una rosa d'oro

 

Narrativa


 

 

IL REGALO DI  NATALE

     

 

 

  RACCONTO  DI

  CLELIA  DI  STEFANO

 

Passeggiava nervosamente su e giù, davanti alle vetrine dei negozi, aspettando le due donne che si attardavano a guardare la merce esposta per sbirciarne i prezzi, desiderose di entrare eppure incerte, consapevoli che ciò che si vendeva nelle botteghe di quella strada era troppo caro per le loro tasche, anzi, per quelle di lui che avrebbe dovuto pagare.

Sentiva su di sé gli occhi della madre e della moglie che lo guardavano come se volessero leggere sul suo volto quali intenzioni avesse, fino a quanto sarebbe stato disposto a sborsare per far loro il regalo annuale cui non sapeva sottrarsi.

Quel regalo di Natale era un peso di cui non sarebbe mai riuscito a liberarsi.

Aveva malauguratamente cominciato a farlo il primo anno in cui aveva avuto un lavoro.

 

Brent Heighton - Romantic stroll

 

All’inizio del mese di dicembre, allora, aveva avuto l’idea di dire alla moglie che, con la gratifica natalizia in arrivo, sarebbe stato felice finalmente di uscire con lei per comprarle un regalino.

 

Poco prima di Natale era tornato a casa contento per la paga ricevuta e aveva ricordato alla moglie la promessa fattale. L’aveva avvertita che il sabato successivo, di pomeriggio, se fossero stati liberi dal lavoro entrambi, sarebbero usciti per fare acquisti.

Non si era accorto, però, che dinanzi alla porta della stanza in cui si trovavano c’era sua madre, seminascosta dall’uscio, che ascoltava non vista.

 

Pellizza da Volpedo - Ritratto di mia Mamma

1890 - Torino

 

Al momento in cui il sabato erano pronti per andare, li attendeva una sorpresa. Videro che la madre di lui si era preparata per accompagnarli, vestita dei suoi abiti migliori, come per la messa della domenica.

Si guardarono negli occhi, sorpresi, ma non ebbero il coraggio di chiederle come mai avesse pensato di andare anche lei a fare acquisti che di certo non la riguardavano.

Sull’onnipresenza della suocera si erano fatti, in casa loro, tutti i discorsi possibili e parlarne ancora era ormai superfluo: tanto non avrebbe cambiato nulla di una situazione che la moglie aveva accettato liberamente quando lui le aveva chiesto di sposarlo, avvertendola però che aveva una madre, vedova e nullatenente, e che, da figlio unico, non avrebbe potuto abbandonarla. E lei aveva risposto che lo avrebbe sposato comunque.

Per fortuna, la madre era stata sino a quel momento abbastanza discreta.

Di carattere taciturno, piuttosto schiva e scontrosa per natura, non s’intrometteva mai nei loro discorsi e restava per lo più nella sua stanza quando i due coniugi tornavano a casa dal lavoro che li tratteneva fuori tutto il giorno.

Lei si occupava di tenere la casa in ordine e di preparare il pranzo e la cena, cui prendeva parte per un tacito accordo, non foss’altro perché aveva fatto la spesa  e preparato le pietanze.

 

Cafiero Filippelli - A tavola - 1925

 

Per il resto faceva vita a sé, frequentava una chiesa vicina al palazzo dove abitavano, amministrava parsimoniosamente i pochi soldi che il figlio le dava ogni mese per le sue piccole spese, dal momento  che non le era rimasta pensione del marito, morto poco dopo la nascita del loro unico bambino.

 

L’azienda in cui il marito aveva lavorato non le aveva potuto corrispondere una pensione perché lui era stato assunto solo da pochi anni.

In compenso, aveva pagato al figlio, sino al compimento del diciottesimo anno d’età, un assegno per aiutarlo a conseguire un titolo di studio.

Erano stati anni di sacrifici, in cui la vedova si era industriata a tirare avanti facendo lavori di ogni genere per sbarcare il lunario.

Poi, dopo aver finito gli studi ed aver trovato lavoro, il giovane aveva incontrato una ragazza e se ne era innamorato.

Lei era operaia in un calzaturificio di poche pretese, ma portava a casa uno stipendio che sarebbe bastato a pagare l’affitto dell’appartamento di tre vani in cui avrebbero abitato insieme, consentendo alla suocera  e alla coppia una certa indipendenza.

 

Ovviamente la madre avrebbe preferito che il figlio non si fosse sposato almeno per alcuni anni ancora.

Se avesse aspettato un po’, le avrebbe permesso di mettere qualche soldo da parte di ciò che lui guadagnava e i denari le sarebbero serviti per la vecchiaia. Ma lui era giovane e aveva fretta di farsi un nido e di avere una compagna.

