli,ritrovata nella Britannia Romana, che testimonia della diffusione dell’avorio sino ai margini del mondo mediterraneo.


Si tratta di uno spillone lungo che termina nella parte superiore con un busto di donna dal volto ilare, incoronata da una complessa acconciatura dei capelli.

L’oggetto è molto ben conservato,e appare lucido e ben polito,come fatto di recente.
L’Africa,che poteva godere direttamente dell’uso dell’avorio, usava questo materiale pur sempre per farne oggetti di pregio,come bracciali,collane, che avevano però molto spesso una funzione religiosa e sociale,perché venivano indossati per le cerimonie o in occasione di festeggiamenti. 
Spillone per capelli-I sec.
d.C.-British Museum-
Londra.


Gli oggetti erano più elaborati se chi doveva indossarli era un dignitario di alto rango o un capo-tribù e se ne sono trovati alcuni la cui manifattura spazia da alcuni secoli avanti Cristo sino ai nostri giorni.

Particolarmente ben fatti sono alcuni bracciali del Benin,in cui, tra quelli più recenti,appare il tentativo di riproporre forme mutuate dai gioielli di stile europeo. 


I bracciali,realizzati in un’epoca in cui in Europa l’avorio si lavorava in forme più semplici ma più sofisticate,sono ornati con figure in altorilievo e propongono immagini di soldati con la corazza.

Furono creati nel XVI secolo, quando il Benin,un impero dalla struttura complessa,il cui sovrano era ritenuto di origini divine, allargò il suo dominio sui territori circostanti. 

Le figure militari fanno ritenere di uso virile i due bracciali.

Un paio di bracciali in avorio del Benin,con figure in rilievo.sec.XVI d.C..
British Museum-Londra





Dall’Europa alla Sicilia


Intanto in Europa,alla fine del primo millennio, l’avorio era sfruttato per creare oggetti non solo ornamentali ma anche liturgici.

In Sicilia e in Spagna gli Arabi,che vi si erano insediati,facevano un grande uso dell’avorio che trattavano in maniera particolare,riuscendo a tagliare circolarmente le zanne degli elefanti in fogli sottili di cui poi ricoprivano cofanetti in legno che istoriavano e su cui incidevano le sure del Corano o scrivevano testi sacri.

Scatola arabo-ispanica di avorio intagliato e traforato,con
iscrizioni sui bordi.-XII sec.-Museo Nazionale-Palermo




La Chiesa,che con i potenti e i ricchi costituiva la committenza dei lavori più costosi e ricercati,richiedeva oggetti come reliquiari, pastorali, immagini della Madonna e dei Santi, crocifissi, acquasantiere.

 

La Vergine gloriosa-Valva sinistra di un dittico in avorio scolpito
XIV sec-Museo Nazionale-Palermo



I principi e i re collezionavano oggetti d’ogni genere tra cui straordinari avori preziosamente incisi.


Zanne di elefante e oggetti d’avorio inciso-XVII sec.
Castello di Rosenborg-Copenaghen.



La tendenza al collezionismo si fece più frequente dal XVI secolo in poi,anche per il desiderio di acquisire raccolte di “naturalia “ e “artificialia,ovvero di oggetti strani prodotti spontaneamente dalla natura e di oggetti originali creati dalle mani dell’uomo, che andavano a confluire nelle così dette “Wunderkammern” ossia le “Camere delle meraviglie”, che ospitavano mostri di natura e opere d’arte ricercate,perle,coralli,zanne di elefante al naturale e oggetti d’avorio abilmente lavorati.


Nessuna wunderkammer che si rispetti può escludere dalle sue raccolte gli oggetti in avorio: essi sono al contempo naturalia e artificialia,come gli oggetti di corallo, perché sono prodotti naturali da cui l’uomo ha saputo trarre vere meraviglie.

Lorenz Spengler-Oggetti in avorio torniti-XVIIIsec.
Castello di Rosenborg-Copenaghen.


Alla corte dei Re di Danimarca,nel 1600,Cristiano IV prima e poi il figlio Federico III,nonché i discendenti Federico IV e Cristiano V,non solo collezionarono una quantità incredibile di oggetti che acquistarono o ricevettero in dono durante i loro viaggi, ma si dilettarono di lavorare essi stessi l’avorio, servendosi del tornio, cosa che anche le dame della corte consideravano come passatempo prediletto.

Il Castello di Rosenborg custodisce ancora il banco da tornitore appartenuto a Sofia Maddalena,moglie di Cristiano VI.


Dalla Germania e dalle Fiandre giunge ,nei secoli di cui parliamo,sino in Sicilia una copiosa produzione di oggetti in avorio,acquisita sia dai privati che dalla Chiesa.

Dal XII al XVII secolo vengono creati oggetti di varia destinazione,come per esempio degli agorai,che erano considerati 

indispensabili componenti dei corredi delle fanciulle nobili.

Agoraio di avorio inciso e traforato-Manifattura tedesca del XVII sec
Galleria regionale della Sicilia-Palermo



Gli agorai, di grandezza variabile( dai 40 cm. circa ai 14 per i più piccoli)erano tutti minuziosamente intagliati,istoriati con immagini della vita dei santi e con gli stemmi della famiglia a cui apparteneva la damigella proprietaria dell’oggetto.

La parte superiore dell’agoraio recava i buchi per gli aghi che vi dovevano essere conservati.

Talvolta, nella produzione tedesca, ai motivi sacri si sostituivano quelli profani,specie nell’età barocca,e,ancora dopo,si predilessero quelli classici,che vennero adottati anche altrove nell’Europa.

A tal proposito, non si può fare a meno di ammirare la straordinaria opera di un anonimo maestro tedesco, autore di una scultura in avorio il cui soggetto è preso dalla storia romana.

Si tratta della singolare scultura,alta solo 57 cm., che riproduce la figura del cavaliere romano Marco Curzio,nel momento in cui egli si immola sacrificandosi per salvare Roma,e che dovette essere realizzata nella prima metà del XVII secolo.


Vuole la leggenda che ,essendo gli dei irati per l’empietà dei Romani,per volere divino si aprisse nella città di Roma una voragine in cui sprofondarono palazzi,colonne e statue del Foro, e tutta la città sarebbe a poco a poco caduta nel baratro se gli aruspici, compiute le sacre consultazioni, non avessero rivelato che l’ira degli dei si sarebbe placata solo se i Romani avessero sacrificato il più prezioso dei loro beni.

Allora Marco Curzio, un cavaliere romano considerato come il più grande eroe dei suoi tempi,rivolto ai concittadini ,dopo aver ricordato loro che il bene supremo di Roma era il valore militare,armato com’era diede di sprone al suo cavallo e con esso si gettò nell’abisso.

La storia offre una singolare conferma del mito: infatti nel 362 a.C. un terribile terremoto sconvolse il Foro romano e lo distrusse.

Il maestro tedesco autore della scultura riproduce in modo straordinario lo slancio del cavallo e del cavaliere verso il vuoto che non si fa fatica ad immaginare,mentre il volto dell’eroe esprime la rabbiosa determinazione di vincere con il proprio sacrificio le avversità che affliggono la Patria.

La scultura è ospitata dal Museo degli Argenti nel Palazzo Pitti di Firenze, e da sola vale una visita della celebre esposizione.

Altre opere minori danno dimostrazione dei tanti modi in cui in quei secoli era lavorato l’avorio.

Deliziosa appare una piccola coppa di avorio tornito e intagliato di provenienza tedesca, di cui si conosce l’autore: si tratta di Georg Burrer, operante a Stoccarda tra il 1597 e il 1627.

Su uno stelo di avorio sono montate tre sottili piastre eburnee a forma di fiore,intervallate da ornamenti a giorno. Segue una capsula ovale scannellata,poi un cerchio dentellato su cui si innalza il calice, tornito anch’esso,in tutta la sua grazia.

La piccola coppa è semplice per ornamenti, ma raffinata nella sua essenzialità.


Georg Burrer-Piccola coppa in avorio tornito e traforato-XVII sec.
Galleria Regionale della Sicilia-Palermo



Questa,come tanti altri oggetti da wunderkammer, si trovavano nel Museo di S.Martino delle Scale presso Palermo, il cui contenuto è ora stato suddiviso tra la Galleria Regionale della Sicilia e il Museo Nazionale di Palermo.

Tra le molte immagini devozionali create tra il XVII e il XVIII secolo,una ci sembra riassumere tutte quelle dedicate allo stesso soggetto:l’Immacolata Concezione in avorio,madreperla e legno tartarugato realizzata in Sicilia.

La Madonna vi appare come di consueto nella tipologia dell’Immacolata,con lo sguardo al cielo,le braccia congiunte sul seno,mentre un fitto panneggio della veste e del manto circonda armoniosamente la figura,affiancata da due piccoli angeli.