 

J.Frederic Bacon - Il mattino delle nozze

 

Si erano sposati in economia: la ragazza indossava l’abito da sposa della propria madre che si era fatto aggiustare e che le stava abbastanza bene, lo sposo un abito grigio scuro acquistato nel periodo dei saldi stagionali.

Avevano festeggiato nella trattoria di uno zio di lui che aveva fatto da testimone al matrimonio e che, come regalo, aveva offerto il pranzo agli sposi e ad alcuni parenti intimi.

Non avevano potuto permettersi un viaggio di nozze.

Lo avevano rimandato a futuri tempi migliori e lo immaginavano,man mano che il tempo passava, sempre più bello.

Non osavano pensare di avere un figlio: il loro equilibrio economico era troppo precario per coinvolgere in una vita di ristrettezze una nuova creatura.

Ma Natale era vicino. Per la prima volta lui aveva un lavoro che sembrava quello definitivo. Aveva studiato e superato una dura selezione, era stato ammesso ad un posto di magazziniere in un’azienda solida che dava lavoro ad una gran quantità di persone.

La tredicesima mensilità era la prima della sua vita: come non cedere al desiderio di fare, come tutti i mariti, un piccolo dono alla moglie?

Era stato felice di vedere la sorpresa e la gioia negli occhi di lei quando glielo aveva detto.

Ed ora, improvviso, sorgeva il problema.

 

La madre era lì, in attesa, nella semioscurità del piccolo ingresso, seduta, con la borsa in grembo.

 

Umberto Boccioni

Ritratto di Sophie Papoff

 

La sua presenza silenziosa sembrava voler affermare che anche lei aveva diritto ad un dono da parte del figlio, come e forse più della moglie.

Non c’erano dubbi sul suo volto impenetrabile, sarebbe uscita con loro.

Quando li vide arrivare si alzò, rassettandosi le vesti per darsi un contegno, ma non aprì la porta di casa.

Attese che ambedue  uscissero  e che il figlio chiudesse la serratura a più mandate. Quando la nuora chiamò l’ascensore vi entrò anche lei, ma per ultima.

 

Poi furono fuori, per la strada piena di negozi illuminati ed affollati di gente che portava sacchi colmi di regali.

Dopo molte incertezze le due donne entrarono in un negozio dove erano esposti capi di vestiario femminile.

Lui attese un poco fuori, poi, quando comprese che avevano fatto le loro scelte, entrò pure lui per pagare.

La nuora aveva chiesto di indossare un abito e mentre si trovava nel camerino di prova la madre si era rivolta al figlio, come per rassicurarlo.

-Per me -disse- prenderò un golfino e una gonna, costano meno di un abito, potrò alternarli a quelli che ho, sono più pratici.-

Il giovane non rispose, un po’ perché non sapeva cosa dire, ma più perché pensava che  avrebbe dovuto spendere dei soldi che non aveva previsto.

Certo, gli faceva pena quella donna di mezza età a cui nessuno sicuramente avrebbe fatto un dono se non lui che era l’unico parente.

Tuttavia sentiva dentro di sé il disappunto di non potersi sottrarre alle attese di lei a cui non aveva certo promesso un regalo.

 

La madre fu più svelta a scegliere, portò i capi che aveva provato alla cassa, avvertì la cassiera che a pagare avrebbe provveduto il figlio quando anche la nuora avesse scelto il suo abito e restò in attesa, guardando la merce esposta negli stands, toccando le stoffe, osservando i modelli, sbirciando i cartellini dei prezzi. Finalmente erano usciti, la moglie raggiante lo aveva ringraziato, la madre non aveva detto una parola.

Ormai il figlio non provava più rabbia. Si era rassegnato e aveva capito che, in  fondo, la madre aveva fatto tante rinunce per lui, per farlo crescere e per farlo studiare.

Lui era l’unico scopo della vita di lei, che non avrebbe potuto attendere se non dal figlio un dono per Natale.

 

Vide, e se ne meravigliò, che uscendo dal negozio le due donne parlavano fitto tra loro, che la moglie, più alta di statura, si chinava verso la suocera e le diceva qualcosa all’orecchio.

 

Leopoldo Presas - Motherhood

 

All’improvviso si fermarono e la nuora fece uno strano gesto: prese la mano  della madre di suo marito e se la mise sul ventre.

Quella, con un’immediatezza che il figlio non le conosceva, abbracciò la giovane donna e si volse commossa e visibilmente turbata verso di lui.

-Grazie -gli disse- grazie del più bel regalo di Natale che mi abbiate mai fatto!-

Lui restò perplesso un istante: la madre per il regalo di Natale non lo aveva mai ringraziato.

Poi guardò la moglie e negli occhi le vide come un sorriso che non arrivava alle labbra, quasi un timore, l’attesa di un rimprovero.

E capì che quell’anno a Natale ci sarebbe stato un regalo molto speciale anche per lui.

 

Albert Chevallier Tayler - Albero di Natale

 

 

Clelia Di Stefano

(Kate Catà)