L’oggetto è di manifattura siciliana del XVII secolo, per molti riferimenti che la possono attribuire a maestranze trapanesi aduse anche a lavorare il corallo.

Immacolata Concezione-Manifattura siciliana del XVII sec.
Avorio,madreperla,legno tartarugato.-Gall.Reg.della Sicilia- Palermo



Ma tra tutte le opere in avorio giunte in Sicilia che testimoniano dell’uso fattone per soggetti relativi alla religione cattolica,certamente il più elaborato è quello che va sotto il nome di Giudizio Universale e che fu realizzato intorno al XVIII secolo.


Si tratta di una composizione costituita da una cornice in rame dorato e filigrana d’argento al centro della quale campeggia uno straordinario gruppo di minutissime figure perfettamente realizzate nella loro piccolezza che riproduce l’ipotetica visione del Giudizio Universale.

Alla sommità del gruppo sta la figura del Padreterno,circondato da angeli,più sotto vi è l’immagine della Madonna e dopo San Michele Arcangelo, che appare come la figura centrale della rappresentazione,attorniato da angeli che suonano le trombe o scacciano i demoni e da anime dannate che giungono per essere traghettate all’Inferno dalla barca di Caronte,in basso alla composizione.

Anonimo-Giudizio Universale-Manifattura siciliana(?)
XVIII sec-Gall.Reg. della Sicilia-Palermo


Altri capolavori realizzati tra la fine del Seicento e gli inizi dell’Ottocento sono,in Sicilia,i Presepi.

Il materiale di cui i maestri artigiani si servivano per creare quelle piccole ma straordinarie opere d’arte poteva essere il corallo ma anche l’avorio o ambedue i materiali messi insieme.

Presepe in avorio,corallo,argento e madreperla-Maestranze trapanesi
XVIII sec.-Museo Civico-Termini Imerese-


“Nella seconda metà del XVIII secolo, quando l’arte delle maestranze trapanesi che lavoravano il corallo cominciava a tramontare,fioriscono molte composizioni per lo più presepiali,sempre più ricche di avorio e madreperla e meno di corallo”:così afferma una studiosa dell’arte del corallo in Sicilia, Maricetta Di Natale e continua spiegando che il neoclassicismo, subentrando,assegna un posto preferenziale al bianco dell’avorio e della madreperla emarginando sempre più il rosso del corallo.

Presepe in avorio,corallo,madreperla e argento-Maestranze trapanesi-XVIII sec.
Collez.privata A.Naselli-Flores-Palermo




Dal Novecento ad oggi


Col finire del XVIII secolo e all’inizio del XIX già l’interesse per la lavorazione dell’avorio, del corallo e delle pietre dure andava diminuendo.

L’unico filone lavorativo che resisteva per l’avorio era quello riferibile agli interessi femminili.

Agorai di limitate dimensioni,oggetti posti in vendita come souvenirs,collane,braccialetti,orecchini,monili considerati di poco prezzo e di scarsa importanza avevano ancora un certo mercato.

Qualche reliquiario domestico, crocifissi, rosari,cornici:questi furono i lavori in avorio del Novecento.
L’avorio non era più di moda,almeno in Europa.

Ha continuato ad essere ricercato in Africa e in Asia, ed ora che gli elefanti sono protetti perché minacciati dall’estinzione, non si trova più neanche una collana.

Certamente i secoli d’oro dell’avorio furono quelli che vanno dal XV al XIX: allora uno straordinario modo di lavorare questo materiale eccezionale si univa ad una fiorente creatività e ad una particolare inventiva nella scelta della tipologia degli oggetti.

Oggi la maggior parte di questi oggetti è andata in disuso, né esiste più la committenza, che non sarebbe comunque più interessata a far realizzare presepi, acquasantiere,crocifissi, né ad alimentare wunderkammern per il piacere,ormai raro,del collezionismo.

Resta soltanto il godimento non del possedere, ma del vedere ed ammirare oggetti originali e perfetti nella loro rarità nelle sedi museali,che sono, poi, quelle più legittime per ospitare le opere d’arte,patrimonio comune dell’umanità.



Kate Catà.


IMMAGINI


Anonimo-Marco Curzio –Museo degli Argenti-Firenze-



Castello-museo di Rosenborg-Stanza di Cristiano V-
Coppe d’avorio tedesche e coralli italiani- Copenaghen. 

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